Alberto Genovese, il 43enne milionario ‘mago’ delle start up digitali arrestato con l’accusa di aver drogato e stuprato due ragazze, ha ottenuto il permesso di lasciare il carcere e di proseguire lo sconto di pena ai domiciliari.
Andrà in una clinica, nella Comunità ‘Crest’ di Cuveglio, in provincia di Varese, per continuare il percorso di disintossicazione iniziato nel carcere a San Vittore, dove era detenuto dal 6 novembre 2020.
A decidere l’attenuazione della pena è stato il gip di Milano Tommaso Perna, che ha accolto l’istanza presentata dai legali dell’imprenditore, Luigi Isolabella e Davide Ferrari, dopo che nei mesi precedenti istanze analoghe erano state respinte.
Il giudice, da come si legge nel provvedimento, ha motivato anche la sua scelta di concedere i domiciliari: “il lungo periodo di detenzione ha tranciato i suoi legami con l’ambiente nell’ambito del quale si erano sviluppate le relazioni patologiche con le vittime” e riguardo alla presunta pressione esercitata sui testi e sulle vittime delle presunte violenze “non sono stati chiariti gli aspetti del tentativo di depistaggio effettuato nei confronti” della 18enne e quindi non si può fare “una valutazione circa l’esistenza di un pericolo di inquinamento probatorio non soltanto ‘potenziale’ o astratto, ma anche attuale e concreto”.
Alberto Genovese e l’accusa di duplice stupro
Alberto Genovese è stato arrestato a novembre dopo la denuncia di una 18enne che racconta di essere stata drogata e stuprata lo scorso ottobre durante una delle feste organizzate dall’imprenditore nel suo attico milanese vicino al Duomo soprannominato ‘Terrazza Sentimento’.
L’altro caso per cui Genovese è stato indagato riguarda una 23enne che racconta un’episodio analogo a quello della 18enne ma verificatosi nel luglio 2020 in una villa ad Ibiza, nella quale l’uomo stava trascorrendo le vacanze. Per questa seconda indagine è indagata anche l’ex fidanzata dell’epoca.
Secondo l’accusa in entrambi i casi l’imprenditore avrebbe reso incoscienti le vittime per abusarne con un mix cocaina, ketamina e mdma.
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Alberto Genovese e la scelta di far confluire il patrimonio in una trust
Nelle prossime settimane si attende il rinvio a giudizio. Alberto Genovese davanti al gup potrebbe optare per il rito abbreviato, che gli permetterebbe uno sconto di un terzo di pena e un processo a porte chiuse.
Sicuramente verrà considerato il gesto dell’imputato di aver fatto confluire il suo patrimonio in una trust, che come riporta AGI, viene creata per “la gestione del proprio patrimonio separandosi così in termini oggettivi dalle proprie disponibilità e dal controllo delle stesse garantendo comunque il pagamento delle spese di giustizia inerenti tali procedimenti, eventuali risarcimenti dei danni dovuti alle parte offese, nonché il pagamento di qualsiasi debito d’imposta o sanzioni amministrative”.
Inoltre si attende anche la relazione di un perito che sta analizzando, su richiesta della difesa, gli audio delle telecamere presenti a “Terrazza Sentimento” per valutare se la ragazza 18enne abbia espresso un consenso.
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