Perché Pupi Avati ha appena ricevuto la laurea honoris causa?

Pupi Avati ha ricevuto la laurea Honoris Causa in Italianistica dall'Università degli Studi di Roma Tre: ecco la sua lectio magistralis.

Ilaria De Santis
Ilaria De Santis
Classe 1998. Esperta in Editoria e scrittura, è molto attenta ai dettagli, scrive poesie e canzoni ed è appassionata di musica, serie TV e sceneggiatura. “In tristitia hilaris, in hilaritate tristis”.
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Il regista Pupi Avati ha ricevuto una laurea Honoris Causa in Italianistica dall’Università degli Studi di Roma Tre per il suo pluriennale impegno nella ricerca, studio e promozione delle opere e vita del Sommo Poeta, che è poi sfociata nel film Dante del 2022 e nel L’alta fantasia. Il viaggio di Boccaccio alla scoperta di Dante, da cui prende spunto la sceneggiatura.

La cerimonia si è svolta oggi alla presenza del rettore Massimiliano Fiorucci e dei docenti Anna Pegoretti e Maurizio Fiorilla, come riporta “Adnkronos”. Inoltre, Pupi Avati ha poi tenuto una Lectio Magistralis dal titolo Dante, partendo dalle sue origini da bambino fino alla passione per la figura del Sommo Poeta che lo ha portato a studiare la sua bibliografia per oltre vent’anni anni.

La Lectio Magistralis di Pupi Avati

Nella sua Lectio Magistralis Pupi Avati ha esordito così, ricordando le sue umili origini contadine, come riporta “Repubblica”:

So di rappresentare un genere di neolaureato totalmente anacronistico, probabilmente il più anziano dell’intera università. […]

Vengo, per motivi bellici, da quella cultura che mi fece proprio per la consuetudine con un retablo di zie, cugine, nonne contadine e di nonni e zii e cugini cacciatori, i quali compensavano quel poco che avevano con l’ immaginazione.

La grande, sterminata immaginazione che li risarciva portandoli oltre la macchia, le stese dei campi, il cimitero, la chiesa, il filari degli alberi, le poche auto sulla strada maestra. […]

So bene che quel mondo in cui sono nato e che mi è rimasto dentro […] è stato quell’imprinting , dalla favola contadina alla religiosità preconciliare, a fare della mia infanzia una infanzia ricca di fantasticherie e superstizioni, un’infanzia medievale. […] A quei tempi gli uomini e le donne di campagna morivano con fatica.

Pupi Avanti, nell’adolescenza, si è addentrato ancor più a fondo nel mondo della cultura grazie alle letture:Allora non sapevo che i poeti avrebbero saputo farmi compiere un viaggio ancora più straordinario, dentro me stesso, che fra me e la poesia si sarebbe instaurato un grado di intimità più profondo, una storia d’amore e riconoscenza”.

Pupi Avanti e l’amore per la poesia

La poesia, ha avuto, per Pupi Avati, un ruolo catartico: La poesia su di me ottenne l’espandersi della mia capacità di commuovermi, di emozionarmi, di credere in qualcosa o qualcuno che ci prescinda. Mi ricondusse a quella sacralità che aveva intriso tutta la mia infanzia”.

Inoltre, ben trent’anni fa il regista, sceneggiatore e produttore cinematografico ha deciso di intraprendere lo studio dei classici, partendo dall’Eneide di Virgilio:

Fu Virgilio a incoraggiarmi a proseguire quel percorso di scoperta che si faceva sempre più stimolante.

Dai greci ai latini per poi trovarmi davanti alla strettoia del volgare.

E al centro di quel passo , a presidiarlo, a non lasciarmi altra via se non affrontarlo, c’era Dante figlio di Alighiero e di Bella degli Abati.

Lo stesso Dante che aveva contribuito a inasprire il mio rapporto con la scuola italiana.

Non solo Virgilio, figura illuminate per Pupi Avati è stato il Boccaccio: “Come era diventata mia buona norma, rassegnato ad occuparmi di lui, cercai, prima di affrontarne l’opera di sapere il più possibile della sua biografia, scoprendo con enorme stupore che uno fra i primissimi ad occuparsi di lui come esegeta, come biografo e persino come copista era stato il Boccaccio“.

Perché Pupi Avati deve tutto a Boccaccio?

Pupi Avati, nella sua Lectio Magistralis presso l’Università Roma Tre di Roma ha svelato un dettaglio particolare sulla vita di Boccaccio:

Occorre riandare alla nascita di Boccaccio, partorito nel giugno del 1313, da una donna di cui lo stesso Giovanni non seppe mai il nome.

Sottratto dal padre alla madre naturale, venne affidato alle cure della sua consorte, quella Margherita de Mardoli che ne divenne matrigna.

Da questo intreccio familiare , una delle tante notizie sulla vita di Dante che dobbiamo al Boccaccio.

Ma occorre un po’ di attenzione, Margherita de Mardoli la matrigna di Boccaccio era la figlia di Lippa De Mardoli a sua volta figlia di Salto Portinari.

Attenti a questo passaggio, Salto Portinari era cugino di Folco Portinari.

Dai lasciti testamentari del ricco Folco Portinari, scopriamo che aveva avuto cinque figli maschi e cinque figlie femmine, tra cui La Beatrice di Dante, la Beatrice al centro di tutta la sua poetica.

La Beatrice protagonista di quel prosimetro sublime che è la Vita Nova, e par che sia una cosa venuta da cielo in terra a miracol mostrare.

Queste ‘vicende così stimolanti’ hanno indotto Pupi Avati a dedicarsi a tutte queste letture per vent’anni e allo studio di vita e opere dello stesso Dante, a sua volta approfondite dal Boccaccio:

L’aver copiato di suo pugno tre codici della Commedia gli permise di addentrarsi nei meccanismi più impenetrabili dell’opera dantesca, orecchiandone il ritmo, l’estrosità, l’azzardo dei neologismi. […]

Fu sua quella che si può definire la prima biografia di Dante, quel trattatello in laude di Dante Alighieri che pur in un’aura tendenzialmente agiografica, fornisce quelli che saranno considerati i punti di riferimento per ogni biografia dantesca con importanti informazioni storiche, incontrando e vagliando fonti orali di chi lo avesse conosciuto.

Inoltre Boccaccio, in tarda età, tenne delle lectiones magistrales sui canti dell’Inferno, fermatesi solo all’esegesi del XVII canto per il suo brusco declino fisico. […]

È stato proprio questo viaggio impervio che Boccaccio compì per incontrare la figlia del suo Dante, il motivo conduttore di questi miei ultimi anni.

Leggi anche: Corrado Augias ottiene la laurea ad honorem: “Ha unito cultura e mass media”

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