Totoministri: per la premier in pectore Giorgia Meloni questi sono giorni difficili. Trovare la quadra con gli alleati di Centrodestra sulla futura formazione di Governo è tutt’altro che semplice, anche perché le anime della coalizione non sembrano andare sempre molto d’accordo. Fatto, questo, che rende molto complicata la vita della leader di FdI, che invece vorrebbe chiudere presto e avere un Governo nel pieno delle sue funzioni prima del 25 ottobre in modo da affrontare i dossier più urgenti (uno su tutti, il caro energia).
Negli ultimi giorni è partito ovviamente il classico “totoministri”, con la canonica sfilza di nomi ancora tutti da studiare e ponderare. I nodi si concentrano soprattutto sui cinque ministeri chiave: Economia, Interni, Esteri, Difesa e Giustizia. Quel che Giorgia Meloni immagina è un mix di politici e di tecnici: l’idea è di affidare otto poltrone al suo partito e quattro ciascuno agli alleati di Lega e FI. Ecco i nomi in pole.
Totoministri: otto poltrone a Fdi, quattro ciascuno agli alleati di Centrodestra
Sui nomi dei prossimi ministri, a rendere la trattativa particolarmente ostica per Giorgia Meloni è senza dubbio la Lega. Matteo Salvini vuole per il Carroccio la guida dell’Aisi, Interno, Infrastrutture, Affari Regionali e Agricoltura. Posto, quest’ultimo, che potrebbe occupare il Capitano stesso dopo aver rinunciato a fatica al tanto agognato Viminale, per cui però il suo nome sarebbe stato troppo “divisivo” (e Giorgia Meloni lo sa bene).
Ma c’è pure l’ipotesi che Salvini possa “accontentarsi” degli Affari Regionali, “rubando” il posto ai leghisti Erika Stefani e Roberto Calderoli, dati per favoriti per la poltrona. Si tratterebbe infatti di un Ministero strategico per promuovere l’autonomia differenziata, uno degli obiettivi più cari alla Lega.
Sul Viminale ha messo gli occhi anche Silvio Berlusconi che, pur non sbilanciandosi con veti sul nome di Salvini, ci vedrebbe bene il coordinatore unico nazionale di Forza Italia Antonio Tajani, il quale, se non dovesse spuntarla, potrebbe pure essere dirottato agli Esteri o alla Difesa. Un Ministero, quest’ultimo, a cui puntano pure i meloniani Adolfo Urso e Guido Crosetto, in corsa anche per il Mise, e l’ambasciatore italiano in Pakistan Stefano Pontecorvo.
Stando ai retroscena, tra i nomi in corsa per gli Esteri ci sarebbero quello del capo del Dis Elisabetta Belloni e dell’ex ambasciatore negli Usa Giulio Terzi di Sant’Agata, senatore di FdI nella prossima legislatura.
Ai Rapporti con il Parlamento il nome in pole è quello del presidente di Noi con l’Italia Maurizio Lupi, mentre il meloniano Raffaele Fitto vuole gli Affari regionali (anche se esiste ancora la possibilità di vederlo agli Esteri). A far parte della squadra di Governo ci sarà quasi sicuramente pure il deputato di FdI Fabio Rampelli: rimane da vedere se alle Infrastrutture, alla Cultura o al Welfare.
Per la Giustizia, la Lega propone il nome di Giulia Bongiorno, FdI quello di Carlo Nordio, mentre Silvio Berlusconi vorrebbe alla Salute o alla Famiglia Licia Ronzulli. Uno dei ministeri più urgenti su cui decidere (dato che il titolare si troverà ad affrontare la delicatissima crisi dovuta al caro bollette) è quello dell’Economia, una poltrona su cui Giorgia Meloni vuole a tutti i costi far sedere Fabio Panetta, attualmente nel board della Bce, un esperto senza casacca che potrebbe avere pure l’appoggio del Colle. Ma per il Tesoro si pensa pure a Domenico Siniscalco, già ministro nei governi Berlusconi.
Totoministri: il nodo della presidenza delle Camere
La formazione della futura squadra di Governo dovrà passare attraverso lo step obbligato della scelta della presidenza delle Camere che, come ha fatto notare un dirigente di FdI, “vale due Ministeri”. Montecitorio dovrebbe andare alla Lega: Salvini vorrebbe per questo ruolo Giancarlo Giorgetti o Riccardo Molinari.
L’ipotesi in circolo è che Meloni voglia lasciare uno dei due rami del Parlamento all’opposizione, una prassi tipicamente primo-repubblicana, ma tale scenario è fortemente osteggiato da Berlusconi. Se nei giorni scorsi, infatti, per la presidenza del Senato si era fatto il nome del cofondatore di FdI Ignazio La Russa, adesso non è chiaro se Giorgia Meloni sceglierà di reclamare lo scettro di Palazzo Madama per il suo partito o se lo cederà a Forza Italia, magari al Cav stesso o alla sua fidata Anna Maria Bernini. Quel che è sicuro, invece, è che la necessità in questa fase è quella di stemperare il clima e cercare di far contenti tutti. Sarà davvero possibile?
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