Ernesto Maria Ruffini, direttore dell’Agenzia delle Entrate, ha appena lasciato l’incarico che ha ricoperto due volte, la prima nel 2017 sotto il Governo Draghi e riconfermato nel 2020 in quello Meloni.
Tra i meriti vi sono l’ingresso della digitalizzazione dei servizi messi a disposizione dei cittadini, introdotta a partire dal secondo mandato, e lo scorso anno l’Agenzia delle Entrate ha raggiunto un ottimo risultato nell’ambito del calo dell’evasione. Infatti, quest’ultima è scesa di circa il 30% e, allo stesso tempo, è stato raggiunto il record di recupero, fino a sforare i 31 miliardi.
Vediamo ora meglio chi è Ernesto Maria Ruffini.
Chi è Ernesto Maria Ruffini?
Ernesto Maria Ruffini è nato il a Palermo il 21 giugno 1969. Di professione avvocato, come riporta “Il Messaggero”, si è laureato in Giurisprudenza presso la Sapienza e si è iscritto all’Ordine di Roma a partire dal 1998.
Figlio di Attilio Ruffini, politico e ministro della Difesa negli anni di Governo 1977-1980, suo fratello Paolo è prefetto del Dicastero per la comunicazione della Santa Sede. Ernesto Maria Ruffini ha cominciato ad esercitare la professione come avvocato tributarista nello studio legale dell’ex ministro Augusto Fantozzi ed è diventato anche docente di Diritto Tributario e anche autore di articoli e saggi incentrati su tale tematica.
Nel 2014 è stato uno dei componenti del Tavolo permanente permanente per l’innovazione e l’agenda digitale italiana presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, mentre l’anno successivo è diventato amministratore delegato di Equitalia, esercitando anche il ruolo di Presidente del Consiglio di Amministrazione nel 2016. Dal 2017, come accennato in precedenza, ha ricoperto il ruolo di direttore dell’Agenzia delle Entrate.
Perché Ernesto Maria Ruffini si è dimesso dall’incarico?
Ernesto Maria Ruffini ha svelato i motivi per cui si è dimesso da direttore dell’Agenzia delle Entrate al “Corriere della Sera”:
Mercoledì ho visto il ministro Giorgetti per avvertirlo dell’intenzione di rimettere il mandato e consentire così il regolare passaggio di consegne con chi sarà chiamato a succedermi.
Non scendo in campo e non condivido il chiacchiericcio che scambia la politica per un gioco di società, le idee per etichette ed il senso civico per una scalata di potere.
A volte sembra quasi che contrastare gli evasori sia una colpa.
Mi dimetto, perché è l’unico modo per rimanere me stesso.
Sono un avvocato che da tanti anni scrive e partecipa a incontri pubblici su ciò che ci unisce, come la Costituzione e l’uguaglianza.
Ho letto però che parlare di bene comune sarebbe una scelta di campo.
E che dunque dovrei tacere oppure lasciare l’incarico.
La mia unica bussola in questi anni è stata il rispetto per le leggi e per il mandato che mi è stato affidato, perché il senso più profondo dello Stato è questo, essere al di sopra delle parti, servire il bene comune.
Quello che è accaduto in questi giorni descrive un contesto cambiato rispetto a quando ho assunto questo incarico e anche rispetto a quando ho accettato di rimanere.
Ernesto Maria Ruffini tornerà a svolgere la sua professione di avvocato, rimarcando ancora una volta la sua posizione: “Rimango con le mie idee e i miei ideali. E difendo il diritto e la libertà di parlare di bene comune e senso civico. Per me oltre che un diritto è un dovere di tutti”.
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