Il 13 novembre del 1974, cinquant’anni fa, ci lasciava uno degli attori più importanti del XX secolo, Vittorio De Sica. Oltre ad essere un attore, è stato anche un grandissimo regista. Padre del Neorealismo italiano insieme a Roberto Rossellini, ci ha lasciato alcuni del film più belli della storia del cinema.
Oltre all’indiscusso talento come attore e come regista, a far parlare di Vittorio De Sica sono state anche le vicende private. I matrimoni, la bigamia, i figli illegittimi, l’amore per il gioco d’azzardo. Tutti questi “vizi” hanno contribuito a raccontare la sua storia al grande pubblico, che lo ha amato fino alla fine.
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Vittorio De Sica: la vita e la carriera
Nato a Sora il 7 luglio 1901, Vittorio De Sica si è sempre sentito più napoletano che laziale. I primi esordi nel mondo del cinema ci sono negli anni ’20, quando Vittorio inizia ad ottenere le prime parti nel cinema muto. Il grande successo come attore arriva però negli anni ’50, dopo la guerra, quando reciterà in Pane amore e fantasia diretto da Luigi Comencini ricoprendo il ruolo di maresciallo.
Un altro ruolo per cui viene ricordato è quello di Emanuele Bardone nel film Il generale della Rovere. Nel corso della sua carriera ha recitato spesso accanto a Sophia Loren, a cui era legato da una profonda amicizia. L’ultimo film in cui ha recitato è stato C’eravamo tanto amati, poco prima di morire. Il regista Ettore Scola deciderà di dedicargli il film.
Come regista ha diretto alcuni dei film più belli del Neorealismo, conosciuti e premiati in tutto il mondo. Tra questi Sciuscià, Ladri di biciclette, Matrimonio all’italiana e La ciociara. Ha vinto ben quattro Premi Oscar come regista nella sua carriera e ha ricevuto la candidatura come miglior attore non protagonista per la sua interpretazione in Addio alle armi.
L’impegno civile
Nei suoi film hanno sempre prevalso tematiche sociali. Attraverso le sue opere Vittorio De Sica si è sempre mostrato vicino ai più deboli e ha cercato di rappresentare e rendere giustizia alle classi sociali più deboli. Poliedrico, in grado di intrepretare ruoli drammatici, ma capace anche di far ridere, De Sica ha raccontato attraverso la sua arte valori universali.
Il regista è noto anche per il suo impegno a livello civile. Durante la guerra, infatti, rifiutò di trasferirsi nella Repubblica di Salò in seguito all’occupazione nazista e grazie all’aiuto del Vaticano realizzò il film La porta del cielo. Il film è stato girato a Cinecittà e ha rappresentato l’occasione per dare rifugio ad ebrei e antifascisti che vennero assunti come comparse e nascosti a San Paolo fuori le mura.
I matrimoni e i figli
La bigamia di Vittorio De Sica è piuttosto nota e ne ha spesso parlato anche il figlio Christian, che ha seguito le orme del padre intraprendendo la carriera cinematografica. In un intervista al “Corriere della Sera” ha detto:
Io ero il figlio dell’amante con cui viveva, Maria Mercader, sua moglie Giuditta Rissone abitava non lontano e lui amava tutte e due.
Oggi questo sarebbe inammissibile, ma era il Novecento.
Vittorio De Sica sposò in prime nozze Giuditta Rissone da cui ebbe la figlia Emilia, che Christian ha conosciuto solo da adulto. Dopo aver incontrato l’attrice Maria Marcader sul set di Un garibaldino al convento, la sposa in Messico, diventando bigamo per la legge italiana. Per risolvere la questione chiese la cittadinanza francese.
Dall’attrice catalana sono nati i figli Christian e Manuel. Oltre a loro, probabilmente Vittorio De Sica ebbe altri figli illegittimi. Da quello che racconta Christian, Vittorio De Sica festeggiava le feste due volte e si comportava come se avesse due famiglie. Nonostante i tanti errori del padre, Christian lo considera il suo dio e in occasione dei 50 anni dalla sua scomparsa scrive sui social:
50 anni che sei andato via.
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