sabato, 18 Gennaio 2025
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Andrea Purgatori ci lasciava un anno fa: cosa si poteva fare per salvarlo?

Andrea Purgatori, a un anno dalla scomparsa la famiglia indaga ancora sulle cause che lo hanno portato al decesso: i punti chiave della perizia.

Ilaria De Santis
Ilaria De Santis
Classe 1998. Esperta in Editoria e scrittura, è molto attenta ai dettagli, scrive poesie e canzoni ed è appassionata di musica, serie TV e sceneggiatura. “In tristitia hilaris, in hilaritate tristis”.

Un anno fa ci lasciava Andrea Purgatori. Pochi giorno dopo la sua scomparsa, però, la sua famiglia ha iniziato a indagare e a far luce in merito alle cause della sua morte. Secondo i periti incaricati dalla Procura di Roma, i medici della clinica privata Villa Margherita, che avevano in cura il giornalista, avrebbero sbagliato diagnosi: non si sarebbe trattato di tumore ai polmoni con metastasi, bensì di una endocardite infettiva, un’infiammazione delle valvole del cuore.

Andrea Purgatori, quindi, avrebbe potuto salvarsi “con una semplice cura antibiotica”, come viene dichiarato nella perizia.

Leggi anche: Andrea Purgatori, oggi l’udienza: la terapia cui si stava sottoponendo era davvero quella giusta?

Cosa ha dichiarato la famiglia di Andrea Purgatori in merito alle cause del suo decesso?

La Procura di Roma ha appurato la negligenza dei medici che avevano in cura Andrea Purgatori, ossia il cardiologo Guido Laudani, il professor Gianfranco Gualdi e i suoi collaboratori, Claudio Di Biasi e Maria Chiara Colaiacomo.

La famiglia di Purgatori, in una nota, ha dichiarato che “la diagnosi iniziale del maggio 2023 del prof. Gianfranco Gualdi del dott. Di Biasi e della dott.ssa Colaiacono di numerose metastasi celebrali era errata come è risultato senza incertezze dall’indagine autoptica”.

Inoltre, tale diagnosi è stata confermata nonostante “i continui e gravi episodi ischemici, sviando il percorso terapeutico della reale patologia”, e ciò “ha avuto conseguenze gravissime, avendo condotto ad immediate ed importanti cure radio terapiche su tutto l’encefalo alla massima potenza e intensità”.

La perizia ha, dunque, escluso, la presenza di metastasi cerebrali come individuate inizialmente da professor Gualdi.

Cosa avrebbero dovuto fare i medici per poter salvare Andrea Purgatori?

Per salvare la vita di Andrea Purgatori sarebbe, perciò, bastata una cura di antibiotici, come si legge nella relazione richiesta dal PM Giorgio Orano e firmata da Luigi Marsella e Alessandro Mauriello: “Il giornalista, pur affetto da tumore polmonare in metastasi, è deceduto per le conseguenze di una endocardite infettiva che ha indotto nel paziente una diffusa embolizzazione sistemica”.

È emerso anche che Guido Laudani “ometteva la prescrizione di accertamenti clinici, laboratoristici e strumentali finalizzati alla diagnosi di endocardite infettiva. Tali omissioni risultano a nostro avviso ascrivibili a imperizia e non rispondenti alle buone pratiche cliniche da noi individuate in letteratura. Tale patologia non è stata individuata in tempo utile per poter avviare tempestivamente le cure idonee, e proprio in relazione alla sua omessa e comunque tardiva diagnosi”.

Cos’altro avrebbero dovuto fare i medici per appurare che la diagnosi conclamata e ripetuta di tumore ai polmoni fosse giusta? Nella perizia viene riferito che gli esperti hanno ignorato anche i primi sintomi di infezione al cuore, tra cui la febbre molto alta, ma, nonostante ciò hanno disposto la radioterapia per il giornalista e conduttore di Atlantide:

Sarebbe stato certamente opportuno eseguire un set di emocolture e richiedere una consulenza infettivologica.

Gli accertamenti indicati avrebbero potuto intercettare il patogeno responsabile degli eventi febbrili e dell’endocardite infettiva con successiva richiesta di trasferimento in altra struttura.

Leggi anche: Andrea Purgatori poteva salvarsi, i periti: “Sarebbe bastato un antibiotico”

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Ilaria De Santis
Ilaria De Santis
Classe 1998. Esperta in Editoria e scrittura, è molto attenta ai dettagli, scrive poesie e canzoni ed è appassionata di musica, serie TV e sceneggiatura. “In tristitia hilaris, in hilaritate tristis”.

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