Siamo davvero in grado di parlare con gli animali? Secondo alcuni scienziati la risposta è affermativa ed è stato messo da poco in palio un premio di 10 milioni di dollari per chi riesce nell’impresa grazie all’uso dell’intelligenza artificiale.
A riportarlo è il “The Guardian” e tale iniziativa prende il nome di Coller Dolittle Challenge for Interspecies Two-Way Communication. Organizzata dalla Jeremy Coller Foundation e da un team di ricerca dell’Università di Tel Aviv, ecco cosa afferma il presidente della fondazione: “Proprio come la Stele di Rosetta ha svelato i segreti dei geroglifici, sono convinto che l’intelligenza artificiale possa davvero aiutarci nella conversazione tra le specie“.
Ma in cosa consiste il premio? Chi riesce a conversare con gli animali, come accennato poco sopra, si aggiudicherà 10 milioni di dollari, se deciderà di optare per un investimento in titoli azionari, o 500.000 dollari come premio in denaro.
Ma non è questa l’unica ricompensa. Infatti, vi sarà anche un premio annuale pari a 100.000 dollari per chi aiuterà i ricercatori coinvolti nel trovare “modelli e algoritmi scientificamente rigorosi nel campo di una comunicazione con organismi non umani fino al raggiungimento di quella interspecie”.
Qual è l’obiettivo della Jeremy Coller Foundation?
Le iscrizioni per il premio chiudono il 31 e l’obiettivo sia della Jeremy Coller Foundation sia del team dell’Università di Tel Aviv è quello di dare vita a un sistema in cui gli animali non si rendano conto di comunicare effettivamente con gli esseri umani, modello molto simile a quello al test di Turing per l’AI.
Il team dell’Università di Tel Aviv spiega ancora che il premio avrà importanti sviluppi per il futuro: gli scienziati potranno comprendere a fondo la senzienza delle specie ― la loro capacità di provare emozioni e sentimenti ― e fornire sostegno per i diritti degli animali.
Perché il premio potrebbe avere una portata rivoluzionaria per gli umani e animali?
Il team di ricerca dell’Università di Tel Aviv afferma che alcuni ricercatori hanno recentemente sviluppato algoritmi per studiare e comprendere gli stridii dei pipistrelli quando litigano tra loro. O ancora altri sono stati utilizzati per comprendere le emozioni dei maiali dal loro tipo di grugnito e gli squittii dei roditori quando sono agitati.
Ecco cosa ha affermato Yossi Yovel, presidente del Premio Coller Dolittle, professore presso l’Università di Tel Aviv e coautore dello studio sugli stridii dei pipistrelli: “Negli ultimi anni, la comprensione da parte della comunità scientifica dei modelli di comunicazione degli organismi non umani ha fatto passi da gigante […] Siamo aperti alla comprensione di qualsiasi organismo, dalla comunicazione acustica nelle balene alla comunicazione tra i vermi”.
Si mostra d’accordo con il professor Yovel, Peter Gabriel, cantante, compositore, produttore discografico ed ex membro dei Genesis, che ha contribuito all’istituzione del premio in denaro: “Quando ho suonato con le scimmie bonobo, sono rimasto sbalordito dalla loro intelligenza e dalla loro musicalità. Sono felice che ci siano scienziati ora impegnati sia a comprendere la loro comunicazione che i modi attraverso i quali potremmo iniziare una comunicazione interspecie significativa”.
Il legame tra la comunicazione umana-animale grazie all’AI
Nonostante l’idea alla base del premio abbia, almeno sulla carta, una portata rivoluzionaria, alcuni esperti sono scettici sulle potenzialità dell’AI nel riuscire a costruire un ponte di comunicazione tra gli umani e gli animali.
Questo è il parere di Robert Seyfarth,professore emerito di psicologia all’Università della Pennsylvania: “Penso che nessuna programmazione realizzata con intelligenza artificiale possa sostituire una conoscenza dettagliata e a lungo termine della società in cui gli animali comunicano. Per scoprire il significato del grugnito di un babbuino o del fischio di un delfino, senza conoscere il contesto sociale, ci vogliono anni“.
Si mostra, invece, fiduciosa Clara Mancini, professoressa di interazione animale-computer della britannica Open University: “In caso di successo, a mio avviso, questo sarebbe uno dei risultati umani più utili resi possibili da questa tecnologia in rapido sviluppo. Qui, la vera domanda è se saremo disposti ad ascoltare veramente ciò che gli animali hanno da dire e concedere loro i diritti fondamentali che dovrebbero essergli riconosciuti”.
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