Guendalina Tavassi, showgirl ed ex concorrente del Grande Fratello, è stata vittima di Revenge porn. Infatti, ha denunciato alla Polizia postale l’hackeraggio del suo iCloud, dove c’erano video intimi girati con il marito Umberto D’Aponte. Uno di questi filmati circola già su Pornhub e nei gruppi Telegram. Il racconto di Guendalina Tavassi ai suoi follower su Instagram.
Guendalina Tavassi e marito vittime di Revenge porn
La showgirl mostra la denuncia nelle sue Instagram Stories e in lacrime dice:
Per favore ragazzi, aiutatemi! Sono una mamma, ho dei figli, un marito e queste cose sono private, queste cose succedono troppo spesso e a volte sono finite anche male. Queste cose rovinano la vita delle persone, io sono forte ma sono una persona.
Questo è un reato. Mi hanno hackerato il telefono, erano delle cose personali, dei video. ognuno di noi può fare quello che vuole, tutti noi abbiamo delle immagini simili sul telefono. Ma ho dovuto denunciare, perché io sono una mamma, è una cosa orribile.
Chiunque abbia divulgato questi video, verrà denunciato. Mi vedete sempre forte, sempre solare e sorridente, ma queste cose toccano anche me. io faccio sempre la cretina, rido e scherzo, ma queste cose sono gravi.
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Le parole di Umberto D’Aponte, marito di Guendalina Tavassi
Umberto D’Aponte, marito di Guendalina Tavassi e padre delle sue figlie, compare sullo sfondo del video di denuncia di Guendalina Tavassi, e dice poche parole che racchiudono tutta la sua rabbia: “Sono cose nostre, è la nostra vita privata, posso prenderlo in c**o io, lo puoi prendere tu, non c’entra“.
Revenge porn, ecco cosa dice la legge in Italia
Il Revenge porn è un reato. La diffusione di video e foto a sfondo sessuale è una vendetta sempre più frequente da parte di ex fidanzati o mariti, o nel caso della Tavassi a causa di hacker.
La legge sul Revenge porn viene approvata dal Parlamento italiano dopo la morte di Tiziana Cantone. La 31enne si uccise nel settembre del 2016, dopo aver subito una gogna sul web con la diffusione di alcuni video privati e dopo aver cercato giustizia con svariate denunce. Dopo quattro anni resta sconosciuto il colpevole della diffusione dei video della Cantone. Il Revenge porn rovina la reputazione della vittima e, come accaduto nel caso di Tiziana Cantone, può indurre al suicidio.
La legge italiana stabilisce che chi invia, consegna, cede, pubblica o diffonde on line contenuti sessualmente espliciti, destinati a rimanere privati, è punito con la reclusione da uno a sei anni e una multa da 5mila a 15mila euro.
Perché Telegram è il canale preferito del Revenge porn
Telegram è la piattaforma “preferita” del Revenge porn. I principali motivi sono due. Il primo è che l’app ha dei termini di servizio sulla privacy abbastanza sommari. Secondo motivo, i gruppi. I gruppi aperti possono essere ricercati per nome e appaiono tranquillamente nella chat. I gruppi chiusi, invece, hanno bisogno di un invito, tramite link. Ed ecco il terreno fertile per il Reveng porn. Con la crittografia end-to-end, solo chi partecipa a una chat può conoscerne il contenuto. E, Telegram punisce la diffusione di video a sfondo sessuale “solo se visibili pubblicamente”.
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