Addio al giornalista Franco Di Mare. A dare la notizia per prima, qualche ora fa, è stata l’agenzia ADNKRONOS, e poi a seguire tutte le altre agenzie nazionali. L’ex inviato di guerra e conduttore Tv aveva rivelato, durante un collegamento con “Che tempo che fa”, condotto da Fabio Fazio sul Nove, di essere affetto da un mesotelioma pleurico, una forma di tumore molto aggressiva.
Franco era noto per il suo impegno professionale, umano, e per la sua lunga carriera in programmi televisivi Rai, come “Unomattina” e “La vita in diretta”.
La carriera di Franco di Mare
Franco di Mare, nato nel 1953, ha dimostrato fin da subito un’innata passione per l’informazione e la comunicazione. Dopo la laurea in Scienze Politiche, negli anni ‘70 inizia a muovere i primi passi nel mondo del giornalismo, distinguendosi fin da subito nel panorama italiano, grazie a uno stile personalissimo nel raccontare la verità e nell’indagare le questioni ritenute maggiormente spinose.
Dagli anni ’80 inizia a lavorare per varie testate giornalistiche, come l’Unità e come corrispondente per Aga e Radiocor. Nel 1983 diventa giornalista professionista e lavora come redattore ordinario per l’Unità a Roma, diventando inviato speciale e caporedattore. Qui emerge la sua integrità professionale e la sua capacità di analisi.
Sarà, però, con la televisione e con trasmissioni di approfondimento e talk show, che diviene un punto di riferimento, familiare a milioni di telespettatori. A caratterizzare il suo giornalismo è una spiccata sensibilità, tale da renderlo amato non solo dai colleghi ma anche dai protagonisti delle sue narrazioni.
Franco di Mare e il mestiere del giornalista: informare, denunciare e raccontare
Franco Di Mare ha segnato il panorama giornalistico italiano sia come inviato di guerra sia per il suo lavoro come conduttore televisivo. Per molti anni ha lavorato come inviato speciale in zone di conflitto, lavorando nella redazione esteri del TG2, coprendo le guerre nei Balcani e in Medio Oriente, e facendo reportage da zone calde come l’Africa e l’America centrale. Alla domanda sul perché un giornalista dovrebbe rischiare la vita andando nelle zone di guerra Di Mare rispondeva così, come riportato da sky tg24:
Si incontra bella gente al di là delle bombe, del rischio che corri, c’è anche solidarietà tra i colleghi e tra le persone che incontri appunto per caso.
In Kosovo, in un orfanotrofio su cui si era abbattuta una bomba, il giornalista ha conosciuto Stella, una bambina che ha poi adottato, e che gli è rimasta accanto fino agli ultimi giorni di vita.
In televisione, poi, ha portato il suo stile e la sua integrità nei programmi che ha condotto, sempre alla ricerca della verità e con un profondo senso di giustizia. Informare quindi, senza timore di mostrare la realtà dei fatti e raccontando le storie, sempre con impegno, passione e umanità. Ha condotto “Unomattina Estate” e “Sabato e domenica”. Nel 2019 è diventato vicedirettore di Rai 1 e nel 2020 direttore generale del giorno di Rai 3.
Che esempio lascia ai giovani
Le generazioni più giovani, che vogliono intraprendere la strada del giornalismo, possono trovare in Franco Di Mare un esempio virtuoso. Al centro, nel lavoro del giornalista, non vi erano le storie da raccontare ma le persone.
Alle generazioni future di giornalisti, Franco lascia le sue battaglie per i diritti civili, per la libertà di stampa e in difesa dei più deboli. Il suo è un esempio di come il giornalismo possa essere considerato non solo una professione ma una missione di vita.
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