COP29, 300 miliardi di dollari ai Paesi in via di sviluppo per contrastare la crisi climatica

Si è conclusa ieri, 23 novembre, a Baku, la COP29. È stato raggiunto l'accordo di compromesso, che vede per la prima volta Paesi industrializzati e in via di sviluppo impegnati insieme nella finanza climatica.

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Gli accordi della COP29 sono arrivati ieri, 24 novembre, alle 02:39 del mattino, ora di Baku. Dopo due settimane di negoziati molto tesi, si è giunti a un compromesso, che vede, per la prima volta, il contributo economico non solo dei Paesi ricchi ma anche di Stati come la Cina o l’Arabia Saudita. Il fine era decidere il quadro della finanza climatica dopo il 2025, cercando di modificare l’obiettivo di 100miliardi di dollari l’anno, che i Paesi ricchi si erano impegnati di versare ai Paesi in via di sviluppo, entro il 2020 e fino al 2025.

La conferenza ha viste soddisfatte soprattutto le richieste dei Paesi industrializzati. Si tratta, nel complesso, di una decisione rivoluzionaria nella storia delle conferenze sul clima, siccome anche i Paesi in via di sviluppo sono chiamati a contribuire alla finanza climatica. Così, questi Stati, che hanno capacità contributiva adeguata, potranno raggiungere posizioni mondiali elevate.

L’accordo sulla finanza climatica

L’accordo sulla finanza climatica della COP29 si può riassumere in due punti principali. Per prima cosa, i Paesi sviluppati, insieme a contributi volontari di alcuni Paesi in via di sviluppo, garantiranno 300 miliardi di dollari entro il 2035. Inoltre, tutti gli Stati si impegnano a creare le condizioni per mobilitare almeno 1.300 miliardi l’anno, da tutte le fonti di finanziamento.

Gli altri punti della NCQG (New Collective Quantified Goal), cioè il nuovo target raggiunto, riguardano: l’introduzione di contributi provenienti non solo da Paesi sviluppati, seppure su base volontaria, la priorità di finanziare i Paesi meno sviluppati, come l’Africa subsahariana, e i piccoli Stati insulari, quali gli atolli del Pacifico. Inoltre, è stata istituita una roadmap di attività da Baku a Belem, dove si terrà la COP30, a novembre 2025. Il compito è capire come mobilitare 1.300 miliardi di dollari l’anno, attraverso sovvenzioni o tassi agevolati. Infine, è stata introdotta una revisione dei nuovi obiettivi di finanza climatica già nel 2030.

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Le decisioni su mitigazione e Global Stocktake

Per quanto riguarda il Mitigation Work Programme, cioè il programma sulla mitigazione, il focus è sulle azioni necessarie per limitare l’aumento della temperatura mondiale, puntando alla riduzione e, successivamente, all’annullamento delle emissioni di gas serra. Il testo che è scaturito dall’incontro, però, risulta essere debole, perché non fa riferimento all’obiettivo di lungo termine di emissioni nette zero, alla riduzione delle emissioni di gas serra del 43% entro il 2030 e del 60% entro il 2035 rispetto ai livelli del 2019, oppure alla necessità di avviare la transizione dai combustibili fossili, sancita dal Patto di Dubai della COP28.

Il Global Stocktake, invece, è il bilancio quinquennale sugli impegni nazionali sul clima, previsto dall’Accordo di Parigi, e analizza gli sforzi collettivi per rispettare le decisioni prese. I risultati che derivano dalle ricerche del GST sono un punto di riferimento per valutare se gli Stati stanno operando bene o meno. Sono stati trattati vari filoni di discussione, ossia:

  • questioni strutturali e procedurali, su quale base scientifica sia meglio adottare; se solo fonti dell’IPCC o anche altre
  • cosa rientra nel “Dialogo EAU sul GST”, se tutti i risultati del Global Stocktake o anche altri finanziamenti
  • come continuare il dialogo annuale sul GST

Di questi, solo il secondo punto ha prodotto un testo finale, che, però, non è stato approvato dalla seduta plenaria conclusiva. Infatti, il documento sarà ripreso nella COP30 del prossimo anno, in Brasile. Il dialogo si concentrerebbe su come concretizzare i risultati della GST del 2023.

Leggi anche: COP29: “Anche i Paesi in via di sviluppo dovranno contrastare il cambiamento climatico”

I mercati di carbonio

I mercati di carbonio sono sistemi che consentono lo scambio di crediti di carbonio, i quali rappresentano emissioni ridotte del combustibile, che possono essere scambiate tra Paesi, aziende o individui. Il loro obiettivo è incentivare la riduzione delle emissioni globali di carbonio, dando la possibilità ai Paesi maggiormente impegnati in questa lotta di vendere i crediti a chi ancora è in ritardo sul raggiungimento degli obiettivi climatici.

Nello specifico, si è discusso dell’adozione di standard internazionali per i crediti di carbonio, sotto la supervisione di un organo ONU, dell’istituzione di regole che evitino il doppio conteggio delle riduzioni di emissioni, di un meccanismo di transizione dal vecchio sistema del Clean Development Mechanism. Inoltre, è stato approvato un accordo sullo scambio bi e multilaterale di riduzioni delle emissioni e di rimozioni delle emissioni, che avviene tramite crediti particolari, ITMO (Internationally Transferred Mitigation Outcomes).

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