Pasquale Mario Bacco è il medico legale che in Italia è diventato un punto di riferimento contro l’informazione mainstream sul Covid. Il professore, impegnato nella docenza di diversi corsi di laurea, scuole di specializzazione e master universitari, è uno studioso di virus da oltre 30 anni, in particolare esperto di HIV e virus oncologici.
Oggi è coautore del libro L’Odio. Dentro il dolore delle emergenze, edito da Santelli, insieme a Giuliano Castellino, leader dell’estrema destra, con un’introduzione a cura di Vittorio Sgarbi e la postfazione dell’Avvocato Carlo Taormina.
Abbiamo dialogato con Pasquale Mario Bacco per fare il punto sulle nuove consapevolezze da tenerci strette post-pandemia, per provare a orientarci, attraverso la forza del confronto, verso la variante di “verità” più onesta e con meno compromessi possibili.
Ascoltare è la soluzione di tutti i conflitti. L’intervista a Pasquale Mario Bacco
L’odio, perché avete scelto una parola così radicale per il titolo dell’ultimo libro, per lo più da associare al concetto di dolore e di emergenza?
L’odio e il dolore rappresentano due dei sentimenti che più hanno attraversato la storia in questi ultimi anni. Abbiamo iniziato con la tragedia della pandemia, che ha scatenato un conflitto sociale inimmaginabile, che ancora dura e abbiamo proseguito con le crisi ambientali e le guerre a cui ci siamo già tremendamente abituati. Ma l’odio ha solo perso la vergogna di mostrarsi, si è smascherato e si è appropriato dell’orgoglio di esserci. Le emergenze e i conflitti rivelano l’egoismo e la ferocia di noi umani. L’uomo si mostra senza filtri solo davanti al pericolo.
All’interno della sua narrazione, protagonisti sono i concetti di “verità” e “menzogna”. Può spiegare questa dicotomia alla base dei processi di informazione attuali?
Oggi abbiamo un’incredibile emergenza di informazione. Mai come adesso ognuno manipola la notizia a proprio piacimento. Lo stesso evento è descritto in maniera completamente diversa. Alla base c’è sempre un interesse politico e questo ci fa capire davvero come la politica, che sia destra o sinistra, non abbia nessun rispetto per la persona in quanto tale e come sia facile nascondere la verità.
Abbiamo bisogno di giornalisti liberi, coraggiosi, capaci. Quello che sta succedendo in Rai è emblematico. Ormai nell’informazione fa carriera solo chi è capace di essere servo del potere. Si badi bene però che la politica può fare questo perché dall’altra parte trova troppo facilmente uomini in vendita.
Contro il concetto di “menzogna”, e alla messa in pratica di questo, si sarebbe sollevato con resistenza il cosiddetto “popolo del dissenso”. Quali sono le caratteristiche di questa gente e, ad oggi, cosa è riuscita a ottenere?
Questi anni sono serviti ad abbattere i luoghi comuni che hanno disegnato per decenni la società e i rapporti umani dandone un’immagine dopata. Faccio degli esempi: tutte le mamme amano i figli e non è vero, così come, ancora di meno, il contrario.
La famiglia è il luogo più sicuro e accogliente e da medico legale dico che è proprio il contrario: in famiglia ci si uccide anche più ferocemente. Finalmente abbiamo delegittimato Ippocrate e i medici tutti angeli, il volersi bene a prescindere, il siamo tutti uguali e l’obbligo di frequentarsi per forza. E questo ha ancora più valore perché capita nell’epoca del politicamente corretto a tutti i costi.
Cosa rappresentano per la democrazia in Italia green pass e obbligo vaccinale?
Rappresentano una enorme occasione persa. Io penso che oggi, guardando tutto a distanza di tempo, possiamo dire che chiunque in quel momento fosse stato costretto a decidere probabilmente avrebbe fatto le stesse scelte dei vari Speranza, Conte e altri.
