Esiste un dispositivo medico che funziona come una macchina del caffè in grado di curare il cancro. A svilupparla è la start-up Digi.Bio con sede ad Amsterdam, che, grazie alla sua équipe di scienziati, programmatori e ingegneri, sfrutta la microfluidica e l’intelligenza artificiale.
Ecco cosa afferma il suo fondatore Federico Muffatto a Il Gazzettino: “Attraverso questo apparecchio siamo in grado di guardare come il sistema immunitario attacca il cancro, permettendo ai medici di individuare subito la migliore terapia per i propri pazienti”.
Cosa può fare il dispositivo simile a una macchinetta del caffè sviluppato da Digi.Bio?
Digi.Bio è stata fondata dal biotecnologo e ricercatore mirinese Federico Muffatto. Da sempre appassionato al mondo della ricerca, dopo la laurea in Biotecnologie all’Università di Padova nel 2011, ha svolto un tirocinio in Olanda dove ha poi fondato la sua start-up: “In questi anni ho avuto la possibilità di lavorare con ricercatori di altre università, creando tante relazioni in ambito internazionale in grado di allargare il mio network, fino alla fondazione di Digi.Bio”.
Con alcuni suoi collaboratori, Federico Muffatto ha sviluppato un macchinario che porta il nome di One Cell e ha lo stesso meccanismo di una macchinetta del caffè, in questo caso in grado di aiutare gli oncologi nelle diagnosi:
Come una macchina dell’espresso con il nostro macchinario sulla scrivania del medico, il professionista potrà capire velocemente se la terapia scelta è sicura ed efficace per il paziente, riuscendo a valutarne l’effetto clinico.
Senza questo apparecchio ci vorrebbero settimane di lavoro, mentre grazie a noi solo un giorno è sufficiente.
Invece di testare 100 terapie all’anno se ne potrebbero realizzare 1000 e forse di più.
Dal 2017 proseguiamo su questa strada, tanta ricerca sviluppo, e tanto lavoro, ma ci abbiamo creduto.
Come funziona One Cell che sfrutta l’intelligenza artificiale?
Digi.Bio è ormai una realtà nel mondo della biologia digitale e il suo macchinario One Cell usa l’intelligenza artificiale per “estrapolare la terapia più corretta per il paziente”:
Attraverso questo apparecchio siamo in grado di guardare come il sistema immunitario attacca il cancro.
Lavoriamo con il sangue del paziente e, guardandolo dall’esterno, osserviamo come si comportano i globuli bianchi mentre attaccano la malattia.
Attraverso l’intelligenza artificiale, poi, valutiamo se la terapia scelta funzioni o meno.
Perché Digi.Bio migliora la vita dei pazienti? Continua il fondatore della start-up, Federico Muffatto:
Oggi la medicina ha fatto passi in avanti incredibili nella cura contro il cancro, ma moltissime terapie sono molto costose.
L’Italia è fiore all’occhiello a livello mondiale in questo campo, soprattutto nelle terapie cellulari ingegnerizzate e sono efficaci all’80% nell’eliminazione del tumore, ma la mortalità rimane elevata, perché i pazienti arrivano ormai stremati dopo sedute di terapia.
Con One Cell invece verifichiamo subito se la terapia scelta per un determinato paziente sia quella giusta, evitando i numerosi cicli di chemio.
Quali sono gli obiettivi per il futuro?
Dall’inizio del 2018 Digi.Bio ha stretto una partnership con il colosso farmaceutico Merck ed è stata selezionata tra 400 startup per partecipare al Merck Accelerator Program. Quali sono i prossimi passi? Continua Muffatto: “Adesso stiamo collaborando con l’Università di Amsterdam e lavoriamo in questa direzione. Vogliamo immettere One Cell nel mercato europeo“.
Leggi anche: Cos’è, come funziona e come agisce il martello pneumatico antitumorale