Paura di chiedere le ferie? Anche tu hai sofferto di Vacation Shaming

Perché sempre più persone hanno paura di chiedere le ferie? Questo fenomeno è noto come Vacation Shaming: vediamo le cause e come uscirne.

Ilaria De Santis
Ilaria De Santis
Classe 1998. Esperta in Editoria e scrittura, è molto attenta ai dettagli, scrive poesie e canzoni ed è appassionata di musica, serie TV e sceneggiatura. “In tristitia hilaris, in hilaritate tristis”.
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Cos’è il Vacation Shaming? Agosto è il mese in cui il maggior numero di lavoratori richiede le ferie. Che siano a inizio o alla fine del mese, si attende per lungo tempo quel periodo per potersi dedicare finalmente solo e soltanto al riposo.

Per molti dipendenti, però, specialmente tra i Millennials e la GenZ, chiedere le ferie può rivelarsi come richiesta molto difficile da avanzare ai propri capi, trasformandosi addirittura in fonte di ansia e stress.

Un’indagine condotta da The Adecco Group svela che il 58% degli intervistati ha sperimentato sulla propria pelle il fenomeno del Vacation Shaming, che fa sentire chi prende dei giorni di pausa in colpa per averlo fatto.

Leggi anche: Lavori troppo? 5 modi per guarire dal burnout

Quali sono i motivi che inducono i lavoratori al Vacation Shaming?

Monica Magri, HR Director di The Adecco Group Italia, dichiara all’“Adnkronos” che “il timore e i sensi di colpa nell’ambiente lavorativo sono, purtroppo, sentimenti diffusi tra le nuove generazioni”.

Ma quali sono le principali cause per cui i lavoratori hanno paura di chiedere le ferie? Il 28% degli intervistati ha dichiarato di sentirsi in colpa di sforare una deadline e di lasciare un lavoro incompleto prima di partire.

Il 17% dei lavoratori, invece, ritiene che chiedere giorni sia visto come un’inadempienza, poca dedizione e scarsa professionalità per i propri capi, mentre secondo il 13% ha timore di sovraccaricare di ulteriori tasks i propri colleghi, con ripercussioni negative su tutto il gruppo con cui si lavora.

Il Vacation Shaming è un fenomeno molto più comune di quanto si pensi, infatti, secondo i dati del Global Workforce of the Future 2023 oltre un terzo dei lavoratori italiani ne ha sofferto le conseguenze.

Cosa fare in caso di Vacation Shaming?

Secondo Monica Magri di The Group Adecco, come afferma ancora all'”Adnkronos” è necessario creare un ambiente di lavoro aperto al dialogo e promuovere modelli di business sostenibili deve essere un’indiscussa priorità per il mondo del lavoro di oggi e di domani”.

Per il 48% degli intervistati i propri capi sono i responsabili del benessere dei dipendenti, perciò, è loro dovere non solo garantire un equo stipendio, ma creare un ambiente di lavoro sano, che preveda periodi di riposo e tempo per poter ricaricarsi al meglio.

Inoltre, secondo il 34% dei lavoratori, i propri datori di lavoro dovrebbero incoraggiarli maggiormente e riconoscere con gratitudine quando gli obiettivi sia in solitaria sia in team siano stati raggiunti. Quest’ultimo aspetto contribuisce soprattutto alla soddisfazione e gratificazione personale, stimolandoli così a dare sempre il meglio.

Oltre all’impegno che deve essere preso dai propri superiori, il 14% degli intervistati è convinto che il Governo debba scendere in campo attivamente per garantire maggiore tutele sui luoghi di lavoro e un corretto bilanciamento per il work life balance. Il 9%, invece, ha risposto che tale compito spetta ai sindacati.

Il Vacation Shaming è un fenomeno che non può essere ignorato e spinge, quindi, alla creazione di un ambiente lavorativo che incentivi il riposo, per una maggiore produttività di ogni dipendente.

Leggi anche: Exhaustion gap, 3 preziosi consigli per dire addio al divario di esaurimento lavorativo

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