Viaggiare per molti è una passione, per altri una vera e propria necessità. In quest’ultimo caso, si è soliti riferirsi a questa pulsione con il nome di wanderlust o sindrome di wanderlust.
Sì, perché alle volte, l’amore per il viaggio e per l’esotico diventa ossessione e il non poterla soddisfare una patologia che ha ricadute sull’umore e lo stile di vita.
Nel tempo anche la scienza si è occupata di indagare quest’impulso e le conclusioni alle quali è giunta vi sorprenderanno, perché la passione per il viaggio non è un vezzo, ma è scritta nel nostro DNA.
Wanderlust significato
Il termine Wanderlust viene dalla lingua tedesca e deriva dall’unione di due parole: wander, girovagare e lust, desiderio. L’origine della parola, infatti, non di rado viene fatta risalire al romanticismo tedesco.
Il wanderer romantico è il viandante, colui che segue un cammino, da intendersi, però, non come un luogo tangibile e reale. Piuttosto è inteso come un avventuriero dello spirito, un essere alla ricerca di se stesso, colui che tende alla conoscenza di ciò che ancora non conosce.
La letteratura romantica è piena di questi esempi e il Wilhelm Meinster di Wolfgang Goethe, testo divenuto ormai classico della tradizione tedesca, ne è paradigma.
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Sindrome del viaggiatore o wanderlust
La necessità viscerale di viaggiare, intesa dunque come l’esigenza di confrontarsi con l’ignoto, di conoscere sempre nuova gente e nuovi luoghi e fare esperienze inusuali, è ciò che si definisce con il termine wanderlust.
È un impulso innato, e più avanti ne capiremo il perché, che spinge ad andare verso il nuovo e a superare ogni tipo di barriera culturale o geografica.
Uno stile di vita affascinante quando non diventa patologico. Sì, perché non di rado per un wanderer il desiderio di viaggiare si trasforma in ossessione e la voglia di fuggire è un impulso irrefrenabile.
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Sindrome di wanderlust, ecco cosa dice la scienza
Come accennato poco sopra, anche la scienza si è occupata di indagare quest’impulso irresistibile del viandante. Ebbene, diverse ricerche scientifiche sembrano aver dimostrato che nel DNA esiste un vero e proprio “gene del viaggio”, detto appunto “gene di wanderlust”.
Corrisponde al DRD4 7r, un recettore della dopamina D4 che regola il livello di curiosità di un individuo e lo rende sensibile agli stimoli esterni. La sua funzione si collega, dunque, alla dopamina, neurotrasmettitore fondamentale nel determinare gli equilibri dell’umore.
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Wanderlust e le tracce del corredo genetico
Secondo quanto riferito dallo studioso Chaunsheng Chen che di wanderlust si è occupato, il cosiddetto gene del viaggio è generalmente rintracciabile tra i popoli che vantano un passato di migrazioni. Un ulteriore studio di David Dobbs, autore per National Geographic, conferma questa teoria.
Comparando il corredo genetico delle popolazioni più sedentarie e quelle che tendono alla migrazione, anche Dobbs riferisce di aver notato che questo tipo di geni sono più frequenti nelle popolazioni i cui antenati hanno storicamente percorso lunghe distanze, gli africani ad esempio.
Comunque, una ricerca pubblicata dalla rivista “Evolution and Human Behaviour” dimostra che solo il 20% della popolazione mondiale presenta alti livelli di DRD4 7r nel proprio corredo genetico.
Identikit di un wanderer
È chiaro, a questo punto, che le persone con la sindrome di wanderlust non sono solo più propense di altri a viaggiare, sarebbe riduttivo. Sono anche più portate ad affrontare rischi, sperimentare novità, assaggiare cibi diversi e a cercare più relazioni sociali.
Il wanderer è spesso su internet alla ricerca di nuovi itinerari, consulta siti di viaggi, passa in rassegna ogni offerta di voli, e in generale di treni, autobus o navi.
Guarda documentari e film che raccontano di mete particolari o programmi che parlano di avventura. Il wanderer legge manuali di viaggi, il mappamondo e avrà sempre qualche guida turistica a portata di mano. Chi è affetto da sindrome di wanderlust risparmia per poter viaggiare, investe le proprie risorse economiche a tal fine e ha sempre una valigia pronta nel ripostiglio!
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Wanderlust tatuaggio
Ormai non è raro sentir parlare o leggere di persone che hanno lasciato tutto pur di viaggiare e fare nuove esperienze di vita.
Il wanderer sogna città ancora da scoprire, avventure da tentare, oasi da raggiungere. Si nutre di storie di viaggi incredibili e adora collezionare timbri sul passaporto. O tatuaggi che raccontano la sua di storia!
Ogni tatoo ricorda un luogo, un’ispirazione e, spesso, un obiettivo raggiunto. I tatuaggi servono a ricordare, esattamente come una cartolina, una fotografia o un souvenir. Frasi appassionate, mappamondi, simboli e colori dei luoghi visitati, coordinate, bussole: quando si tratta di raccontare delle esperienze vissute altrove la fantasia del wanderer si sbizzarrisce e il corpo si colora.
Prendendo in prestito le parole di Michel de Montaigne, filosofo e scrittore francese del 500, l’attitudine, la filosofia di vita che caratterizza un wanderer si potrebbe così esprimere in una frase:
A chi mi domanda ragione dei miei viaggi, solitamente rispondo che so bene quel che fuggo, ma non quello che cerco.
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