La prigionia della giornalista Cecilia Sala a Teheran è durata ventuno giorni. Questo è stato anche il tempo per cui l’ambasciatrice italiana in Iran, Paola Amadei, ha tenuto un taccuino, come lei stessa ha affermato in una lunga intervista rilasciata al quotidiano Il Foglio. Il quaderno aveva lo scopo di documentare, giorno per giorno, l’evolversi della situazione, circa l’illegittima detenzione di Sala nel carcere di Evin.
Alla domanda posta dai giornalisti de Il Foglio ad Amadei, su quale fosse la prima frase appuntata sul taccuino, l’ambasciatrice ha risposto: “La prima frase è: ‘condizioni di salute’. In realtà quella è stata una grande preoccupazione, forse la principale, fin dall’inizio“. Durante l’intervista, la diplomatica ha esposto in maniera chiara come è avvenuta la liberazione di Cecilia Sala.
Paola Amadei e la liberazione di Cecilia Sala
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Paola Amadei è una figura di spicco della diplomazia italiana. Infatti, è stata capo missione in Oman, a Bahrein, fino a divenire, nel 2024, la prima donna ambasciatrice della Repubblica islamica dell’Iran. Inevitabilmente coinvolta nel caso di prigionia di Cecilia Sala, nel carcere di Evin, Amadei ha tenuto un taccuino, su cui annotare parole, fatti e impressioni cruciali per lo svolgimento della situazione.
Nell’intervista rilasciata a Il Foglio, l’ambasciatrice ha parlato dell’importanza di scrivere informazioni, anche minuziose, su ciò che accade negli ambienti diplomatici. La detenzione di Cecilia Sala, infatti, ha rappresentato per il Ministero degli Esteri una vera e propria crisi, nella quale ogni azione avrebbe potuto compromettere le trattative in corso. Queste le dichiarazioni di Amadei rispetto al quaderno:
Lo porto con me fin dal primo giorno di questa crisi.
Ci ho annotato tutto, dagli incontri alle conversazioni avute, e poi le indicazioni del ministro Tajani, ma anche le piccole cose, le esigenze che mi venivano in mente e che potevano essere utili a Cecilia, quello che mi dicevano i suoi genitori.
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L’iter diplomatico
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I contatti tra l’Ambasciata italiana e Cecilia Sala si sono interrotti la sera del 19 dicembre 2024, in quanto il cellulare della giornalista risultava irraggiungibile. La situazione si è infittita quando, il giorno seguente, Sala non si è presentata in aeroporto, per prendere il volo di ritorno in Italia, programmato alle ore 11. A non avere traccia della giornalista non erano solo i funzionari dell’Ambasciata, ma anche i genitori di Sala. Proprio per questo si è richiamata l’unità di crisi ed è iniziato l’iter diplomatico per riportare a casa Cecilia.
L’ambasciatrice Paola Amadei ha intrattenuto incontri con il Direttore per gli affari europei, quello per gli affari consolari, infine il Vice Ministro per gli affari politici. Seguendo sempre le direttive del Ministro degli Esteri Antonio Tajani, le prime richieste che l’Ambasciata italiana ha rivolto al Governo iraniano sono state circa la liberazione immediata di Cecilia Sala e le accuse per cui era stata arrestata, ma soprattutto la garanzia che alla giornalista venissero date le migliori condizioni di detenzione.
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Gli incontri a Evin tra Paola Amadei e Cecilia Sala
Per poter comprendere al meglio le reali situazioni di prigionia di Cecilia Sala, Paola Amadei ha tenuto una serie di incontri con la giornalista, nel carcere di Evin. Una delle pagine più importanti del taccuino dell’ambasciatrice, infatti, ha come titolo “Visita consolare 27 dicembre ore 11, Teheran“. Questo il racconto di Amadei della visita alla giornalista, nell’intervista a Il Foglio:
Sono andata insieme al mio vice, Andrea Benzo.
Abbiamo fatto il colloquio in una stanza, con due guardie, un funzionario e un agente penitenziario che aveva accompagnato Cecilia.
In tutto è durato circa mezz’ora, in inglese.
L’inglese è richiesto nelle questioni diplomatiche, in modo che chiunque possa comprendere i discorsi. Inoltre, le prime domande da porre durante gli incontri riguardano le condizioni di salute del detenuto, quindi, ha dichiarato l’ambasciatrice:
In questi casi si chiede tutto: ho chiesto ad esempio di tutte le intolleranze alimentari, se aveva allergie e dovevamo avvisare la prigione, se aveva bisogno di farmaci particolari.
Secondo quanto affermato da Amadei, le condizioni di salute di Sala, a Evin, erano buone, seppure la giornalista fosse provata dalla situazione. Come è stato riportato dalla stampa, Sala ha chiesto, in particolare, che le fossero consegnati i propri occhiali e dei libri, per poter impiegare il tempo in cella. Proprio per questo, l’Ambasciata italiana si è premurata di farle arrivare una borsa nera, con all’interno una serie di oggetti utili. Anche in questo caso la diplomazia impone delle norme da seguire, in quanto gli zaini consegnati ai detenuti non possono essere troppo pieni, per non dare l’impressione a chi si trova in carcere, e quindi al Governo, che la prigionia sarà lunga. Queste le parole di Amadei sulla borsa consegnata a Sala:
L’ho preparata la sera stessa della visita consolare, ci abbiamo messo dentro tutto quello che potevamo, tutto: vestiti, libri, alcuni classici su consiglio della mamma, e poi anche alcuni libri specifici che Cecilia aveva chiesto, che ho ricevuto il giorno stesso.
La sera la borsa era pronta, anche di cose che ci venivano in mente, vestiti caldi e comodi che potevano servirle.
C’erano anche dei panettoni, dei cioccolatini.
Era Natale, e l’idea era di farla sentire un po’ a casa.
Abbiamo consegnato lo zaino il giorno dopo, la mattina del 28 dicembre.
Mi è dispiaciuto molto che non sia stato consegnato il giorno stesso, ma qualche giorno dopo.
Sapevamo però che una volta consegnato lo zaino, lo avrebbero controllato.
Abbiamo spiegato che il panettone era il nostro dolce di Natale e hanno fatto un’eccezione perché è vietato portare cibo in carcere.
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La scarcerazione di Cecilia Sala
Durante l’incontro del 27 dicembre tra Paola Amadei e Cecilia Sala, l’ambasciatrice ha rassicurato la giornalista con le seguenti parole, come dichiarato a Il Foglio:
L’ho abbracciata e le ho detto che il governo stava facendo di tutto per liberarla e ho cercato di farle sentire la vicinanza di tutti noi e di darle coraggio.
Le ho detto quello che il Ministro Tajani mi aveva incaricato di dirle, cioè che non era sola.
E quindi non ci restava che aspettare, gliel’ho detto in inglese e in italiano.
E, a tal proposito, Amadei ha parlato dell’impegno del Governo per riportare a casa Cecilia Sala. La scarcerazione è avvenuta lo scorso 8 gennaio, quando era stato programmato un ulteriore incontro, a Evin, tra la giornalista e l’ambasciatrice: “L’azione del Governo non si è mai fermata nei giorni immediatamente successivi fino a quando è stato chiaro che eravamo prossimi a una conclusione“.