Secondo l’ultima perizia disposta in incidente probatorio dal gip di Vicenza e firmata dal medico legale Antonello Cirnelli e dall’oncologo Valter Bortolussi nell’ambito dell’inchiesta per omicidio colposo, il medico di base, che il 26 maggio 2021 ha trattato l’ematoma di Michele Merlo come uno strappo muscolare, avrebbe potuto salvargli la vita.
Come riporta Il Corriere del Veneto il cantante ed ex concorrente di Amici e X Factor, morto per una leucemia fulminante a Bologna il 6 giugno 2021, si sarebbe potuto salvare tra il 79 e l’86% con una corretta diagnosi del dottore, il quale avrebbe dovuto comprendere che l’ematoma alla gamba era il sintomo della malattia.
Da parte però del padre di Merlo, pur al corrente della cosa, non vi è nessuna rabbia o recriminazione, anzi continua ad avere lo stesso medico di base, seppur indagato.
Michele Merlo, il padre non prova rabbia per il medico indagato
Con le opportune analisi del sangue, il vasto ematoma di Michele Merlo poteva non essere scambiato per uno strappo ma come manifestazione del tumore che stava intaccando le cellule. Secondo i periti il cantante poteva sopravvivere, pur non potendolo sostenere con assoluta certezza.
L’unico indagato per omicidio colposo è il medico di base con studio a Rosà (Vicenza), Vitaliano Pantaleo.
Domenico Merlo però non è arrabbiato con lui. Ecco come si è espresso al riguardo, intervistato da Il Corriere della Sera:
Non sono arrabbiato, basti sapere che è tutt’ora il mio medico di base. L’ho visto anche l’altro giorno per delle impegnative, ma di Michele non abbiamo più parlato. Se sono arrabbiato è invece con il sistema sanitario che non funziona più, bisogna rivolgersi al privato.
Vitaliano è il più bravo e disponibile medico in quel centro di Rosà con cui io combatto da cinque anni perché non funziona come dovrebbe.
Non è quel dottore il problema, ma la sanità veneta e nazionale che non funzionano per niente, siamo ridotti ai minimi termini: i tagli, gli ambulatori pieni, gli ospedali trattati come aziende che devono creare utili quando invece devono salvare vite. La morte di Michele è figlia di tutto questo.
Michele Merlo: giustizia e contraddizioni nella perizia
D’altra parte Domenico non rinuncia a volere giustizia per la morte del figlio, Michele Merlo, specificando che non si tratti di una questione economica:
Mio figlio purtroppo non me lo restituisce più nessuno e non è certo una questione di soldi, di risarcimenti.
Non pretendo niente da nessuno, sia chiaro. Lo faccio solo perché voglio giustizia. Solo questo.
Inoltre pur consapevole che ci sia stata una negligenza medica, ha notato un’incongruenza nella perizia:
Non ancora, ma lo farò presto. Da quello che ho potuto sapere, ritengo quelle conclusioni una contraddizione in termini.
Sì perché, anche se la negligenza medica è acclarata, anche se, avevano già sostenuto i medici nominati dalla procura di Bologna, con terapie iniziate subito Michele avrebbe potuto salvarsi con possibilità sopra il 70 per cento, nella perizia non è dato per certo il nesso causale tra la diagnosi e la morte.
Per me è una contraddizione. Non rimane che attendere l’udienza davanti al gip, a fine mese.
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