La torsione di punta è un tipo specifico di tachicardia ventricolare, cioè un’anomalia nel ritmo cardiaco. Per essere ancora più comprensibili, vuol dire che la frequenza cardiaca è molto veloce, compresa tra i 150 e i 300 battiti al minuto. Questa tachicardia si origina nelle camere inferiori del cuore e può portare a una fibrillazione ventricolare, ossia una sequenza si vibrazioni molto rapide dei ventricoli che non si contraggono in modo coordinato ed efficace.
Ciò significa che il cuore non pompa il sangue. Proprio per questo, se non viene trattata immediatamente, con rianimazione cardiopolmonare e defibrillazione, la tachicardia ventricolare può avere degli esiti fatali. Il dottor Massimo Grimaldi la definisce così:
La torsione di punta è un evento fugace, nel senso che quando insorge è un’aritmia talmente veloce che o esita in un arresto cardiaco oppure esita in una risoluzione spontanea, in genere dopo pochi secondi dalla sua insorgenza.
Nelle ultime ore si sta parlando molto della torsione di punta, in quanto ha colpito, nei giorni scorsi, il calciatore della Fiorentina Edoardo Bove. Di seguito vengono spiegati i sintomi, le cause e le cure del prolungamento dell’intervallo QT.
Cosa causa la torsione di punta?
La torsione di punta è determinata da uno scompenso dell’attività elettrica del cuore, che prolunga l’intervallo QT (QT lungo), cioè il tempo che intercorre tra l’inizio dell’onda Q e la fine dell’onda T e descrive l’attività elettrica dei ventricoli. A spiegare meglio cosa sono queste aritmia è il dottor Massimo Grimaldi, Presidente designato dell’Associazione nazionale medici cardiologi ospedalieri, Anmco:
L’aritmia è un disturbo che coinvolge il sistema elettrico del cuore causando battiti cardiaci troppo veloci, troppo lenti o irregolari.
A seconda della sede cardiaca coinvolta e del tipo di anomalia elettrica si distinguono diversi tipi di aritmia.
Tra queste le più diffuse sono sicuramente le extrasistoli e la fibrillazione atriale, che rappresenta una delle maggiori cause di ricovero ospedaliero e colpisce circa un milione di italiani.
Quest’aritmia non è immediatamente pericolosa per la vita, ma aumenta notevolmente il rischio di scompenso cardiaco e di ischemie cerebrali se non opportunamente e precocemente trattata.
E’ un’aritmia spesso asintomatica che provoca un ritmo del cuore irregolare, spesso accelerato, che può causare agitazione, stanchezza o affanno ma anche passare inosservato.
Questa aritmia può, tuttavia, favorire l’insorgenza di ischemia cerebrale poiché favorisce la formazione di coaguli nell’atrio sinistro.
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Quali sono i sintomi della torsione di punta?
La torsione di punta può manifestarsi con palpitazioni e sensazione di svenimento, anche se molto spesso gli eventi sono asintomatici. Ci possono essere dei segnali più o meno gravi, che vanno dalla consapevolezza del battito cardiaco accelerato alla debolezza, sensazione di svenimento, fino ad arrivare al fastidio toracico. Inoltre, si possono anche presentare vertigini, capogiro, arresto cardiaco, svenimento, morte cardiaca improvvisa.
Questi sintomi possono essere genetici o svilupparsi in concomitanza con l’aggravarsi di altri disturbi. L’aumento dell’intervallo QT, però, che determina la torsione di punta, può essere dovuto anche all’assunzione di alcuni farmaci oppure ad altri fattori di rischio. Tra questi ultimi rientrano la presenza di una malattia cardiaca, soffrire di bradicardia, cioè avere una frequenza cardiaca molto lenta, fare esercizio fisico in maniera eccesiva, avere bassi livelli di calcio, magnesio o potassio, assumere diuretici, diarrea e vomito eccessivi.
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Come diagnosticare e curare la torsione di punta?
La torsione di punta si rileva mediante un elettrocardiogramma. Accanto a questo, un altro accertamento utile per diagnosticare l’intervallo QT lungo è sottoporsi a degli esami del sangue per controllare i livelli di elettroliti, ma anche fare un ecocardiogramma o indossare a casa un cardiofrequenzimetro.
Quando si verifica una torsione di punta, che può causare, per esempio, tachicardia ventricolare e/o fibrillazione ventricolare, è necessario intervenire con il trattamento della complicazione, fino a quando la situazione non sarà sotto controllo. Si può attuare sul soggetto interessato anche una defibrillazione ma solo se si dovesse sviluppare una fibrillazione ventricolare. In base alle cause e ai fattori che determinano anomalie che prolungano l’intervallo QT, il trattamento serve a prevenire l’insorgenza degli eventi, puntando su fattori di rischio modificabili.