Una ricerca della McMaster University, in Ontario, ha proposto una possibile terapia cognitivo-comportamentale e dei programmi di riabilitazione fisica e mentale, per ridurre i sintomi lasciati dal Long Covid. Quest’ultima, infatti, è una sindrome caratterizzata da disturbi che durano settimane o, addirittura, mesi dopo la guarigione dal Covid 19. Nello specifico, il Long Covid può provocare affaticamento, debolezza, tosse, dolore toracico, dolori muscolari e articolari, difficoltà respiratorie, tachicardia, perdita di capelli e una serie di disturbi cognitivi.
Secondo i ricercatori, infatti, la terapia cognitivo-comportamentale (CBT), unita a dei programmi di riabilitazione fisica e mentale, apporterebbe dei miglioramenti, seppure minimi, nella qualità di vita dei pazienti affetti da Long Covid. D’altra parte, non sono stati considerati positivi altri approcci, come trattamenti farmacologici, terapie a base di ossigeno o la stimolazione transcranica.
Lo studio in Ontario
Lo studio della McMaster University è stato pubblicato sulla rivista scientifica British Medical Journal, che ha reso noti le modalità e i risultati della ricerca. Il team di ricercatori ha analizzato dei dati provenienti da 24 studi, per un totale di 3.695 pazienti coinvolti, tutti affetti da Long Covid. I partecipanti allo studio sono stati trattati con diversi approcci, quali terapie farmacologiche, programmi di attività fisica o riabilitazione, integrazioni alimentari e interventi incentrati sul comportamento e sulla salute mentale.
Dalle osservazioni si è notato come la terapia cognitivo-comportamentale, cioè un approccio adottato dalla psicoterapia che corregge i comportamenti influenzati da pensieri disfunzionali, effettuata da remoto, online, ridurrebbe l’affaticamento e migliorerebbe la concentrazione. Questa soluzione, accostata a un programma di riabilitazione fisica e mentale, sempre in modalità telematica, favorirebbe maggiormente il recupero per numerosi clienti, allevierebbe i sintomi della depressione e migliorerebbe la qualità della vita. Sarebbe soprattutto l’esercizio aerobico intermittente a rappresentare un’attività efficace per la guarigione.
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Quali trattamenti non sono funzionali?
Come già affermato in precedenza, i ricercatori hanno riscontrato degli effetti positivi dati dall’unione di terapia cognitivo-comportamentale e di esercizio fisico. Lo studio, però, ha rilevato anche dei trattamenti che non sembrerebbero funzionali alla cura dei sintomi del Long Covid. Queste le parole dei ricercatori a riguardo:
Non sono state trovate prove convincenti a supporto dell’efficacia di interventi come vortioxetina, leronlimab, probiotici-prebiotici combinati, coenzima Q10, riaddestramento di amigdala e insula, L-arginina e vitamina C combinate, allenamento dei muscoli inspiratori, stimolazione transcranica a corrente continua e ossigeno iperbarico.
I curatori dello studio hanno, poi, chiarito che bisogna ancora comprendere meglio le modalità di somministrazione di questa terapia:
Non è chiaro se questi interventi promettenti, come la terapia cognitivo-comportamentale e la riabilitazione fisica e mentale, siano ampiamente efficaci in tutti i fenotipi del Long Covid.
Sono stati studiati solo in singoli studi e la replica in altri contesti è necessaria per informare la generalizzabilità.
Nonostante ciò, l’autore senior della ricerca Jason Busse, professore presso il Dipartimento di Anestesia dell’Università di McMaster, ha dichiarato:
La nostra revisione ha identificato la terapia cognitivo-comportamentale e i programmi di riabilitazione fisica e mentale come le uniche terapie attualmente supportate da evidenze scientifiche per il trattamento del Long Covid.
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