100 anni fa nasceva Alberto Manzi, il maestro di “Non è mai troppo tardi”

Sono passati cento anni dalla nascita del maestro Alberto Manzi, conduttore del programma televisivo della Rai "Non è mai troppo tardi".

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Cento anni fa, il 3 novembre 1924, nasceva il maestro Alberto Manzi, ricordato dal grande pubblico per il suo programma Non è mai troppo tardi, che ha permesso a migliaia di italiani di prendere la licenza elementare o media. Una vera e propria passione per l’insegnamento è stata quella di Alberto Manzi, che avuto moltissimi alunni e aula e a casa a seguire le sue lezioni.

Il programma sulla telescuola avviato dalla Rai rappresenta uno dei primi esempi ben riusciti di insegnamento a distanza. Gli italiani si riunivano insieme o da soli davanti alla televisione per assistere ai programmi del maestro Manzi. Non è mai troppo tardi ha contribuito alla diffusione dell’istruzione in Italia, soprattutto tra gli adulti e gli anziani che non avevano potuto accedere all’istruzione elementare.

L’impatto mediatico che ha avuto il programma e soprattutto il maestro Alberto Manzi è ancora oggi noto ai più giovani. Per ricordare il maestro e il suo programma, la Rai ha realizzato una miniserie televisiva dal titolo Non è mai troppo tardi. La fiction ripercorre la vita di Manzi dal dopoguerra quando ha iniziato ad insegnare in un carcere minorile, fino al successo con i programmi Rai. Alberto Manzi è interpretato dall’attore italiano Claudio Santamaria.

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Alberto Manzi e Non è mai troppo tardi

alberto manzi

Come riportato da “Ansa”, il programma diretto dal Maestro Manzi ha insegnato l’italiano a circa un milione e mezzo di persone. In un’Italia ancora divisa dalle inflessioni dialettali, dove nel 1951 il tasso di analfabetismo si attestava ancora intorno al 12,9%. La Rai decise di dare avvio ad una serie di iniziative per promuovere il processo di alfabetizzazione tra cui la messa in onda di programmi come Telescuola e Non è mai troppo tardi.

Il programma dal maestro Manzi andò in onda dal 1960 al 1968 e fu realizzato dalla Rai in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione. La chiusura del programma fu dovuta all’affermarsi dell’istruzione obbligatoria e alla riduzione del tasso di analfabetismo nel nostro paese. Il programma andava in onda dal lunedì al venerdì in fascia preserale così da garantire anche ai lavoratori di poter assistere. Non è mai troppo tardi ricevette il premio Unesco per essere stata “una delle trasmissioni televisive più efficaci nella lotta contro l’analfabetismo”.

Il successo del programma è dovuto soprattutto alla grande capacità del maestro Manzi di intrattenere il pubblico e di mantenere l’attenzione durante le sue lezioni. L’insegnamento avveniva in maniera del tutto originale, con l’impiego di sketch televisivi, filmati, disegni. Un approccio all’insegnamento creativo e originale. Nel suo programma venne utilizzata per la prima volta la lavagna luminosa applicata all’insegnamento.

L’intento e l’approccio del programma è chiaro fin dalla prima puntata che Alberto Manzi apre così:

Ebbene, voi sapete che cosa vogliamo fare insieme.


Conoscere, imparare il significato di questi segni che rappresentano un qualcosa, che ci fanno sentire la voce degli altri uomini.

Non solo televisione

Alberto Manzi

Sebbene sia conosciuto prevalentemente per il programma Non è mai troppo tardi, Manzi non era solamente un conduttore particolarmente portato per l’insegnamento, ma un vero e proprio maestro. Sia prima che dopo la trasmissione del programma, Manzi ha formato centinaia di ragazzi tra i banchi di scuola. La sua prima esperienza nel campo dell’insegnamento fu in un carcere minorile, l’Istituto di Rieducazione e Pena “Aristide Gabelli”, in cui realizzò il primo giornale degli istituti di Pena.

Scrisse numerosi romanzi e racconti per ragazzi, tra cui il più famoso Orzowei, di cui la Rai realizzò uno sceneggiato televisivo. Nella sua vita, Alberto Manzi collaborò con Gianni Rodari e il fumettista Jacovitti per la rivista Il Vittorioso. Quella dell’insegnamento era una vera e propria vocazione per Alberto Manzi, che partecipò a campagne di alfabetizzazione in moltissimi paesi, e soprattutto in America Latina.

Un maestro dall’indole ribelle

Alberto Manzi

Manzi aveva un’indole ribelle, orientata alla disobbedienza che gli costò la sospensione dall’insegnamento per un periodo. Quando nel 1981 entrarono in vigore le schede di valutazione, Manzi si rifiutò di esprimere un giudizio sui ragazzi e una volta reintegrato, scrisse per tutti i ragazzi lo stesso giudizio:

Fa quel che può, quel che non può non fa.

Alberto Manzi aveva un approccio inclusivo all’insegnamento, non orientato a valorizzare i ragazzi più bravi, ma a far recuperare quelli che erano rimasti più indietro. Stando a contatto con tantissimi studenti di generazioni diverse aveva capito la vera missione dell’insegnante.

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