Le associazioni fondiarie nascono come strumento per la gestione associata dei terreni e la valorizzazione del patrimonio fondiario. Il loro obiettivo è quello di recuperare e valorizzare la produttività delle proprietà fondiarie frammentate e dei terreni agricoli incolti o abbandonati, attraverso la gestione associata, la tutela dell’ambiente e del paesaggi e la prevenzione dei rischi idrogeologici, consentendo la valorizzazione del patrimonio fondiario.
Il contributo delle associazioni fondiarie diventa indispensabile soprattutto per i terreni esposti a rischio incendio e idrogeologico, chiamati “terreni silenti” se il proprietario non è noto. Questo modello è stato introdotto in Italia, promosso dall’esempio francese dell’Association foncière pastorale e dei Groupements pastoraux.
Associazioni fondiarie: cosa sono e quali caratteristiche devono avere
Le associazioni fondiarie hanno lo scopo di raggruppare terreni agricoli incolti o abbandonati, in modo da consentirne un uso economicamente sostenibile e produttivo. Nascono dall’unione fra proprietari di terreni pubblici o privati, con l’obiettivo di raggruppare aree agricole, boschi, e per consentirne un uso economicamente sostenibile e produttivo. Sostituiscono alla gestione individuale della terra una gestione di tipo collettivo, che non va ad intaccare il diritto di proprietà. Tra gli aspetti che caratterizzano l’associazione fondiaria emergono:
- L’essere disciplinati da uno Statuto, nel rispetto delle norme e disposizioni vigenti in materia (Codice Civile artt. 14-42), e non avere scopo di lucro
- L’importanza per ogni associato di aderire su base volontaria e gratuita conservando la proprietà dei beni, che non sono usucapibili, con la possibilità di esercitare il diritto di recesso nei limiti dei vincoli temporali contrattuali stabiliti tra l’associazione e i gestori
- Prestazioni, fornite dagli aderenti, gratuite così come le cariche associative
I Comuni singoli o associati possono promuovere iniziative volte alla diffusione di una cultura associativa, e intervenire assegnando alle associazioni fondiarie dei terreni abbandonati o incolti o di cui non si conosce il proprietario.
Di cosa si occupano le associazioni fondiarie
Tra le attività riguardanti le associazioni fondiarie vi è:
- La gestione delle proprietà conferite o assegnate dai soci
- L’attuazione del piano di gestione in cui sono individuate le migliori soluzioni tecniche ed economiche, in funzione degli obiettivi di produzione agricola e di conservazione dell’ambiente e del paesaggio
- La partecipazione, grazie ai Comuni, all’individuazione dei terreni silenti e al loro recupero
- Il provvedere alla manutenzione ordinaria e straordinaria dei fondi, grazie alle entrate derivanti dai canoni d’affitto
Le associazioni fondiarie sono l’alternativa possibile all’abbandono del terreno. Costituite per contrastare questa dilagante tendenza, si adoperano al fine di ottenere appezzamenti sufficientemente estesi, tali da risultare appetibili per uno sfruttamento sostenibile.
Come sono sostenute le associazioni fondiarie
Alle associazioni fondiarie legalmente costituite è prevista una forma di finanziamento. Il Piemonte, esempio virtuoso, grazie alla legge regionale 21/2016, prevede un riconoscimento economico alle associazioni fondiarie di:
- Un contributo fino all’80% per la copertura delle spese sostenute per la costituzione dell’associazione
- Un contributo per il piano di gestione e per i miglioramenti fondiari necessari
Ai proprietari di terreni privati invece è previsto:
- Un contributo una tantum nella misura di 500.000 euro, per ogni ettaro conseguito e a condizione che abbia una durata non inferiore ai 15 anni
Inoltre la Regione Piemonte ha emanato una legge che riconosce personalità giuridica alle associazioni fondiarie, allo scopo di recuperare la produttività delle proprietà frammentate e dei terreni incolti. Negli ultimi anni, infatti, si è assistito a un intenso frazionamento delle proprietà e a un vero e proprio abbandono dei terreni. Queste leggi e incentivi sono utili ma c’è bisogno che i proprietari dei terreni agricoli abbandonati, o prossimi all’abbandono, lascino da parte la gestione particolaristica del singolo appezzamento per tornare a una gestione verso un unico bene collettivo.
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