Il Roma Pride compie 30 anni. Oggi, è percepito e visto nel mondo come una festa ma, forse, non tutti sanno che nasce da un evento drammatico accaduto nel 1969 a New York: i moti di Stonewall Inn. Per saperne di più sulle origini dell’evento e sul suo significato attuale abbiamo intervistato Mario Colamarino, Presidente del Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli e portavoce del Roma Pride.
Vedremo, inoltre, per cosa si sta maggiormente lottando, dalla disabilità ai diritti dei figli delle famiglie arcobaleno, e cosa sta accadendo in relazione al Governo Meloni, per poi entrare nel vivo degli appuntamenti fino alla grande parata che quest’anno vedrà come madrina Annalisa.
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Tutto sul Pride di ieri e di oggi, l’intervista a Mario Colamarino
Cosa accadde in quella catartica notte del 27 giugno 1969?
La notte del 27 giugno del 1969, dopo l’ennesima vessazione da parte della polizia di New York contro la comunità gay che frequentava il bar “Stonewall Inn”, un gruppo di transessuali del Greenwich Village decide di ribellarsi. Una vera e propria rivolta che coinvolge la gran parte delle persone omosessuali, presenti in Christopher street, e che dura qualche giorno.
La prima a iniziare la protesta, lanciando una bottiglia contro un poliziotto, fu Sylvia Rivera, la donna transessuale divenuta il simbolo della nascita del Movimento di Liberazione Omosessuale. Da quei fatti nasce la consapevolezza di essere una comunità. Abbiamo capito che dovevamo far valere i nostri diritti, lottare insieme, essere visibili e uniti.
Quali sono state le tappe principali del cammino del Movimento di Liberazione Omosessuale da Stonewall ad oggi?
Sono stati fatti tanti passi in avanti. Gli anni Settanta sono stati il periodo della liberazione sessuale e dei costumi. Gli anni Ottanta della lotta all’AIDS, molte persone sono morte anche in Italia. Nel 1983 nasce il Circolo Mario Mieli a Roma, si cercava di fronteggiare questa grave epidemia che viene subito associata alla comunità gay facendo molti danni al livello di comunicazione. Nel 1994 nasce il primo Pride italiano, il Roma Pride. Vi partecipano circa diecimila persone. Negli anni Duemila facciamo i primi tentativi di far approvare una legge sulle unioni civili in Italia, ma non vanno a buon fine. Ci riusciamo nel 2016.
Qual è lo stato attuale dei diritti della comunità LGBT+ in Italia?
La comunità LGBT+ è sotto attacco in Italia, soprattutto da quando si è insediato il Governo Meloni. Siamo stati presi di mira come target per fini elettorali. La comunità LGBT è stata associata alla GPA (la gestazione per altri), richiesta invece nel 90% dei casi da coppie etero, le famiglie arcobaleno accusate di andare a comprare figli in giro per il mondo, alle persone trans sono negati alcuni farmaci, usati soprattutto dalle giovani generazioni. Si tratta di un attacco sistematico di una destra oscurantista.
Siamo ostracizzati e messi da parte. Basti pensare che, quest’anno per la seconda volta, il governatore della Regione Lazio, Rocca, non ha dato il patrocinio al Roma Pride dopo tanti anni che l’aveva ricevuto. È una vergogna, ma ce ne faremo una ragione. Valiamo di più di un patrocinio. C’è molto da fare, non ci fermeranno.
Quali sono i diritti più urgenti da conquistare nei prossimi anni?
Una priorità, nell’immediato, è regolarizzare i figli già nati nelle famiglie arcobaleno perché sono figli “senza diritti”. Dobbiamo riuscire ad avere il matrimonio egualitario, le adozioni per i single e per le coppie dello stesso sesso. Consentire alla comunità transgender un maggiore riconoscimento nella società e maggiori possibilità nel mondo del lavoro, che è uno dei più grandi problemi. L’incremento dei fondi per le case rifugio e i centri antidiscriminazione. L’incremento dei fondi e dei programmi per la lotta all’HIV e alle malattie infettive.
Finalmente la PrEP (profilassi pre-esposizione) è diventata rimborsabile, un valido strumento di prevenzione associato al preservativo, ma bisogna spingere di più per avere sempre meno casi di persone sieropositive. Infine, avere una buona legge contro l’omolesbobitransfobia, affinché si renda più aspra la legge Mancino anche per gli “hate crimes” per l’orientamento sessuale.
Proprio di recente, un ragazzo è stato picchiato nella metropolitana di Roma, perché era gay, da un uomo che ha saltato il binario e gli ha dato un pugno. Questa persona ha ricevuto come pena soltanto una multa da cinquecento euro, invece di finire qualche mese in carcere proprio perché la legge è molto blanda sul tema dell’omolesbobitransfobia.
Che cos’è il Roma Pride?
Il Roma Pride è considerato, oggi, un grande evento. Ha un programma molto complesso, ricco di feste e incontri culturali. Mantiene, comunque, la sua carica rivoluzionaria originaria perché noi siamo rivoluzionari e anticonformisti per natura. Andiamo contro la norma etero diretta e, in qualche modo, questo fa paura. Portiamo in piazza i nostri corpi quel giorno ma anche tutto l’anno.
1994 / 2024, trent’anni di Roma Pride. Qual è il programma del grande evento?
Abbiamo iniziato il primo giugno e andremo avanti fino al 15 giugno con la “Pride Croisette” al Parco delle Terme di Caracalla a Roma, dove ci sarà un grande villaggio del Pride con tanti spettacoli, dibattiti e mostre. La sera si mangerà e si ballerà fino a tardi, dalle 18:00 alle 2:00. Un grande spazio per tutti e tutte.
Il 15 giugno, alle 15:00, a Piazza della Repubblica, la grande parata con la madrina, Annalisa. Il percorso sarà quello tradizionale fino ad arrivare al Colosseo. Quest’anno il finale sarà una sorpresa. La sera del 15 giugno ci sarà a Capannelle, all’interno di Rock In Roma, il party ufficiale: “Rock In Pride”, la grande festa con tanti ospiti speciali.
Roma Pride è organizzato dal Circolo Mario Mieli di cui sei Presidente. Qual è la tua mission?
Riuscire a dare risposte e servizi alla comunità LGBT+ anche in prossimità. Così come mi occupo di grandi eventi con artisti e personaggi del mondo della cultura, nazionali ed internazionali, è fondamentale per me il rapporto che ho con chi entra al circolo perché non riesce a trovare un lavoro, ha difficoltà economiche o problemi di salute mentale. Devono sapere che sono un punto di riferimento per loro e sono disponibile ad ascoltare, aiutare, dare una mano laddove serve. Il mondo delle persone che vengono al Circolo Mario Mieli è vasto e ci occupiamo di tante cose diverse.
Dal 2023 Roma Pride è partner del Disability Pride Network. In che modo vi state occupando anche dei diritti delle persone con disabilità?
Il tema dell’accessibilità è fondamentale. Al Circolo Mario Mieli abbiamo creato un gruppo che si occupa di rendere gli eventi e le iniziative più aperte alla comunità delle persone con disabilità. Durante il villaggio del Roma Pride e durante la parata ci saranno delle accortezze che renderanno gli spazi più accessibili a tutti e a tutte. Non è facile, è un percorso che si fa gradualmente. Non ci sono solo barriere architettoniche ma di vario genere che creano delle differenze. Lavoriamo imparando gli uni dagli altri e cercando di creare un percorso che possa funzionare per tutti.
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