La Corte Suprema degli Usa, con un pronunciamento storico, ha revocato la sentenza Roe vs Wade del 1973 sul diritto all’aborto. Ora i singoli Stati saranno liberi di applicare le leggi in materia e potranno decidere se consentire gli aborti, vietarli sempre o in alcuni casi.
L’intenzione dei giudici, annullando i precedenti sui quali si basa da 49 anni la legalità dell’aborto, e di far tornare la questione alla decisione politica e legislativa.
Pochi minuti dopo la sentenza è scoppiata la protesta fuori dalla Corte e i manifestanti, con il trascorrere del tempo, stanno aumentando sempre di più, mentre un gruppo di anti-abortisti ha iniziato ad abbracciarsi ed esultare.
Diritto all’aborto: ora torna reato praticarlo
Ad appoggiare la sentenza, secondo la quale la Costituzione non garantisce il diritto all’aborto e che ribadisce che “l’autorità di regolare l’aborto torna al popolo ed ai rappresentanti eletti”, è stata la maggioranza conservatrice della Corte Suprema con sei voti a favore (tra i giudici nominati dall’ex presidente, Donald Trump, durante il suo mandato) e tre contrari.
In pratica negli Usa si torna all’epoca in cui l’aborto era considerato reato in alcuni Stati e non poteva essere praticato neanche nei casi di incesto, stupro o malformazioni.
L’ex presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha così commenta su Twitter la sentenza:
La Corte Suprema non solo ha annullato quasi 50 anni di precedenti, ma ha relegato la decisione più intensamente personale che qualcuno possa pendere ai capricci di politici e ideologi: (sono state) attaccate le libertà fondamentali di milioni di americani.
Mentre il giudice della maggioranza, Samuel Alito, ha scritto:
La Roe è stata sbagliata in modo eclatante sin dall’inizio. La sua argomentazione era eccezionalmente debole e ha avuto dannose conseguenze.
E piuttosto che portare a un accordo nazionale sulla questione dell’aborto, ha infiammato il dibattito ed aumentato le divisioni.
Occorre ribadire che la decisione della Corte non significa vi sia ora una legge nazionale a stabilire il divieto all’aborto. Spetterà al Congresso decidere, secondo le cui previsioni è costituito, sia alla Camera che al Senato, da una maggioranza di repubblicani anti-abortisti.
Affinché vi sia una legge sarà necessaria la maggioranza alla Camera e almeno 60 voti al Senato, oltre alla firma del presidente degli Stati Uniti, Biden, il quale pur essendo cattolico non è favorevole nel negare i diritti alle donne.
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