Il 31 ottobre esce nei cinema Comandante, film di Edoardo De Angelis che vede come protagonista Pierfrancesco Favino nel ruolo di Salvatore Todaro, comandante di sommergibile che, nella Seconda Guerra Mondiale, contravvenendo agli ordini, ha salvato dal naufragio gli uomini che lo avevano attaccato.
L’attore e produttore, inarrestabile e sempre impegnato sul set, in una recente intervista al Corriere della Sera, si è lasciato andare ad alcune riflessioni affrontando il tema dell’omosessualità, con cui si è personalmente confrontato.
Pierfrancesco Favino e il suo rapporto con l’omosessualità
Pierfrancesco Favino parlando dell’omosessualità è consapevole di come le nuove generazioni siano più aperte e fluide. Di fronte a un’emozione per una persona dello stesso sesso non si turbano, come è capitato a lui stesso tanti anni fa. Ecco cosa ha dichiarato al riguardo, parlando della sua prima e unica esperienza omosessuale:
Non fu nulla di carnale. Un uomo più grande di me mi corteggiava, e io ho voluto togliermi un dubbio sulla mia sessualità, per non portarmelo dentro tutta la vita.
L’ho sciolto, ho capito che omosessuale non lo ero.
Ha poi chiarito la differenza dei tempi attuali rispetto a quelli passati, soffermandosi sul mondo dello spettacolo:
Era un tempo in cui se sentivi un’emozione per un uomo ti chiedevi cosa avevi di sbagliato; adesso per le nuove generazioni è tutto più semplice.
Nello spettacolo l’omosessualità è sempre stata presente, io stesso ho lavorato con Ronconi e Ferrero, e anche la fluidità è sempre esistita.
Non si tratta, però, della prima volta in cui Favino parla della sua esperienza omosessuale. Nel 2010 affronta per la prima volta l’argomento, rivelando così alla rivista Riders Italia Magazine: “Una volta ci ho provato, ero un ragazzino, anzi, è stato lui a provarci con me. Ma non è stata un’esperienza esaltante. Stavo in quella fase in cui volevo capire che cosa desideravo dalla vita. Avevo paura di essere qualcosa di diverso rispetto a quello che ero e non volevo portarmi il dubbio per tutta la vita. Essere felice dovrebbe essere consentito a tutti”.
Pierfrancesco Favino: una carriera inarrestabile
Pierfrancesco Favino, dopo essersi diplomato presso l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico, inizia la sua carriera come attore di teatro ma è con il cinema e la televisione che raggiunge la popolarità. Oggi ha deciso di dedicarsi solo al grande schermo, spiegandone il perché:
Perché non faccio più fiction? Perché mi sono reso conto che si stava prendendo in giro il pubblico, e il pubblico per noi è sacro.
Le cose vanno fatte bene, non tirate via.
Favino ha all’attivo ruoli importanti per i quali ha ricevuto premi come tre David di Donatello, tre Ciack d’Oro, cinque Nastri d’argento, due Globi d’oro e una Coppa Volpi, alla Mostra del Cinema di Venezia. Tra le sue performance come attore ricordiamo: il Libanese, capo carismatico della feroce banda della Magliana nel pluripremiato Romanzo Criminale, il comandante Olivetti in Angeli e demoni fino al compagno gay di Luca Argentero in Saturno Contro di Ferzan Ozpetek, passando per Baciami ancora, L’ultimo bacio e A casa tutti bene. Questi sono solo alcuni nomi dell’interminabile lista di pellicole interpretate dall’attore.
Tra i suoi film più recenti ci sono: Hammamet di Gianni Amelio, in cui interpreta la controversa figura di Bettino Craxi, Padrenostro di Claudio Nove e il biografico Colibrì di Francesca Archibugi, basato sull’omonimo romanzo di Sandro Veronesi. Per entrare nel personaggio e nei diversi ruoli Favino ingrassa o dimagrisce, a seconda delle esigenze del copione. Nel suo ultimo film, Comandante, ha raccontato di essere dimagrito 9 chili mentre per altri è arrivato a ingrassare di 22.
Favino dal 2003 è legato sentimentalmente all’attrice Anna Ferzetti, dalla quale ha avuto due figlie: Greta e Lea, che hanno rispettivamente 17 e 11 anni.