sabato, 18 Gennaio 2025
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Espianto di organi su detenuti vivi: l’orrore dei medici cinesi

I ricercatori di uno studio accademico, riportato dal Wall Street Journal, hanno documentato 71 casi di espianto di organi in Cina su detenuti ancora in vita e condannati a morte.

Michela Sacchetti
Michela Sacchetti
Intuitiva, con un occhio attento alla realtà e alla sua evoluzione, attraverso una lente di irrinunciabile positività. Vede sempre nella difficoltà un’occasione preziosa per migliorarsi da cogliere con entusiasmo.

Diversi casi di espianto di organi sono stati documentati in Cina dal 1980 al 2015, mostrando come questa rappresenti una prassi da non poter essere ricondotta a un episodio isolato. Sarebbero 71 i casi registrati, in cui i chirurghi cinesi hanno violato le regole sulla donazione dopo la morte, ma si presume che siano molti di più.

Lo studio accademico che ha trattato questo tema è stato pubblicato il 4 aprile scorso sulla rivista scientifica American Journal of Transplantation. Secondo uno dei ricercatori il decesso cerebrale si sarebbe verificato dopo l’espianto dell’organo e proprio quest’ultimo avrebbe causato il decesso.

Pechino nega queste pratiche dell’orrore mentre lo studio scientifico lascia intendere che si attuino anche in tempi recenti.

Espianto di organi: “Non un caso isolato, deve essere una politica”

espianto di organi_cina

Lo studio accademico, condotto dall’israeliano Jacob Lavee, chirurgo e direttore dei trapianti dell’ospedale Sheba Medical Center di Tel Aviv, e dall’australiano Matthew Robertson, esperto del Victims of Communism Memorial Foundation, ha analizzato 125.000 pratiche di donazione e documentato 71 di violazione della norma internazionale sulle donazioni da parte di chirurghi cinesi.

La regola proibisce l’espianto di organi da una persona non dichiarata ufficialmente morta, o in morte cerebrale oppure non consenziente.

I casi riportati in 35 anni in 35 ospedali diversi, di 33 città appartenenti a 15 province cinesi, secondo quanto dichiarato dal professor Lavee al giornale israeliano Haaretz news, proverebbero come:

Non si tratta di casi isolati o temporanei. Deve essere una politica.

La Cina riconosce le regole sull’espianto dopo la morte, ma in diversi di questi casi documentati non risulta abbia condotto i test necessari per verificare il decesso cerebrale.

In 71 documenti abbiamo trovato prove chiare ed inequivocabili che la morte cerebrale non è stata determinata prima che l’espianto di organi avesse inizio.

Espianto di organi: le prime inchieste

Fu nel 1988 che un giornale di Hong Kong, il South China Morning Post, si occupò per la prima volta di casi di espianti avvenuti nell’ospedale di Canton. In seguito diversi sono stati gli studi e le inchieste giornaliste da parte di diverse testate come Abc e Bbc.

Dalle storie e dai documenti raccolti è emersa una pratica ammessa grande difficoltà e poi bandita ufficialmente nel 2015. Il rapporto di una ong asiatica, pubblicato nel 1994, ha riportato la versione di un poliziotto che spiega alcuni particolari raccapriccianti:

Se c’era da prelevare gli occhi i condannati venivano uccisi con un proiettile al cuore se, invece, si vuole prelevare il cuore il detenuto riceve una pallottola in testa.

Pare che negli anni i detenuti messi a morte abbiano fornito circa il 65% degli organi usati. Questo spinse anche gli stranieri a cercare in Cina gli organi da comprare per un trapianto.

Espianto di organi: le polemiche sull’Oms

I due ricercatori Lavee e Robertson ritengono che l’Organizzazione Mondiale della Sanità abbia frenato l’indignazione contro tali pratiche per via della partnership della suddetta con la Cina.

L’Oms avrebbe chiesto consigli ai chirurghi cinesi che si occupano di trapianti per istituire una task force sul traffico di organi, inserendoli nel comitato. Di conseguenza anche la loro precedente ricerca sul prelievo forzato di organi sarebbe stata attaccata dall’organizzazione.

Leggi anche: “Mai un bambino potrà varcare la soglia del carcere”: la proposta di legge

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Michela Sacchetti
Michela Sacchetti
Intuitiva, con un occhio attento alla realtà e alla sua evoluzione, attraverso una lente di irrinunciabile positività. Vede sempre nella difficoltà un’occasione preziosa per migliorarsi da cogliere con entusiasmo.

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