venerdì, 17 Gennaio 2025
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Caso Vannini, la vita dei Ciontoli in carcere: “Vogliamo andare via da qui, è un’ingiustizia”

Ciontoli in carcere: dopo la sentenza della Cassazione. la famiglia si trova in carcere: la madre Maria, Martina e Federico sono a Rebibbia, mentre Antonio Ciontoli ha chiesto il trasferimento a Civitavecchia.

Asia Buconi
Asia Buconi
Classe 1998, romana. Laureata in Scienze politiche e relazioni internazionali, ama l’attualità e la letteratura, ma la sua passione più grande è la sociologia, soprattutto se applicata a tematiche attuali. Nel tempo libero divora film e serie tv.

Dopo la conferma della condanna in Cassazione per l’omicidio del 19enne Marco Vannini, tutta la famiglia Ciontoli è finita in carcere: Antonio Ciontoli è stato trasferito su sua richiesta nel carcere di Civitavecchia, il figlio Federico si trova al Rebibbia, dove sono state trasportate anche Martina e sua madre Maria.

Questo perché il 3 maggio scorso, la Suprema Corte di Cassazione ha confermato la sentenza di appello bis relativa all’omicidio di Marco Vannini, condannando Antonio Ciontoli a 14 anni di reclusione per omicidio con dolo eventuale, mentre sua moglie Maria Pizzillo e i figli Federico e Martina dovranno scontare 9 anni e 4 mesi per concorso anomalo, per non aver chiesto subito il soccorso di Marco.

Dal momento in cui la Cassazione si è espressa, tutta la famiglia Ciontoli non ha nascosto il proprio malcontento: la sentenza sarebbe stata troppo severa a causa della gogna mediatica operata dalla stampa e dall’opinione pubblica su uno dei casi più discussi degli ultimi anni. “Una giustizia sommaria, su cui ha pesato la pressione mediatica” ha detto Antonio Ciontoli, mentre il legale del figlio Federico, Domenico Ciruzzi, non ha escluso di appellarsi alla Corte europea dei diritti dell’uomo.

Nel frattempo, i Ciontoli sono ospiti in carcere ormai da due settimane. La Repubblica ha raccontato com’è la loro vita tra le sbarre dei penitenziari romani.

Martina Ciontoli si trova con la madre Maria Pezzillo nel carcere di Rebibbia. Stando a quanto riportato da La Repubblica, la giovane sarebbe molto dimagrita: evidente il volto scavato e lo sguardo perso nel vuoto, assente e spaesato. L’unica frase che la ragazza ripeterebbe senza sosta è: “Quando usciamo? Voglio andare via da qui”, mentre i suoi regolari colloqui con lo psicologo continuano. E la madre Maria Pezzilo, con la quale condivide la cella assieme ad un’altra signora anziana, non può far altro che unirsi all’appello della figlia: “vogliamo andare via da qui, è un’ingiustizia, non volevamo la morte di Marco”, avrebbe detto la donna.

Le testimonianze dal carcere arrivano attraverso le parole dell’avvocato delle due donne, Andrea Miroli, che ha intrattenuto con loro un colloquio a Rebibbia nei giorni scorsi. Stando alle parole del legale, Martina trascorrerebbe le sue giornate in tuta, nessun libro, nessuna voglia di pensare davvero ad una vita in carcere. La ragazza sembra non aver ancora metabolizzato quanto accaduto e passa le sue giornate aspettando la telefonata al fidanzato, con cui è legata ormai da 3 anni. Ma saranno almeno 4 gli anni che Martina dovrà trascorrere in carcere: la direzione della casa circondariale l’ha perciò inserita assieme a 14 detenute in un progetto di lavoro con un’azienda tecnologica. Esprimendosi ancora una volta sulla morte di Marco, la ragazza, oggi 26enne, avrebbe detto al suo avvocato:

Non ho voluto la morte di Marco. Come avrei potuto? Io gli volevo bene.

Siamo state accolte bene” ha comunque ammesso al personale del carcere di Rebibbia Martina, che ora attende la somministrazione della seconda dose di vaccino. Mentre Gabriella Stramaccioni, garante dei detenuti del Comune, ha assicurato che la direzione e il Comandante di Rebibbia garantiranno alla ragazza “percorsi di socializzazione e di lavoro”.

La strategia del legale delle due donne Andrea Miroli rimane la stessa: tentare il ricorso per alleggerire la condanna. L’avvocato ha detto:

Non ci fermeremo, noi avvocati, davanti a questa condanna. Ci rivolgeremo con un ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo e valuteremo un eventuale ricorso straordinario alla Cassazione.

Dovremo aspettare sei mesi dalla pubblicazione delle motivazioni della sentenza e ovviamente leggerne il contenuto.

Maria e Martina sono ancora scosse perché non avrebbero mai immaginato che la condanna venisse confermata.

Mentre Martina non ha fatto particolari richieste al suo legale, la madre Maria Pezzillo ha chiesto di poter senitire al telefono la sorella che abita a Caserta e il marito Antonio. A breve saranno concessi anche i colloqui, richiesti già dalla sorella e dal padre di Maria.

Antonio Ciontoli è sempre più solo e distante dalla sua famiglia: il figlio Federico non ha intenzione di condividere con lui la cella e l’uomo ha richiesto il trasferimento al carcere di Civitavecchia. Perché come affermato dalla mamma di Marco Marina Conte, in questa vicenda “giustizia è fatta, ma non ha vinto nessuno”. Mentre la verità su quanto accaduto la terribile notte del 17 maggio 2015 ancora non è emersa.

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Asia Buconi
Asia Buconi
Classe 1998, romana. Laureata in Scienze politiche e relazioni internazionali, ama l’attualità e la letteratura, ma la sua passione più grande è la sociologia, soprattutto se applicata a tematiche attuali. Nel tempo libero divora film e serie tv.

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