mercoledì, 16 Aprile 2025
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Creati i primi ologrammi interattivi, cosa sappiamo sulla nuova scoperta

Uno studio spagnolo ha creato i primi ologrammi con cui è possibile interagire fisicamente. Tutto quello che c'è da sapere.

Andrea Gioacchini
Andrea Gioacchini
Classe '99, romano, si occupa di comunicazione editoria e giornalismo dal 2020. “Cerco pace in questo vento e scovo un soffio di lucidità” è il suo motto.

Gli ologrammi sono rappresentazioni tridimensionali proiettate su superfici fotografiche, capaci di dare vita a immagini che sembrano fluttuare nello spazio.

Questa tecnologia rappresenta da sempre uno dei punti più alti raggiunti nell’interazione tra esseri umani e dispositivi digitali.

Di recente, un gruppo di ricercatori spagnoli ha compiuto un importante passo nel settore, sviluppando i primi ologrammi che non solo possono essere osservati, ma anche afferrati fisicamente.

Lo studio è al momento disponibile sulla piattaforma pubblica Hal, ma sarà presentato in una conferenza internazionale in Giappone, a Yokohama, dal 26 aprile al primo maggio del 2025.

Nonostante esistano già diversi tipi di display olografici sul mercato, gli stessi ricercatori sottolineano come, fino ad ora, nessuno di questi fosse in grado di offrire un’interazione diretta con l’ologramma stesso.

Questa nuova tecnologia, invece, apre la strada a un’interazione completamente nuova e innovativa. Vediamo nel dettaglio la ricerca.

Ologrammi interattivi, lo studio spagnolo

Toccare e afferrare gli ologrammi con le nostre mani è sempre sembrato impossibile, eppure ci siamo.

Lo studio, condotto dai ricercatori dell’Università Pubblica di Navarra (UPNA), ha presentato lo sviluppo di display volumetrici che non solo proiettano immagini 3D nell’aria, ma permettono agli utenti anche di toccarle e manipolarle.

I display volumetrici rappresentano una tecnologia in grado di farci visualizzare le immagini tridimensionali nel vuoto, dando l’impressione che esse esistano realmente.

Il funzionamento di questi dispositivi si basa su uno strato chiamato “diffusore”, che oscilla ad altissima velocità.

Su questo strato vengono poi proiettate fino a 2.880 immagini al secondo che, grazie al fenomeno della persistenza della visione, vengono percepite come un oggetto tridimensionale solido e continuo.

Ogni immagine viene quindi mostrata a un’altezza leggermente diversa, e la rapidissima successione delle proiezioni crea l’illusione di un volume sospeso nello spazio.

Questa tecnologia, però, non sembra essere priva di limiti. I ricercatori spiegano infatti che uno dei principali problemi risiede nella rigidità del diffusore: muovendosi a velocità elevata, un contatto accidentale potrebbe infatti causarne la rottura o provocare piccoli incidenti all’utente, come tagli o contusioni.

Per le diverse criticità, il team di ricerca ha intrapreso una fase sperimentale in cui ha analizzato diversi materiali, valutando le diverse proprietà ottiche e meccaniche.

Alla fine di questo processo, i ricercatori sono riusciti a sostituire il tradizionale diffusore rigido con uno di materiale elastico, molto più sicuro in caso di un contatto diretto.

Tuttavia, come sottolinea Elodie Bouzbib, prima autrice dello studio condiviso sulla piattaforma, i materiali elastici tendono a deformarsi durante l’oscillazione, rendendo necessaria una correzione in tempo reale delle immagini proiettate, affinché l’effetto visivo rimanga nitido e realistico.

L’adozione di questo diffusore flessibile apre le porte a modalità d’interazione completamente nuove. Grazie a questa innovazione, gli utenti possono ora toccare, afferrare e manipolare gli ologrammi come se fossero oggetti reali.

Asier Marzo, coordinatore dello studio, ha commentato così la ricerca:

Siamo abituati all’interazione diretta con i nostri telefoni, dove tocchiamo un pulsante o trasciniamo un documento direttamente con il dito sullo schermo:

è naturale e intuitivo per gli esseri umani.

Questo progetto ci consente di utilizzare questa interazione naturale con la grafica 3D per sfruttare le nostre innate capacità di visione e manipolazione 3D.

Un esempio, riportano i ricercatori stessi, è la possibilità di “afferrare un cubo tra l’indice e il pollice per spostarlo e ruotarlo, o simulare le gambe che camminano su una superficie usando le dita della mano”.

Questa tecnologia rappresenta quindi un vero e proprio salto di qualità nel campo della realtà virtuale, e promette di cambiare radicalmente il modo in cui percepiamo e interagiamo con le immagini digitali nello spazio.

Leggi anche: Il ruolo dell’innovazione e dell’IA nelle nuove strategie aziendali

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Andrea Gioacchini
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Classe '99, romano, si occupa di comunicazione editoria e giornalismo dal 2020. “Cerco pace in questo vento e scovo un soffio di lucidità” è il suo motto.

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