Hai mai sentito parlare di ‘sindrome da corridoio’? Questo è un fenomeno che emerge dall’ottavo Rapporto Censis sul welfare aziendale, condotto in collaborazione con Eudaimon, e riguarda ben tre milioni di dipendenti.
Ma di cosa si tratta nello specifico? Con ‘sindrome di corridoio’ si fa riferimento a un luogo metaforico in cui lavoro e sfera privata sono uniti, per cui si è soggetti a stress, burnout ed episodi di ansia, con effetti anche sulla produttività nel luogo di lavoro. Scopriamo meglio insieme tutto ciò che c’è da sapere, dai sintomi a come evitare di non riconoscere il confine netto tra lavoro e vita privata.
‘Sindrome da corridoio’, cosa dicono gli esperti
In un’intervista a “Vanity Fair” la psicologa del lavoro Eleonora Valè ha approfondito il significato di ‘sindrome da corridoio’:
Possiamo descriverla come l’osmosi di ansie e disagi che si verifica tra vita lavorativa e privata quando i confini vengono a mancare.
Il continuo portare la vita privata nel lavoro e il lavoro nella vita privata, senza mai riuscire davvero a staccare la spina.
Con tutto ciò che questo comporta, sia dal punto di vista del benessere personale sia della produttività sul lavoro. […]
La sindrome da corridoio è figlia di un cambiamento epocale del mondo del lavoro, un mondo sempre più frenetico e non lineare che ci richiede di essere sempre pronti a reagire, a ‘fare’. […]
L’iperconnessione, la richiesta di una risposta immediata, in un contesto in cui tutto è urgente, così come ricevere messaggi dal proprio capo a qualsiasi ora e da qualsiasi canale di comunicazione ci porta in uno stato di allerta continuo.
Come riconoscere la ‘sindrome da corridoio’

Due dei segnali che ci permettono di riconoscere la ‘sindrome da corridoio’ sono l’overthinking e lo stato di costante attivazione corporea, come ha sottolineato la psicologa del lavoro Eleonora Valè:
Il primo è senza dubbio l’overthinking.
Continuare a rimuginare senza mai riuscire a svuotare la mente e a prendere distanza dai pensieri, con tutto ciò che questo comporta a livello emotivo e psicologico, è un chiaro segnale di stress.
Così come sentirsi in uno stato di costante attivazione corporea, intesa come iperattività e allerta continua.
La sindrome da corridoio è infatti una dinamica di stress che ci fa stare sempre sull’attenti, come se fossimo perennemente col motore accesso, anche quando non abbiamo più benzina e non avessimo mai il tempo per ricaricarci.
Come non lasciarsi sopraffare dalla ‘sindrome da corridoio’?
Come evitare la ‘sindrome da corridoio’? Un importante consiglio della dott.ssa Valè è ascoltare il proprio corpo quando c’è bisogno di uno stop: “Dal punto di vista individuale, ciascuno di noi può imparare a prendersi cura di sé, del proprio corpo e della propria mente, a prescindere dal luogo di lavoro. […] In una società della performance che ci chiede sempre di fare, insomma, procedere per sottrazione e riuscire a mettere ogni tanto come priorità il non-fare, può aiutarci”.
Per concentrarsi sul proprio io si può praticare meditazione e yoga in quanto, come ha evidenziato ancora Eleonora Valè, “aiutano il sistema nervoso a calmarsi e regolarsi e a […] lasciare andare i pensieri e a rientrare in contatto con il proprio corpo e con il momento presente”.
Non solo i dipendenti, anche le aziende devono proteggere i proprio impiegati da possibili episodi di burnout ed ecco su cosa devono puntare, come ha affermato la psicologa del lavoro Valè: “Devono mettere al centro delle loro strategie il benessere dei lavoratori, puntando sul welfare che è uno degli elementi fondamentali per sostenere il benessere olistico delle persone, ovvero il benessere fisico, finanziario, ma anche psicologico”.
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