In seguito alla scomparsa di Papa Francesco è partito il toto nome sul prossimo vescovo di Roma. È iniziata a circolare, infatti, una lista di possibili aspiranti Pontefici, provenienti da varie parti del mondo.
Nell’elenco appaiono anche quattro vescovi italiani. Il nome più accreditato, fino a ora, è quello di Pietro Parolin, Segretario di Stato e il più alto diplomatico della Santa Sede, nominato vescovo da Benedetto XVI.
Chi succederà a Papa Francesco?

Quando scompare un Pontefice, il Conclave per eleggerne uno nuovo si svolge tra il quindicesimo e il ventesimo giorno dopo la morte. In questo modo si dà la possibilità ai cardinali elettori di raggiungere il Vaticano.
Tra i nomi che hanno iniziato a circolare dopo la morte di Papa Francesco, dunque, spiccano numerose figure progressiste. Ciò è dovuto anche al fatto che dei 135 cardinali votanti, 108 sono stati nominati dallo stesso Bergoglio e, di conseguenza, rappresentano le sue stesse idee.
Non è da escludere, a ogni modo, che il futuro Pontefice provenga da una fazione conservatrice. Nella lista pubblicata dall’agenzia di stampa francese Afp, i quindici vescovi che si contendono la nomina papale provengono da diverse parti del mondo, come Francia, Malta, Ghana, Repubblica Democratica del Congo e anche Italia.
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Un possibile Papa italiano
Nella lista dei possibili successori di Papa Francesco si leggono anche quattro vescovi italiani, ossia Pietro Parolin, Matteo Zuppi, Claudio Gugerotti e Pierbattista Pizzaballa.
Pietro Parolin
A essere in cima è Pietro Parolin, Segretario di Stato e più alto diplomatico della Santa Sede. Durante il Pontificato di Bergoglio ha accompagnato il Pontefice, rimanendogli accanto e, proprio per questo, rappresenterebbe un elemento di continuità all’interno della Chiesa.
Esperto in ambito diplomatico, è conosciuto dai leader di tutto il mondo. Inoltre, dopo essere stato nominato Segretario di Stato da Papa Francesco, nel 2013, l’anno seguente Parolin è stato ammesso nel ristretto Consiglio di cardinali, che assiste il Pontefice nella riforma della Chiesa.
Matteo Zuppi
Matteo Zuppi è arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, cioè la Conferenza episcopale italiana. Per più di trent’anni si è occupato delle questioni diplomatiche del Vaticano, svolgendo anche la funzione di inviato speciale di pace di Papa Francesco per l’Ucraina.
L’arcivescovo è rinomato, inoltre, per la sua vicinanza alle persone più bisognose. Come Parolin, anche Zuppi rappresenterebbe un elemento di continuità con il Pontificato di Bergoglio, nel caso in cui fosse eletto Pontefice.
Claudio Gugerotti
Originario di Verona, il cardinale Claudio Gugerotti ha prestato servizio come nunzio in Paesi quali la Gran Bretagna, la Georgia, l’Armenia, l’Azerbaigian, la Bielorussia e l’Ucraina.
In quanto esperto diplomatico, è stato consultato da Papa Francesco sulla guerra tra Ucraina e Russia. Poliglotta, Gugerotti è stato nominato, nel 2022, Prefetto del Dicastero per le Chiese Orientali.
Pierbattista Pizzaballa
Pizzaballa è patriarca di Gerusalemme dei Latini e principale esponente cattolico in Medio Oriente. La sua Arcidiocesi comprende Israele, i territori palestinesi, la Giordania e Cipro.
La nomina come cardinale è giunta nel settembre del 2023, poco tempo prima che scoppiasse la guerra tra Israele e Hamas. Dunque, Pizzaballa ha lanciato un appello per la pace da entrambe le parti e, in occasione del Natale 2024, ha celebrato la messa a Gaza e a Gerusalemme.
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Nomi provenienti da tutto il mondo
Il futuro successore di Papa Francesco potrebbe provenire da diverse parti del mondo, non solo dall’Italia. Tra i cardinali europei, i più accreditati alla nomina sono l’arcivescovo di Marsiglia Jean-Marc Aveline, il vescovo di Stoccolma Anders Arborelius, il vescovo emerito dell’isola maltese di Gozo Mario Grech, l’arcivescovo metropolita di Esztergom-Budapest Peter Erdo.
Dei cardinali provenienti dal continente asiatico bisogna citare l’arcivescovo metropolita emerito di Manila, Luis Antonio Tagle, ritenuto il favorito in Asia a succedere al Papato. Tangle è considerato un moderato carismatico, che si è espresso circa alcune mancanze della Chiesa rispetto allo scandalo degli abusi sessuali.
Charles Maung Bo, invece, è l’arcivescovo di Yangon, in Birmania. Presidente della Federazione delle Conferenze Episcopali Asiatiche, è stato nominato cardinale da Papa Francesco nel 2015, prima e unica volta per un religioso del suo Paese.
Proviene dal continente africano Peter Turkson, arcivescovo emerito di Cape Coast, in Ghana, e cancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze e delle Scienze Sociali. È uno dei cardinali africani più influenti della Chiesa e, seppure in passato abbia dichiarato di non voler ricoprire la carica papale, potrebbe diventare il primo Pontefice nero della storia.
Della Repubblica democratica del Congo è l’arcivescovo di Kinshasa Fridolin Ambongo Besungu, unico cardinale africano nel Consiglio dei Cardinali di Papa Francesco. In quanto presidente del Simposio delle Conferenze Episcopali di Africa e Madagascar, nel 2024 si è espresso contrario alla dichiarazione del Vaticano che autorizzava i sacerdoti a impartire benedizioni non liturgiche alle unioni omosessuali.
Infine, dal continente americano arrivano i nomi di Robert Francis Prevost, arcivescovo-Vescovo di Chiclayo, e Timothy Dola, arcivescovo di New York. Il primo è il prefetto del Dicastero per i Vescovi, incaricato di consigliare il Papa sulle nomine dei nuovi vescovi. Inoltre, dopo essere stato nominato vescovo nel 2023, è diventato presidente della Pontificia Commissione per l’America Latina. Dola, invece, è un conservatore, fermamente contrario all’aborto.