Multitasking: difetto o virtù?

Federica Tuseo
Federica Tuseohttp://ildigitale.it
Federica Tuseo. Classe 1994. Redattrice. Nomade digitale, alla costante ricerca di novità e sempre pronta a partire per girare il mondo, raccontando storie di vita vissuta. Una laurea triennale in Lingue e culture moderne ed una magistrale in Media, comunicazione digitale e giornalismo. Web, startup e innovazione sono i suoi orizzonti di ricerca.
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I “supertaskers” – soggetti capaci di svolgere più di un’attività contemporaneamente in maniera efficace, rappresentano una percentuale minima della popolazione mondiale. Secondo una ricerca pubblicata dalla rivista Nature, si conferma che solo il 2,5 per cento degli utilizzatori di tecnologie siano in grado di fare più cose insieme. Tutti gli altri possono anche pensare di saper lavorare in “multitasking”, ma in realtà stanno solo spostando velocemente la propria attenzione da un obiettivo all’altro. Pro e contro del multitasking Basti pensare a quanto è difficile a volte rispondere ad una mail, mentre si parla al telefono o a quanto sia difficile scrivere, leggere e ascoltare contemporaneamente. In realtà siamo in grado di compiere alcune “task” insieme senza troppa fatica, è il caso di attività “automatiche”, quali pulire o fare attività fisica, che non ci impediscono ad esempio di guardare la tv o ascoltare la musica. È evidente invece che attività diverse e impegnative, come guidare e scrivere un sms in contemporanea, sono operazioni che per una persona nella norma possono portare invece a risultati disastrosi. Identikit di un supertasker Per studiare le menti dei supertaskers e capire al meglio il segreto che si cela dietro queste loro incredibili capacità di “multiprocessualità”, il neuroscienziato della UCSF Omar Al-Hashimi e i suoi colleghi hanno esaminato il modo in cui il cervello di alcune persone supera l’accumularsi di più attività. In breve studiano come i supertaskers riescono abilmente a cambiare corsia cerebrale e in qualche modo a trovare una via d’uscita. Hanno usato il videogioco NeuroRacer, in cui i giocatori eseguono singole attività e poi lavorano a compiti multi-componente. Come funziona? I giocatori devono tenere una macchina all’interno di una casella bersaglio mentre rispondono anche a vari segnali stradali; i segnali aumentano di numero man mano che il gioco diventa più difficile. La sensazione di dover fronteggiare più stimoli contemporaneamente si ha un nome: si chiama “bottlenerck”. Come affrontare il bottleneck? Qui intendiamo per “bottleneck” la sensazione che ognuno di noi ha nel momento in cui bisogna affrontare più attività in breve tempo e ci si sente come sovrastati, sommersi, costretti come un liquido nel “collo di una bottiglia”. Per ridurre questo effetto ci sono alcune tattiche emerse dagli studi sui supertaskers. Ecco le 4 tattiche vincenti per allenarsi al multitasking produttivo:

  • Redundancy reduction”: se bisogna compiere due attività affini, non focalizzarsi su queste come attività separate, ma considerarle come un’unica attività o meglio come unico flusso produttivo. Ad esempio se devi riaccompagnare un amico a casa e fare la spesa nello stesso quartiere, è consigliabile non concentrarsi su ognuna delle azioni come se fosse a sé stante, ma considerarle come una singola attività, cioè camminare nella stessa zona della città.
  • Cognitive flexibility”: è possibile integrare le attività nell’elenco delle cose da fare. Ad esempio una tipica cena di famiglia dove la madre mentre cuoce l’arrosto, mette i piatti nel lavello e tiene d’occhio l’orario, riesce ad integrare alle sue azioni anche le frequenti domande della figlia, che interviene mentre lei si adopera per preparare la cena. È importante essere flessibile e andare avanti e indietro tra più cose senza essere ossessionato dal completamento di ogni azione precedente.
  • Rhythm”: dare un certo ritmo alle proprie azioni, non facendo una cosa alla volta, ma iniziando e fermandosi quando necessario. L’esempio della cucina qui è nuovamente calzante. Scegliere una casseruola, metterci le verdure e inserirla nel forno. Poi fermarsi per parlare e mettere i piatti sporchi nel lavello. Nuovamente ritornare a controllare le verdure e aggiungere pollo e spezie, e così via.
  • Feedback”: è l’elemento più importante del processo cognitivo. Senza la consapevolezza di un certo risultato raggiunto, anche se parziale, l’azione si interromperebbe. Senza feedback, è come se il cervello perdesse traccia dei propri risultati. È come nel caso di un giocoliere che, pur lasciando andare le sue mani in maniera meccanica e inconscia, ha necessità di toccare una pallina per poi lanciarla e passare alla successiva. Non bisogna dare per scontato che il cervello stia aggiornando le informazioni mentre si va avanti. È importante dare un feedback locale – fermarsi e pensare a ciò che si è appena fatto e a come questo influisce su ciò che c’è da fare dopo. Oltre a questo riscontro a breve termine, farsi le domande giuste e considerare il feedback globale, dando enfasi a tutte le attività della giornata, consentono di avere una prospettiva futura e di conseguenza portare ad un miglioramento.

Queste tattiche si riconfermano efficaci durante lo svolgimento delle mansioni lavorative, in particolare quelle legate al mondo digitale dove il ritmo è sempre più frenetico. Allenarsi ad ottenere un buon livello di multitasking è sicuramente una carta vincente nella gestione delle proprie attività. Federica Tuseo

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