mercoledì, 19 Marzo 2025
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Cos’è Uber Eats, il robot che ci consegna la cena a casa senza inquinare

La nuova frontiera delle app per ordinare cibo da asporto è Uber Eats, un robot che fa consegne a casa. Tra i vantaggi spicca l'attenzione all'ambiente.

Le applicazioni per ordinare cibo da asporto sono in continua evoluzione. Una delle ultime novità in questo settore è Uber Eats, la piattaforma di food delivery che utilizza un robot per far arrivare le pietanze a casa dei clienti.

L’idea è nata negli Stati Uniti ma l’obiettivo è espandere il progetto anche in altri Paesi. Tra le varie caratteristiche di Uber Eats, inoltre, è da sottolineare l’attenzione che l’app pone sull’ambiente. Vediamo meglio come funziona.

Cos’è Uber Eats

Uber Eats è una piattaforma statunitense, tramite la quale vengono ordinati e consegnati cibi da asporto. È una ramificazione dell’impresa di trasporto automobilistico Uber e la novità che apporta è l’utilizzo di un robot al posto dei rider. Il cyborg è stato creato da Avride, un’azienda di Austin, ed è completamente autonomo, senza la necessità di essere telecomandato a distanza.

Tale caratteristica è dovuta alla presenza di un sofisticato sistema di sensori, in grado di analizzare l’ambiente circostante e percorrere il tragitto senza problemi. Sulla parte alta del robot è posizionato un LiDAR, cioè un dispositivo simile a un radar, il quale rileva lo spazio intorno, mentre sui quattro lati si trovano cinque videocamere, per ottenere una visione a 360 gradi. Inoltre, sono presenti dei sensori ultrasonici, così da rilevare eventuali ostacoli presenti sul tragitto.

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Come funziona Uber Eats

Uber Eats funziona in maniera semplice e intuitiva. Una volta preparato l’ordine dal cliente, un addetto del ristorante scelto pone il sacchetto con il cibo all’interno del vano portaoggetti del robot. Questa sezione si chiude ermeticamente, in modo da non alterare la temperatura del contenuto. A questo punto, il cyborg parte autonomamente per effettuare la consegna.

La velocità raggiunta dal robot è di 7 chilometri orari e il tragitto viene percorso in totale sicurezza, lungo i marciapiedi e seguendo la segnaletica stradale. L’unico aspetto critico riguarda alcuni clienti, i quali, incuriositi da tale tecnologia, reagiscono in maniera poco consona, per esempio sedendosi sopra.

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L’attenzione all’ambiente

Uno dei problemi principali delle app di consegna di cibo è l’eccessivo spreco di contenitori e imballaggi. Uber Eats ha provato a ovviare a tale criticità grazie a soluzioni come DeliverZero, azienda specializzata nella diffusione di recipienti riutilizzabili. Il rider, dunque, passa nuovamente a ritirare il packaging a casa del cliente, per riportarlo al ristorante. Secondo Uber, infatti, con l’aumentare delle ordinazioni di cibo da asporto si è innalzata anche la quantità di plastica monouso sprecata.

La collaborazione con DeliverZero, dunque, rappresenta una scelta sostenibile, senza costi aggiuntivi eccessivi. Non è la prima volta che Uber Eats si muove in questo campo. Anni fa, per esempio, si era concentrata su soluzioni relative a packaging ecologici messe in pratica in Francia, Svizzera, Germania e Regno Unito. Con il tempo la collaborazione tra le due aziende si è intensificata, dando anche un incentivo a DeliverZero che è riuscita a essere compatibile con tutte le principali app di ordinazione e consegna di cibo negli Stati Uniti.

I risultati ottenuti

La collaborazione tra Uber Eats e DeliverZero è iniziata nel 2022 e nel giro di più di due anni la situazione ambientale è migliorata notevolmente. Oltre 130 ristoranti statunitensi, infatti, hanno aderito all’iniziativa, soprattutto nelle città di New York, Boulder, Los Angeles, Denver e nella Bay Area. Il costo aggiuntivo del servizio è di 0,99 dollari.

Per quanto riguarda la restituzione del contenitore, il cliente può scegliere tra varie opzioni: al ristorante in cui è stato effettuato l’ordine, in un qualsiasi ristorante che aderisce all’iniziativa, oppure si può optare per un ritiro a domicilio da parte di un corriere inviato da DeliverZero. Dall’inizio del progetto sono stati risparmiati circa 11 mila contenitori monouso, oltre che 1.819 kg di emissioni di gas serra e oltre 20 mila litri di acqua per la loro produzione.

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