Tumori curati con caldo e freddo, a Roma terapie meno invasive contro il cancro

Si sta discutendo un metodo innovativo per curare i tumori al Policlinico Gemelli di Roma. Tutto è partito dallo sviluppo tecnologico di una nuova terapia, che mira alla cura del cancro mediante l'ablazione e l'embolizzazione.

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È in corso al Policlinico Gemelli di Roma la decima edizione del convegno Mediterranean Interventional Oncology, durante il quale si sta discutendo di cure innovative per combattere i tumori. In particolare, grazie allo sviluppo tecnologico del settore radiologico, è stata vagliata la possibilità di trattare le metastasi con il caldo, il freddo o l’assenza di sostanze nutritive.

Le aree di discussione sono l’ablazione e l’embolizzazione delle cellule tumorali, per sconfiggere, soprattutto, le metastasi epatiche da tumore del colon retto. Saranno incluse, però, anche quelle secondarie, quali quelle polmonari, renali, ossee e linfonodali.

Come funzionano ablazione ed embolizzazione?

Grazie all’evoluzione tecnologica dei materiali, delle procedure e delle indicazioni della radiologia interventistica, che oggi si occupa soprattutto del trattamento di metastasi epatiche da tumore del colon retto, è stato possibile estendere il campo d’azione e sviluppare nuove tecniche di cura del cancro. Sono entrati nella sfera della radiologia, infatti, la cura delle metastasi epatiche secondarie ad altri tumori e il trattamento di metastasi polmonari, renali, ossee e linfonodali.

Le tecniche utilizzate principalmente sono l’ablazione e l’embolizzazione. La prima consente di debellare il tumore attraverso il calore, ossia con termoablazione a radiofrequenza o a micro-onde, il freddo, cioè crioablazione, campi elettrici, quindi l’elettroporazione, o tossici, ossia l’alcolizzazione. L’embolizzazione, invece, tende a sottrarre al tumore ciò che lo alimenta, chiudendo i vasi che gli fanno arrivare ossigeno e sostanze nutritive. In particolare, esso viene attaccato con dei farmaci (chemio-embolizzazione) o con microsfere radioattive (radio-embolizzazione).

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Il commento del professore Roberto Iezzi

Roberto Iezzi, professore presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, Direttore UOC Radiologia d’Urgenza e Interventistica, Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS, ha commentato così le recenti linee guida dell’EASL, European Association for the Study of the Liver, che vedono una parte del testo dedicata alle innovazioni della radiologia interventistica negli ultimi anni:

In queste linee guida viene ribadito il ruolo centrale del trapianto nel trattamento del tumore del fegato e di una gerarchia terapeutica in questo contesto; i trattamenti loco-regionali hanno un ruolo fondamentale sia in termini curativi (in alternativa alla chirurgia), sia come bridge, cioè nel poter portare il paziente al trapianto, attraverso la riduzione del carico di malattia (“down-staging“).

I trattamenti loco-regionali in questi pazienti hanno anche un ruolo predittivo di risposta al trapianto stesso: chi risponde meglio ai trattamenti loco-regionali, andrà meglio anche dopo il trapianto.

Per quanto riguarda l’ablazione e l’embolizzazione, il professor Iezzi ha continuato spiegando accuratamente il processo che avviene nel trattamento del tumore:

Nel primo caso la novità è rappresentata dall’uso di nuove particelle riassorbibili, in grado di veicolare una serie di farmaci (questo consente di poter agire contro tumori di varia natura).

Il fatto che siano riassorbibili (da un’ora a 4 settimane) permette inoltre di “riaprire” la strada per arrivare al tumore e fare un secondo o un terzo trattamento (un po’ come si fa con i diversi “cicli” di chemioterapia).

L’ischemia prodotta dall’embolizzazione determina nel breve periodo una sorta di shock per il tumore; a questo si aggiunge l’azione del farmaco, portato in quella sede dalle microparticelle.

Per quanto riguarda le novità che la radiologia interventistica apporta rispetto alla chirurgia tradizionale, il professore si è espresso così:

È di qualche mese fa la pubblicazione del trial Collision che ha confrontato la chirurgia versus la termo-ablazione sulle metastasi del colon retto.

Lo studio ha confermato che l’ablazione, grazie alla tecnologia e ai nuovi materiali sempre più performanti, consente di ottenere risultati simili a quelli della chirurgia, ma con minori effetti collaterali.

Questo però non significa che stiamo per abbandonare la chirurgia a favore della radiologia interventistica.

Come sempre, per garantire le maggiori chance di successo è necessario fare una corretta selezione dei pazienti da avviare all’una o all’altra procedura e questa scelta può essere fatta solo dopo aver discusso il caso all’interno di un board multidisciplinare, con tutti gli specialisti coinvolti nel trattamento del paziente.

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Le innovazioni della radiologia interventistica oncologica

La radiologia interventistica sta adottando sempre più un approccio trans-radiale, ossia attraverso un’arteria del polso, piuttosto che quello trans-femorale, mediante i vasi dell’inguine. In questo modo, le tecniche di trattamento del tumore risulterebbero meno invasive per il paziente. Sempre il professore Iezzi ha dichiarato:

L’approccio radiale rappresenta un’ulteriore opzione che si è aggiunta a quella trans-femorale; non c’è una regola generale, la scelta viene fatta sulla base della lesione da trattare e del singolo paziente.

L’approccio attraverso l’arteria radiale è meno invasivo e dunque più gradito al paziente, che può camminare subito dopo la procedura; è inoltre gravato da un minor tasso di complicanze e non richiedere un monitoraggio continuo per ore, da parte del personale infermieristico.

All’interno del Policlinico Gemelli di Roma, infatti, il reparto di radiologia interventistica è un’eccellenza, che opera all’interno del Centro Avanzato di Radiodiagnostica, della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS. La direttrice, la professoressa Evis Sala, ha commentato così il lavoro effettuato nel reparto:

La radiologia interventistica oncologica rappresenta ormai una delle aree di eccellenza del nostro Policlinico grazie soprattutto a uno stretto lavoro di collaborazione multidisciplinare con tutti gli altri specialisti che operano in tale ambito.

La corretta selezione dei pazienti che possono giovarsi di tali trattamenti, insieme alla disponibilità di tecnologie avanzate e alla disponibilità di tutte le tecniche terapeutiche praticabili presso il nostro Policlinico, ci consentono di ottenere risultati ottimali in termini di successo tecnico, guarigione e sopravvivenza dei nostri pazienti.

La radiologia interventistica è un’opzione di trattamento che si affianca, senza contrapporsi agli altri trattamenti possibili, come quelli oncologici, radioterapici o chirurgici.

Combinando in maniera ottimale tutte le opzioni terapeutiche a nostra disposizione, ci consente di raggiungere i migliori risultati per i pazienti con malattie tumorali.

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