Si torna a a parlare della strage di Erba e, inevitabilmente, delle due persone che la giustizia ritiene responsabili di quella carneficina: Olindo Romano e la moglie Rosa Bazzi. Il primo è stato condannato all’ergastolo (con sentenza definitiva della Cassazione) in concorso con la consorte per aver ucciso nel dicembre 2006 in via Armando Diaz Raffaela Castagna, il figlio Youssef Marzouk, la madre Paola Galli e la vicina di casa Valeria Cherubini. Il marito di quest’ultima, Mario Frigerio, fu l’unico che riuscì a scamparla.
A sedici anni da quei terribili accadimenti, i due continuano a proclamarsi innocenti. E, nel farlo, si appellano ai numerosi punti oscuri che costellano la vicenda. Luci e ombre analizzate a più riprese in questi lunghissimi anni, ma che non hanno mai davvero dimostrato la loro innocenza.
Olindo Romano dal carcere: “Ho visto Rosa prima di Natale, dopo 16 anni voglio la verità”
Olindo Romano dopo sedici anni vuole la verità. Quella verità che, a suo dire, nonostante il tempo ancora nessuno ha trovato. L’uomo ha parlato dal carcere di Opera, dove è attualmente recluso, per respingere di nuovo ogni accusa ai suoi danni:
Ho visto Rosa prima di Natale, dopo 16 anni è l’ora della verità. C’erano stati dei litigi, ma non per questo siamo assassini. Ci sono nuove prove e un testimone: bisogna indagare sullo spaccio, non so perché non sia stata approfondita questa pista. Continuo a pensare che sia stato più semplice incastrare due persone come noi non sveglissime e inconsapevoli di quello che ci stava piombando addosso.
“Mi capita di ripensare a quei giorni e a come ci hanno abbindolato e preso in giro, tanto che solo quando ci hanno portato al Bassone (casa circondariale di Como) ci siamo accorti che i sospettati eravamoi noi. Da allora tutto è assurdo e continua ad essere irreale”, ha continuato l’uomo. Poi, sulla quotidianità vissuta in carcere, Olindo ha raccontato: “In cella la vita è sempre quella, nulla di nuovo. Per passare un po’ il tempo continuo a lavorare in cucina, per il resto sto senza far niente tutto il giorno, spesso in compagnia di qualche altro detenuto costretto come me in questo carcere”.
I legali di Olindo Romano preparano una richiesta di revisione del processo: “Nuove prove e un testimone chiave”
Olindo Romano sa che una parte non indifferente dell’opinione pubblica è pronta a mettere in dubbio la sua colpevolezza. E non si tratta più soltanto del suo avvocato Fabio Schembri, “sempre convinto della mia innocenza e di quella di Rosa”. Ora il legale “non è più l’unico, grazie a Dio, a credere che io e mia moglie non abbiamo commesso la strage di Erba”.
Proprio Schembri, assieme ai colleghi Nico D’Ascola, Luisa Bordeaux e Patrizia Morello, sta ora lavorando a una richiesta di revisione del processo alla luce di “nuove prove e un testimone chiave”.
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