Nessun uomo è un’isola, la vita è meravigliosa e vale la pena salvarla ad ogni costo

Silvia Buffo
Silvia Buffo
Silvia Buffo, 1985, giornalista. Ha fondato e dirige Il Digitale. Formazione classica e filologica, un dottorato di ricerca in Letteratura italiana, sui legami tra scrittura e nuovi media. “La bellezza è promessa di felicità” è il suo motto, che ha delicatamente rubato a Stendhal.
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Una fiaccolata per tenere alta l’attenzione sul dramma delle famiglie di Aldo Revello e Antonio Voinea, i velisti dispersi dal 2 maggio nell’Oceano Atlantico. È quasi un mese che tutti attendono il lieto fine: una nave in transito che li scorga su una zattera di salvataggio. È la notizia che tutti aspettano, le famiglie, gli amici e tutta la comunità dei velisti, e non solo, che si è stretta attorno ad Aldo e Antonio e che negli ultimi 28 giorni ha dimostrato una solidarietà senza eguali verso la vicenda, attraverso il sostegno psicologico, l’affetto donato senza misura alle famiglie ma sopratutto attraverso il grande spirito di iniziativa dimostrato. Davvero l’appello è arrivato ovunque, negli stadi, sui social media, nelle piazze, in televisione, alla stampa, alle agenzie di viaggi, alle ambasciate, alle autorità italiane e portoghesi, al nostro Presidente della Repubblica, ad altri velisti che come Aldo e Antonio stanno esplorando quel tratto di oceano, fino ai più piccoli e sperduti lidi di pescatori. Tutti li cercano e tutti aspettano di vederli tornare in qualche modo.

“Aiutaci a rendere possibile l’impossibile”

Ovunque arriva questa eco immensa, che grida il nome di Aldo e Antonio nel tentativo di riportarli a casa sani e salvi e di accoglierli in un unico grande abbraccio. E non si arresta. L’attenzione rimane alta e nessuno li abbandona, ogni giorno questo abbraccio attorno ai due velisti si fa sempre più grande e ancora una volta si rinnoverà in una nuova iniziativa, quella della fiaccolata del 2 giugno a La Spezia, alle ore 20:45, partendo da p.zza del Mercato per le 21:00, con le seguenti tappe: C.so Cavour- Via Chiodo- P.zza Verdi- Via Veneto- P.zza Europa- Via Tommaso Campanella- Largo Michele Fiorillo – Molo Italia, fino ad arrivare al faro rosso. Un appuntamento da non perdere per chi potrà esserci. Ma qual è il vero significato di questo evento? Questo nuovo appello ci ricorda che non solo sono importanti Aldo e Antonio, ma è importante amare e rispettare la vita di chiunque e che vale la pena salvarla ad ogni costo. In un mondo sempre più cinico e distaccato, questa vicenda al di là del suo reale destino ancora tutto da scrivere, ha già un lieto fine: ci dimostra che l’empatia e l’amore fra gli esseri umani non sono del tutto estinti, ci ricorda che forse questa società ha ancora un’etica e che è rimasta “umana”. Ma c’è qualcosa di ancora più grande: la capacità e la forza interiore di non abbandonare ciò in cui crediamo, anche se tutto vorrebbe scoraggiarci e demoralizzarci. Pensiamoci, quanto è raro al giorno d’oggi il coraggio di continuare ad avere fede? Il coraggio di credere. Eppure in questo momento migliaia di persone questa forza non l’abbandonano. Perché non stanno smettendo di avere fede. Così la storia di Aldo e Antonio, alla ricerca del suo lieto fine, assume un risvolto spirituale o quanto meno di profonda riflessione.

“Nessun uomo è un’isola”…

Tutti siamo invitati a partecipare alla fiaccolata per chiedere ancora una volta la ripresa delle ricerche di Aldo e Antonio dispersi dal 2 maggio. Riportarli a casa non è utopia, la storia del navigatore Fogar, ritrovato su una zattera di salvataggio dopo oltre 70 giorni, ci dimostra quanto ciò sia ancora probabile ed è per questo che, se solo ci fosse una possibilità su un milione non dobbiamo abbandonarla, perché, come scriveva John Donne, “nessun uomo è un’isola” e se la campana suonerà anche solo per una persona, l’umanità si sentirebbe comunque più povera. Proprio di quell’uno qualsiasi ed uno fra tanti, dell’unicità di quella persona lì. Una vita è una vita. E vale quanto l’universo. Non è un fatto di numeri. E forse questi versi, seppur tradotti dalla poesia originale, raccontano bene la sensazione che molti di noi, così fiduciosi nel ritorno a casa di Aldo e Antonio, possiamo provare: «Nessun uomo è un’isola, completo in se stesso. Ogni uomo è un pezzo del continente, una parte del tutto. Se anche solo una zolla venisse lavata via dal mare, la terra si inaridirebbe, come se le mancasse un promontorio, come se venisse a mancare la casa dei tuoi amici, o la tua stessa casa. La morte di qualsiasi uomo mi impoverirebbe, perché io sono parte dell’umanità. E dunque non chiedere mai per chi suona la campana: suona per te».

Restituire il calore di “casa” ai velisti dispersi è il dono più grande che possiamo farci

Un ritratto del velista Aldo Revello con sua figlia.

A tutti, proprio a tutti, mancano i due velisti, per quello che rappresentano, e per quello che le loro vite ci suggeriscono: la semplicità, l’amore per il mare, l’amore per la vita, lo spirito libero e la lealtà che le loro storie raccontano. Storie che ci sembrano così tangibili e familiari, sentendoci come loro, e come se potesse capitare anche a noi quello che è successo, proprio perché così assurdo e inspiegabile da poter colpire chiunque senza alcun margine di prevedibilità. Ma vogliamo ricordare il sentimento di una persona ancora più vicina e motivata a provare quest’enorme mancanza, quello di una mamma. E magari possiamo metterci al suo posto anche solo per un attimo. Queste le parole di Maria Gisella Catalano, madre di Aldo Revello, che due giorni fa sono state da lei condivise sui social, quasi a cercare ulteriore sostegno, che però non basta mai. Come potremmo ignorarle?

Prima che questa giornata finisca, prima che questo 28 diventi 29, voglio ricordare l’ultima volta che ho sentito la voce di Aldo, mio figlio, era il 28 di aprile e la telefonata è durata 27 minuti e 48 secondi. Ci siamo detti tantissime cose, era contento, anzi felice e lo ero anche io e ci siamo lasciati certi di vederci presto e dicendoci: ti voglio bene. La voglio risentire la sua voce. Voglio ancora dirgli e sentirmi dire: ti voglio bene. La vogliamo risentire la sua voce perché accanto a me c’è suo padre e sua sorella e suo cognato e suo nipote e il cane il gatto e gli zii, i cugini e un mondo di amici… e a 300 km c’è Rosa e le sue bambine e di nuovo il cane e il gatto e suoceri e cognati e nipoti e un altro mondo di amici. Aldo riesci a sentire quanto bene ti vogliamo? Riesci a ritrovare la strada di casa? Tornate ragazzi. Tornate. Vi prego“.

 

Cos’altro fare davanti a queste parole? Solo continuare a credere nell’impossibile.

  di Silvia Buffo  

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