Gianni Vattimo, il Tribunale Civile di Torino ha preso una decisione definitiva: con un ordinanza depositata lo scorso 25 luglio, ha sottolineato che al compagno del filosofo, Simone Caminada, non spetta l’eredità.
Si conclude, così, una vicenda giudiziaria iniziata nel 2018, a seguito della quale nel 2023 Caminada è stato condannato a due anni di reclusione per circonvenzione d’incapace, come riporta il “Corriere della Sera”. Per il giudice Federica Gallone, l’uomo è “indegno a succedere” a Gianni Vattimo, teorico de Il Pensiero Debole, e lo avrebbe indotto ad allontanarsi dalla sua cerchia di amici.
A ereditare tutto ciò in possesso del filosofo fino alla sua morte saranno due cugine, patrocinate dall’avvocato Marco Bertuzzi. A queste ultime, Caminada ha già consegnato le chiavi dell’appartamento di Via Po a Torino in cui abitava assieme a Vattimo.
Gianni Vattimo, cosa c’era scritto negli ultimi testamenti
Gianni Vattimo, nel 2018, avrebbe redatto tre testamenti. Nel primo il filosofo lasciava i suoi beni ad alcuni suoi amici e all’ex moglie, Martine Tedeschi. Nel secondo, l’unico erede sarebbe stato, invece, Simone Caminada.
Gianni Vattimo è morto il 19 settembre 2023 a 87 anni e secondo il suo compagno ci sarebbe un altro testamento, in cui il filosofo avrebbe confermato l’ipotesi di lasciare tutto nelle sue mani.
Secondo i giudici, però, Caminada avrebbe convinto Vattimo a nominarlo erede di tutti i suoi beni e di alcune polizze assicurative. Ora, Caminada, dovrà scontare una pena di 3 anni e 10 anni di reclusione, ma il Tribunale di Sorveglianza gli ha concesso l’affidamento in prova per evitare la detenzione in carcere. L’ex assistente del filosofo affronterà un lungo periodo di lavori di pubblica utilità.
Cosa avrebbe dovuto ereditare Simone Caminada?
Come già affermato in precedenza, Simone Caminada è stato condannato per circonvenzione d’incapace, motivo per cui è stato definito “indegno” per la successione.
Nell’ultimo documento, ossia il terzo testamento, redatto nel 2022 da Gianni Vattimo, però, Caminada aveva affermato al “Corriere della Sera”: “Gianni mi ha affidato le sue ultime volontà, ne parlavamo spesso”. E ha ricordato cosa è accaduto negli ultimi mesi del filosofo: “Quest’estate era in montagna, stava bene. Poi siamo tornati a Torino e si è lasciato andare. Si è sentito minacciato dalla Procura per la nomina dell’amministratore. Ha sempre detto che si riteneva perseguitato e a un tratto ha deciso di non lottare più”.
Il compagno di Vattimo, quindi, ha ribadito più volte di essere lui l’unico erede dell’intero patrimonio del filosofo. Se non fosse stato condannato, Caminada avrebbe ricevuto i soldi depositati sui conti correnti e altre quote sull’assicurazione, pari a circa 400.000 euro, l’appartamento di Via Po a Torino, le opere d’arte e appunti di Vattimo che si trovano ora all’università Pompeu Fibra di Barcellona.
Al momento, però, tale terzo testamento non è mai stato pubblicato, secondo la legge, e l’intera eredità andrà a due cugine del filosofo, anche se non si conosce ancora la loro identità e i nomi di battesimo.
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