Per il reddito di cittadinanza si prospetta per il momento una stretta soft. Non ci sarà un’abolizione del sussidio ma un percorso a esaurimento per i percettori abili al lavoro. Claudio Durigon, sottosegretario al Lavoro, che nel 2019 ricopriva per il governo Conte lo stesso ruolo, parla di “décalage e sistema che incentivi le persone a lavorare”.
All’epoca del primo incarico Durigon ha raccontato al Corriere della Sera che il Movimento 5 Stelle ha avuto piena autonomia nello stabilire i criteri del reddito di cittadinanza. Ha poi aggiunto:
Il sussidio non può essere a vita. Va fissato un termine oltre il quale non si può andare, un po’ come con la Naspi.
Un percorso ragionevole che prevede, dopo i primi 18 mesi di Reddito, che si possa andare avanti al massimo per altri due anni e mezzo, ma con un décalage.
Reddito di cittadinanza: come funzionerà
Al momento i percettori del Reddito di cittadinanza possono avere il sussidio fino a quando non trovano un lavoro. Con la modifica che intende avviare il Governo si interverrà proprio sulla durata: non più un sussidio illimitato con una durata massima.
Se dopo i primi 18 mesi la persona non ha trovato occupazione viene sospesa dal sussidio e inserita per sei mesi in un percorso attivo di politiche del lavoro. Si tratta di corsi di formazione adatti al profilo e alle richieste delle aziende, che, secondo quanto affermato dalla premier Giorgia Meloni, potrà essere retribuito ricorrendo al Fondo sociale europeo. Se però trascorsi sei mesi la persona è ancora senza lavoro, può ottenere di nuovo il reddito di cittadinanza, ma solo per sei mesi e decurtato del 25%.
Passato questo periodo si prevedono ulteriori corsi di formazione e una nuova sospensione di sei mesi al termine dei quali si potrà richiedere per l’ultima volta il Reddito di cittadinanza, con una nuova decurtazione del 25%, che sosterrà la persona per altri sei mesi.
Inoltre un aspetto importante a variare riguarda la decadenza che avviene solo rifiutando una sola offerta di lavoro.
Quanto risparmierà lo stato?
Le sospensioni di sei mesi sono richieste fatte dalla Lega per finanziare la riforma pensioni e in particolare, la tanto agognata quota 102. Con la stretta si andranno a risparmiare almeno 3 miliardi, fa sapere Durigon, su una spesa dagli 8 miliardi l’anno, che aggiunge:
Già in partenza, con la sospensione e il taglio del 25% del sussidio, circa 1,2 miliardi, senza contare i risparmi con i controlli.
Magari per rafforzare gli interventi verso i veri poveri e poi per introdurre Quota 41, cioè la possibilità di andare in pensione dopo 41 anni di lavoro.
I soggetti nel mirino delle nuove linee sul Reddito di cittadinanza sono attualmente tutti i 660mila percettori, tenuti a sottoscrivere il Patto di lavoro, ossia sono pronti a rientrare nelle politiche attive.
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