Il 12 gennaio è entrato definitivamente in vigore il disegno di legge Lavoro, della Manovra di Governo 2025. Il Ddl era stato approvato lo scorso dicembre, con il fine di rendere più chiare e agevoli le questioni burocratiche relative all’ambito lavorativo.
Nello specifico, le novità principali riguardano le dimissioni nel caso in cui si verifichino assenze ingiustificate, il modo in cui sarà gestito lo smartworking e la stipula di contratti di lavoro stagionali.
Dimissioni per assenze ingiustificate
La novità, forse, più importante apportata nel Ddl Lavoro riguarda il modo di gestire eventuali assenze ingiustificate sul posto di lavoro, da parte del dipendente, e le dimissioni volontarie. In particolare, l’articolo 19 del disegno di legge cita:
In caso di assenza ingiustificata del lavoratore protratta oltre il termine previsto dal contratto collettivo nazionale di lavoro applicato al rapporto di lavoro o, in mancanza di previsione contrattuale, superiore a quindici giorni, il datore di lavoro ne dà comunicazione alla sede territoriale dell’Ispettorato nazionale del lavoro, che può verificare la veridicità della comunicazione medesima.
Il rapporto di lavoro si intende risolto per volontà del lavoratore.
Dunque, stando a quanto affermato, il lavoratore non potrà accedere alla Naspi, cioè il sussidio di disoccupazione. Questa decisione è stata presa per semplificare la cessazione del rapporto lavorativo, in seguito ad assenze ingiustificate, relative a un periodo di tempo esteso, evitando che il sussidio scatti automaticamente.
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A chi verrà garantita la Naspi
Diverso, invece, è il discorso per coloro che hanno perduto involontariamente il lavoro. Infatti, potranno ottenere il sussidio di disoccupazione le seguenti figure:
- apprendisti
- soci lavoratori di cooperative con un rapporto di lavoro subordinato alle stesse
- dipendenti a tempo indeterminato presso pubbliche amministrazioni
- personale artistico con rapporto di lavoro subordinato
Questi, inoltre, potranno iniziare una nuova attività lavorativa, rispettando specifici limiti di reddito. A riportarlo è il Decreto Legislativo 22/2015.
Bisogna porre attenzione, però, al caso in cui il lavoratore non può giustificare concretamente l’assenza dal luogo di lavoro, attraverso prove evidenti. Il datore, infatti, è tenuto a comunicare la situazione all’Ispettorato Territoriale del Lavoro, il quale dovrà accertarsi dell’effettiva assenza del dipendente e verificare che non si tratti di un caso di abuso da parte del datore.
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Come sarà gestito lo smartworking?
Per quanto riguarda lo smartworkign, il datore di lavoro dovrà comunicare telematicamente al Ministero del Lavoro i nominativi di coloro che intendono svolgere le attività da casa e le date di inizio e fine della prestazione. Il tempo previsto per comunicare tali cambiamenti è di massimo cinque giorni, prima o dopo il momento in cui è iniziato lo smartworking.
In caso di mancata comunicazione, la sanzione amministrativa che il datore di lavoro dovrà pagare ammonta tra i 100 e i 500 euro, per ogni lavoratore coinvolto. L’accordo relativo allo smartworking, va ricordato, viene stipulato tra datore e dipendenti, secondo le seguenti modalità:
- per essere regolare, deve avere forma scritta
- disciplina lo svolgimento di attività che avvengono al di fuori del luogo di lavoro, mantenendo intatto l’esercizio di potere da parte del datore
- può essere a termine o a tempo indeterminato
- può essere stipulato insieme al contratto di assunzione o successivamente
- individua i tempi di riposo del lavoratore
Somministrazione del lavoro più agevole
Rispetto ai contratti in somministrazione, il Ddl esclude dal tetto del 30% di lavoratori a tempo indeterminato impiegati dall’1 gennaio dell’anno della sottoscrizione del contratto i somministrati:
- a tempo indeterminato, assunti dalle agenzie per il lavoro
- assunti per nuove attività, startup, spettacoli, sostituzioni, attività stagionali, over 50
Non vengono applicati i limiti di durata e le causali per i somministrati a termine, se sono impiegati disoccupati che percepiscono almeno sei mesi di disoccupazione non agricola o di ammortizzatori sociali, oppure se si tratta di lavoratori svantaggiati o molto svantaggiati.
Apprendistato e contratti stagionali
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Il Ddl Lavoro prevede la possibilità di trasformare l’apprendistato per la qualifica e il diploma professionale, quello della scuola secondaria superiore e il certificato di specializzazione tecnica superiore nella terza tipologia di apprendistato. Ciò vuol dire che verrà considerato come un apprendistato di alta formazione e di ricerca.
Rispetto ai contratti stagionali, questi possono essere estesi anche ad altre attività, che intensificherebbero il lavoro in determinati periodi dell’anno. Inoltre, sono comprese nei lavori stagionali le attività tecnico-produttive e quelle collegate ai cicli stagionali dei settori produttivi o dei mercati serviti dall’impresa.