Il Teatro Patologico arriva a Sanremo: “Regaliamo bellezza e sincerità”

Durante la terza serata del Festival di Sanremo si è esibito il Teatro Patologico, un progetto che vede come protagoniste persone con disabilità cognitive. L'intento del fondatore, Dario D'Ambrosio, è rivoluzionare la società all'insegna dell'inclusione.

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Ieri sera, 13 febbraio, sul palco dell’Ariston si sono esibiti i componenti del Teatro Patologico, un’iniziativa promossa dall’attore e regista Dario D’Ambrosi, con il fine di promuovere l’inclusione delle persone disabili nella società. Durante la terza serata, i partecipanti al progetto hanno cantato il brano La vita è musica.

Attraverso altre gag, D’Ambrosio e la sua squadra hanno abbattuto ogni tipo di tabù circa la disabilità, che non deve essere intesa come un limite. Attraverso il teatro, in questo caso, chi ha una patologia cognitiva o fisica può esprimere al meglio il proprio sé e sentirsi parte di un gruppo.

Cosa è il Teatro Patologico

L’obiettivo del Teatro Patologico è promuovere la teatroterapia come cura delle disabilità fisiche e mentali. L’Italia è il primo Paese al mondo a credere così tanto in questo tipo di approccio terapeutico e il fondatore del progetto, Dario D’Ambrosi, in una recente intervista rilasciata al settimanale Vanity Fair ha affermato, sulla teatroterapia:

Una grande occasione per tutti i ragazzi disabili, che io chiamerei più correttamente speciali, di tirare fuori la loro sincerità e la loro bellezza in un teatro.

Aver avuto l’esperienza di collaborare con il Teatro dell’Opera di Roma e calpestare le stesse assi sulle quali si sono esibiti mostri sacri come Luciano Pavarotti e Placido Domingo è stata un’emozione incredibile.

Quando i nostri ragazzi recitano, gli spettatori non vedono più i malati di mente in un letto di contenzione ma delle persone che hanno un mondo da raccontare e da esprimere.

Il Teatro Patologico ha realizzato, nel 2024, il film Io sono un po’ matto e tu?, con protagonisti Claudio Santamaria, Edoardo Leo, Raoul Bova, Vinicio Marchioni, Claudia Gerini, Stefania Rocca, Stefano Fresi, Marco Bocci, insieme a 30 ragazzi con disabilità psichiche e fisiche del progetto. Il prossimo 26 febbraio, Io sono un po’ matto e tu? approderà a Hollywood, per partecipare al LA – Italia Festival, mentre a giugno D’Ambrosi presenterà all’ONU una ricerca scientifica per dimostrare come l’arteterapia abbia dei riscontri positivi non solo a livello emozionale, ma anche cerebrale. Sempre a Vanity Fair, D’Ambrosi ha affermato:

Quando abbiamo ricevuto la Lupa Capitolina, il Premio Kennedy e siamo stati ricevuti dall’ONU le cose sono finalmente cambiate: il Teatro Patologico è diventato un’istituzione che può consigliare un metodo in grado di cambiare le cose.

In Italia sono 17 milioni le persone che soffrono di qualche patologia, inclusa la ludopatia e l’anoressia.

Credo davvero, e non per presunzione, che il Teatro Patologico possa essere un medicinale potente per questo Paese.

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Il Teatro Patologico all’Ariston

La terza serata del Festival di Sanremo ha visto l’apparizione dei componenti della compagnia del Tetro Patologico. Si è trattato di un momento di grande profondità, che ha indotto a riflettere gli spettatori sul fatto che avere una disabilità fisica o cognitiva non implica l’avere dei limiti sociali. A introdurre il gruppo è stato Dario D’Ambrosi, che ha presentato il Teatro Patologico a Carlo Conti con queste parole:

Siamo un luogo magico perché aiutiamo e salviamo tantissimi ragazzi e così diamo speranza a milioni di famiglie, perché quando sta bene un ragazzo disabile stanno bene mamme, papà, fratelli, nonni, condomini, quartieri.

È da qui che dobbiamo partire per migliorare la nostra società.

Le famiglie mi dicono “Siamo tornati a dormire la notte, a noi è tornato il sorriso“.

Non abbiamo tanti aiuti come associazione, ma questo è il contributo più bello.

Senza di loro la vita sarebbe una noia mortale.

In apertura, le persone aderenti al progetto hanno proposto un brano del Simon Boccanegra, presentato all’Opera di Roma, per poi raggiungere la platea sulle note di La vita è musica. Alla fine dell’esibizione, i presenti sul palco hanno simulato una bomba, pronunciando:

Siamo più forti e più potenti di una bomba atomica: pensate alla Libia, alla Siria, non fanno altro che buttarsi bombe perché non hanno la forza di guardarsi negli occhi.

Noi questa forza qui ce l’abbiamo.

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Sdoganato il concetto di malato

Nell’intervista a Vanity Fair, Dario D’Ambrosio si è lasciato andare a una descrizione profonda di quella che è la sua concezione di persona malata:

Mi piacerebbe che ci staccassimo tutti da questa idea arcaica di malato: il ragazzo disabile che soffre è in grado di regalare bellezza, e la teatroterapia è lo strumento che lo aiuta a farlo.

Interpretando un personaggio, i ragazzi riescono a tirare fuori la loro patologia e a uscire dalla loro solitudine.

Non guariscono ma, quanto meno, iniziano a sapere gestire quello che hanno e affrontano ogni giorno.

Ho iniziato questo lavoro nel 1980, dopo essere stato internato io stesso nel manicomio Paolo Pini di Milano: da allora, ho sostenuto e aiutato 1700 ragazzi, e questo non può che rendermi fiero.

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