Oggi, 5 dicembre è la data, stabilita dalle Nazioni Unite, per celebrare ogni anno la Giornata internazionale del volontariato per lo sviluppo economico e sociale. Così l’Onu ha voluto sensibilizzare gli Stati membri sull’importanza della solidarietà, stimolando così un gran numero di persone a offrire supporto e servizio.
Durante la pandemia da Covid-19 è emersa a chiare lettere l’importanza dell’aiuto reciproco. In quel periodo storico, il ruolo dei volontari ha fatto la differenza, continuando a garantire servizi di prima necessità. Lo scopo di istituire una Giornata mondiale è quello di riconoscere il tempo e il lavoro di quanti offrono le loro energie per aiutare il prossimo, in tutto il mondo. Non è un caso che Bergamo sarà la prima capitale del volontariato 2022.
Il tema di quest’anno
“Solidarity through volunteering” (Solidarietà attraverso il volontariato): questo il tema scelto dal programma Volontari delle Nazioni unite (UNV) per celebrare la Giornata internazionale del volontariato nel 2022. Secondo l’UNV, che coordina ogni anno la giornata del 5 dicembre:
Il futuro del nostro pianeta, dobbiamo agire insieme e dobbiamo agire ora. Questa non è un’era in cui stare da soli, ma insieme, come uno, solidali gli uni con gli altri.
I numeri del volontariato
In Europa le attività non profit sono in continua crescita. Vediamo quache dato:
- Secondo i dati riportati da Salamon e Sokolowski nella loro ricerca sul terzo settore europeo del 2018, sono 29,1 milioni le persone che operano nel settore, il 55% dei quali (quindi oltre 16 milioni) a titolo gratuito.
- 7 milioni danno il proprio contributo attraverso le attività organizzate da enti del terzo settore (volontariato formale). I restanti 9 milioni sostengono comunità, amici o familiari in modo diretto e informale.
- Eurostat, con la EU-SILC ad-hoc module del 2015, ha evidenziato come la propensione a fare volontariato sia strettamente legata al livello di istruzione.
- Anche l’età incide sul fenomeno: la fascia dai 65 ai 74 anni è quella che rappresenta le persone con maggiore propensione a svolgere attività di volontariato sia formale (21,3%) che informale (23,9%).
- A fare volontariato sono soprattutto le donne, 55,4% impegnate maggiormente in attività di volontariato informale (spesso con la famiglia), mentre gli uomini (44,6%) sono più attivi nel volontariato formale e organizzato.
- Le organizzazioni di volontariato sono attive soprattutto nei settori più tradizionali come assistenza sociale e protezione civile e sanità, mentre le Onlus sono particolarmente presenti nella cooperazione internazionale.
- La maggiore propensione alle attività di volontariato si riscontra nei paesi del Nord Europa: Paesi Bassi, Norvegia, Finlandia e Svezia. Agli ultimi posti, invece, troviamo Malta e Cipro e poco più su, i paesi dell’Est Europa (Romania, Bulgaria e Ungheria).
- L’85,7% delle istituzioni non profit opera senza dipendenti, mentre la quota di istituzioni con almeno 10 dipendenti è pari solo al 3,7%.
La situazione in Italia
Secondo i dati delle ultime rivelazioni Istat, al 31 dicembre 2020 le istituzioni non profit attive in Italia erano oltre 360 mila con un totale di 870 mila dipendenti. Nonostante a partire dal 2018 siano cresciute maggiormente nel Mezzogiorno, presentano ancora una distribuzione territoriale concentrata al Nord, dove è attivo oltre il 50% delle organizzazioni, rispetto al 22,2% del Centro, al 18,2% e al 9,4% rispettivamente al Sud e nelle Isole.
La geografia territoriale emerge anche prendendo in considerazione il numero di dipendenti: il 57,2% è occupato nelle regioni del Nord rispetto al 20,0% che lavora nelle istituzioni non profit del sud e delle isole).
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