Mario Draghi in prima linea quest’oggi a Bruxelles con Il futuro della competitività europea, un Rapporto UE in cui sottolinea quali gli obiettivi da raggiungere su lungo periodo.
La produttività, dichiara nell’introduzione Draghi, si mostra come una “sfida esistenziale per l’Ue” e “l’unico modo per affrontare questa sfida è crescere e diventare più produttivi, preservando i nostri valori di equità e inclusione sociale […] l’Europa deve cambiare radicalmente”
Si noti come l’ex presidente del Consiglio dei Ministri negli anni 2021-2022 faccia emergere come sia fondamentale un cambio di rotta notevole: “Il fabbisogno finanziario necessario all’Ue per raggiungere i suoi obiettivi è enorme e sono necessari almeno 750-800 miliardi di euro di investimenti aggiuntivi annui, secondo le ultime stime della Commissione, pari al 4,4-4,7% del Pil dell’Ue nel 2023″.
Mario Draghi, inoltre, pone in essere un parallelismo: “Per fare un paragone, gli investimenti del Piano Marshall nel periodo 1948-51 equivalevano all’1-2% del PIL dell’Ue”.
Come allocare in ambito europeo le risorse secondo Mario Draghi?
Le risorse finanziarie europee, come sottolinea ancora Draghi, devono essere ricollocate su progetti innovativi e determinanti, riducendo di gran lunga il numero dei programmi di finanziamento.
Per raggiungere questo obiettivo, deve essere colmato “il divario di investimenti per le aziende tecnologiche in fase di crescita, così come per le capacità di produzione in determinati settori, come le tecnologie pulite, per consentire la riallocazione delle risorse tra e all’interno dei programmi e dei potenziali beneficiari” e garantire maggior sostegno a “investimenti privati”.
Quali sono i punti chiave affrontati da Mario Draghi nel Rapporto Il futuro della competitività europea?
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Secondo Mario Draghi i due punti cardine de Il futuro della competitività europea sono “urgenza” e “concretezza”, evidenziando come il Report citi e presenti 170 proposte per l’Europa. Ecco, inoltre, due temi su cui l’ex presidente della BCE ha posto l’accento:
L’unico consiglio che diamo sulla politica della competitività è che bisogna tener conto di innovazione e resilienza.
Abbiamo proposto di smetterla con l’esenzione agli aiuti di Stato che devono essere utilizzati per progetti comuni […]
Per ridurre le sue vulnerabilità, l’Ue deve sviluppare una vera e propria ‘politica economica estera’ basata sulla sicurezza delle risorse critiche.
A breve termine, l’Ue deve attuare rapidamente la legge sulle materie prime critiche, con una strategia globale che copra tutte le fasi della catena di approvvigionamento dei minerali critici, dall’estrazione alla lavorazione al riciclaggio.
Cos’altro è necessario fare ancora secondo Draghi?
Il rapporto firmato da Mario Draghi, quindi, suggerisce agli Stati Membri di incrementare i finanziamenti europei per la Ricerca e Sviluppo (R&S) nel campo della difesa e focalizzarli su iniziative comuni.
Tale modus operandi potrebbe essere incentivato con “nuovi programmi a duplice uso e una proposta di progetti europei di difesa di interesse comune e “nessuno Stato membro può finanziare, sviluppare, produrre e sostenere efficacemente tutte le capacità e le infrastrutture necessarie per mantenere la leadership”.
Non solo “urgenza” e “concretezza”, secondo l’ex presidente della BCE è inderogabile muoversi verso la direzione della cooperazione:
Dobbiamo assumere un nuovo atteggiamento nei confronti della cooperazione, rimuovere gli ostacoli, armonizzare regole e leggi e coordinare le politiche.
Esistono diverse costellazioni nelle quali possiamo avanzare, ma ciò che non possiamo fare è non avanzare affatto.
La nostra fiducia nel fatto che riusciremo ad andare avanti deve essere forte.
Le ragioni per una risposta unitaria non sono mai state così convincenti e nella nostra unità troveremo la forza di riformare la forza di riformare.
Il rapporto Il futuro della competitività europea è stato commissionato a Mario Draghi dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen che oggi in aula a Bruxelles ha commentato come saranno percorse le strade come illustrato dall’ex presidente della BCE:
Prima c’è la definizione di priorità e progetti comuni, poi ci sono due strade possibili, i finanziamenti nazionale o nuove risorse proprie.
Sarà la volontà dei Paesi membri a decidere come si vuole agire.
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