Tessuti biocompatibili, geometrie millimetriche e impianti su misura: il futuro dei trapianti è la stampa 3D, la cosa non è certo una novità. Se gli organi interni pongono ancora molte sfide per la complessità delle strutture e del funzionamento, quando si tratta di tessuti ossei il progresso della bioingegneria procede con andatura spedita. È stata presentata ieri alla stampa un’operazione innovativa portata a compimento da un’eccellenza italiana della medicina: l’Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna ha realizzato e impiantato con successo una protesi alla caviglia ricostruita interamente in 3D. Leggi anche: Trapianto da record: 4 organi su un solo paziente, è la prima volta in Europa
Il paziente aveva perso l’uso del piede nel 2007
Il paziente, un uomo di 57 anni che aveva perso la funzionalità del piede nel 2007, era stato giudicato inoperabile a causa di una grave alterazione anatomica della caviglia causata da un incidente. L’équipe medica della Clinica Ortopedica 1, coordinata dal Dott. Cesare Faldini, ha eseguito un intervento che rappresenta un’innovazione assoluta a livello mondiale, così descritta dallo stesso Faldini:
È la prima volta che un impianto protesico per la caviglia a conservazione dell’isometria legamentosa viene costruito in stampa tridimensionale e impiantato con una tecnica a guide di taglio personalizzate, che permettono di risparmiare tempo chirurgico e tessuto osseo in un paziente con una distruzione articolare post traumatica.
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La procedura: analisi cliniche, modello 3d e impianto
La tecnica è stata messa a punto grazie alla collaborazione tra chirurghi ortopedici e ingegneri del Rizzoli e dell’Alma Mater. La procedura si è svolta in due tempi. La prima fase è stata dedicata all’elaborazione grafica e allo studio del modello. Dopo aver sottoposto il paziente a TC della caviglia, è stata elaborata una ricostruzione completa dell’area di intervento. Il laboratorio di analisi del movimento del Rizzoli, guidato dall’Ing. Alberto Leardini, ha realizzato un modello 3D della gamba e del piede. A quel punto i chirurghi ortopedici si sono affiancati agli ingegneri biomedici per simulare l’intervento al computer. Una volta stabilita la geometria della protesi e il posizionamento, un primo modello osseo è stato stampato per le prove manuali. La combinazione più soddisfacente di materiali, una lega di Cromo-Cobalto-Molibdeno, è stata infine selezionata per la protesi vera e propria, a questo punto realizzata e impiantata. Leggi anche: Realizzato il primo cuore artificiale stampato in 3d
Nuove speranze per il futuro: altri 20 pazienti in attesa di interventi simili
L’intervento si è svolto il 9 ottobre ed è stato eseguito nella maniera meno invasiva possibile, con l’utilizzo di guide personalizzate, in modo da rimuovere soltanto le sezioni di cartilagine e osso necessarie:
Sia la tibia che l’astragalo, così preparati, hanno potuto ‘ricevere’ ottimamente l’impianto protesico su misura: già a fine intervento, in sala operatoria, è stato possibile valutare il perfetto posizionamento e l’ottimo recupero dell’arco di movimento dell’articolazione della caviglia. Anche il protocollo post operatorio è stato personalizzato: riportare in movimento continuo un’articolazione bloccata da anni è complesso e ha richiesto un’intensa collaborazione con l’Unità di Medicina fisica e riabilitativa del Rizzoli.
Il paziente adesso cammina regolarmente e sta bene. Un’altra ventina di persone e in attesa di un intervento analogo e si è già sottoposta agli esami preliminari per l’applicazione degli impianti stampati in 3D. Il prossimo intervento è previsto per la fine di gennaio. Leggi anche: La rinascita di Mila: un farmaco studiato su misura per lei di Marianna Chiuchiolo