Il grande enorme problema è come è stato spiegato, quella che era una scelta per garantire la salute di tutti è stata vista come un obbligo senza dare nessuna spiegazione e soprattutto colpendo chi voleva anche solo semplicemente capire ed essersi spiegato, e anche confrontarsi. La democrazia ne è uscita a pezzi con un’enorme frattura sociale che ancora oggi paghiamo e viviamo.
Dunque, “L’andrà tutto bene” faceva parte delle “menzogne”?
In una pandemia mondiale non può andare tutto bene. Purtroppo, in questi casi c’è sempre un prezzo da pagare in termini di vite umane e discriminazione. Era uno spot, un inno al coraggio, un modo come un altro per farsi coraggio. Era una menzogna, una delle tante di quel periodo. Era una bugia soprattutto perché in quel momento nessuno sapeva davvero cosa fare e come sarebbe andata a finire. Il messaggio era chiaro: “State buoni, non ci date altre cose a cui pensare e soprattutto fate tutto quello che diciamo che andrà tutto bene“. “Andrà tutto bene” è stato l’alter ego di Tachipirina e vigile attesa, hanno ucciso entrambe.
L’emergenza sanitaria come è stata strumentalizzata a livello politico?
Terribilmente strumentalizzata, come tutto, del resto. È diventato uno dei tanti argomenti con cui attaccare, offendere e mortificare l’avversario politico. Io ricordo quando riempivamo le piazze con migliaia di persone, di quante fazioni politiche si avvicinavano per tentare di sfruttare quel dolore.
La politica ha rubato sulle mascherine, sui vaccini, sulle vergognose retribuzioni ai medici vaccinatori, sulle nomine fatte sottobanco, sulle verità nascoste. L’emergenza sanitaria come strada per essere eletti: basti pensare che c’è gente che è stata votata solo perché prometteva quantomeno una commissione sul Covid e una volta eletta è stata proprio quella gente che l’ha affossata.
Qual è oggi il nuovo Covid, il nuovo attentato contro il senso di giustizia? La guerra o altro?
Le guerre sono un attentato alla dignità dell’uomo, alla sacralità della vita umana. Tutti noi dovremmo indignarci di fronte a migliaia e migliaia di innocenti che muoiono e soffrono per decisione di pochi altri. Non abbiamo più pietà di niente.
Guardi, la pandemia Covid non ha solo smascherato la capacità di manipolarci da parte di poteri forti come le case farmaceutiche o l’organizzazione mondiale della sanità, il Covid ha messo anche in evidenza l’egoismo di tutti noi, la nostra indifferenza al dolore e alle sofferenze altrui. Se cadiamo nel gioco della colpa è sempre degli altri, facciamo lo stesso teatrino squallido di destra e sinistra che invece di affrontare e risolvere, passano il tempo ad accusarsi.
Come nasce la collaborazione con Giuliano Castellino?
Castellino ha fatto errori, ha pagato e forse pagherà ancora. Io Giuliano lo definisco una occasione mancata, perché quando lo si conosce, si comprende quanto sia diverso dall’immagine che lui stesso ha creato. In realtà è un uomo con cui è piacevolissimo confrontarsi e spesso da lui si impara anche. Da quando l’ho conosciuto si è instaurata una grande amicizia e grande stima. Io, Castellino e tutti noi abbiamo idee e convinzioni, le sue sono state spietate, imprigionandolo in una vita di conflitti e privazioni di libertà. Nel libro Castellino per la prima volta parla di sé e, leggendolo, non si può non constatarne quantomeno la coerenza.
Sgarbi sostiene che insieme a Castellino avete pagato drammaticamente le vostre posizioni. In che modo e come vi difendete?
Vittorio Sgarbi, nella prefazione, scrive anche che ogni persona può essere giudicata, ma prima deve poter parlare. Molto bello è anche quello che Carlo Taormina trasmette nella postfazione, quando sottolinea come sia importante avere l’umiltà di guardarsi negli occhi e dirsi la verità. Io e Giuliano ci difendiamo proprio così, parlando e confrontandoci con tutti senza risparmiarci e senza paura. Ascoltare e cercare di comprendere l’altro è la soluzione di tutti i conflitti. Se ci siamo riusciti io e Castellino, ce la può fare chiunque.
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