Come funziona la stimolazione magnetica transcranica per curare l’ansia e i traumi

Combattere l'ansia e lo stress è possibile grazie alla Stimolazione Magnetica Transcranica: ecco come funziona e perché potrebbe cambiare la vita dei pazienti.

Ilaria De Santis
Ilaria De Santis
Classe 1998. Esperta in Editoria e scrittura, è molto attenta ai dettagli, scrive poesie e canzoni ed è appassionata di musica, serie TV e sceneggiatura. “In tristitia hilaris, in hilaritate tristis”.
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Combattere l’ansia e lo stress si può grazie alla TMS, Stimolazione Magnetica Transcranica, ossia la neurostimolazione in grado di scongiurare reazioni di allarme corporee associate alla memoria traumatica.

Come riporta “ANSA” a dirlo è il nuovo studio del team di ricerca coordinato da Benedetto Sacchetti del Dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Torino e Raffaella Ricci del Dipartimento di Psicologia dell’Università di Torino, pubblicato sulla rivista scientifica “eLife”.

Ma cosa afferma la ricerca? Nel cervello, dopo un’esperienza traumatica, si crea il ricordo di tale episodio che include la rappresentazione di ciò che è successo e il valore emotivo associato all’evento. Quest’ultima si manifesta con reazioni tipiche del corpo come il battito cardiaco accelerato e sudorazione, innescando in chi li prova panico e paura.

Ecco invece che la Stimolazione Magnetica Transcranica, applicata alla parte mediale della corteccia prefrontale anteriore in alcuni pazienti ha rimodulato l’attività di aree cerebrali con un metodologia non invasiva.

Quali sono i risultati della ricerca sulla stimolazione magnetica transcranica?

I ricercatori hanno analizzato l’azione della TMS sulla corteccia prefrontale anteriore una settimana dopo che i partecipanti hanno avvertito il pericolo di uno stimolo.

Dopo neurostimolazione con questa particolare metodologia veniva presentato nuovamente lo stimolo sovversivo e il risultato è stato sorprendente: il gruppo a cui è stata posta sotto sorveglianza la corteccia prefrontale anteriore, presentava risposte corporee molto meno allarmanti rispetto a quelle del gruppo sottoposto a stimolazione placebo.

Inoltre, la diversa modalità con cui sono state date le risposte emotive ― i partecipanti hanno provato meno ansia e stress in una condizione di pericolo ― è rimasta intatta anche su lungo termine, senza che fosse praticata ancora la neurostimolazione.

Cosa ha rivelato uno dei ricercatori che ha preso parte allo studio?

I risultati dello studio coordinato da Benedetto Sacchetti del Dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Torino e Raffaella Ricci del Dipartimento di Psicologia dell’Università di Torino possono indurre a una rivoluzione nella gestione di patologie legate a stress e traumi passati.

Ecco cosa ha affermato a proposito uno dei ricercatori, Eugenio Manassero, sulle potenzialità anche future della TMS:

Questa ricerca riveste un’importanza significativa dal punto di vista clinico, poiché mette in luce un nuovo strumento che potrebbe in futuro affiancarsi in modo complementare e sinergico ad altre strategie terapeutiche per aiutare tutte le persone che hanno vissuto esperienze traumatiche o che soffrono di un disturbo d’ansia.

Tenendo conto di quanto sia fondamentale migliorare la qualità dei trattamenti in un’ottica di promozione della salute e del benessere della collettività, questa ricerca potrebbe aprire una nuova frontiera in questa direzione.

I ricercatori, però, non si fermano qui: studieranno ancora a lungo l’efficacia della Stimolazione Magnetica Transcranica nella regolazione di emozioni non positive legate a eventi ed esperienze traumatiche.

Leggi anche: Uomo colpito da ictus e incapace di parlare, ora comunica in 2 lingue grazie a impianto cerebrale AI

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