Una delle maggiori preoccupazioni dei neogenitori riguarda il sonno dei figli appena nati e la classica domanda che spesso si pone è: “Ma è giusto dormire nella stanza camera e, soprattutto, nel lettone tutti insieme?”. Questa pratica ha un nome specifico, bed sharing, dall’inglese condivisione dello stesso letto.
Questa scelta viene, però, criticata anche da altri genitori ed è spesso al centro di critiche e dibattiti, dal momento che potrebbe presentare dei rischi. Tuttavia, arriva ora una risposta da un’indagine pubblicata su “Attachment & Human Development” condotta dall’Università dell’Essex, Associations between bed-sharing in infancy and childhood internalizing and externalizing symptoms. I neonati possono dormire nello stesso letto dei genitori e tale pratica non ha effetti negativi sulla loro salute e sviluppo.
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Che cos’è il bed sharing e perché molti genitori la praticano?
Il bed sharing, come già accennato, è una pratica che consiste nella condivisione dello stesso letto per figli e genitori. Sebbene questi ultimi abbiano alcune idee contrapposte, ― alcuni la respingono, altri la accolgono a gran voce ― molti optano per questo approccio, soprattutto per i primi mesi di vita dei neonati, per diversi motivi, tra cui:
- facilita l’allattamento durante la notte, data la vicinanza tra le mamme e i bambini
- i genitori si assicurano che i più piccoli dormano in totale tranquillità, evitando che si sveglino spesso nelle ore notturne
- il contatto fisico favorisce una maggiore connessione emotiva con i figli
Bed sharing, cosa afferma il nuovo studio?
L’indagine condotta dall’Università dell’Essex e coordinata dalla docente di Psicologia, Ayten Bilgin, rivela che il bed sharing non comporta effetti nefasti sullo sviluppo dei bambini.
In tale studio sono stati esaminati quasi 17.000 bambini, monitorati per ben 11 anni, utilizzando i dati del Millennium Cohort Study del Regno Unito. I genitori dei piccoli, che hanno fatto parte dello studio, hanno fornito precise informazioni in merito alla condivisione del letto, quando i loro figli avevano 9 mesi. Inoltre, sono stati riportati anche dati in merito al comportamento emotivo dei bambini, intorno ai 3, 5, 7 e 11 anni di età.
Il team di ricerca ha analizzato la correlazione tra la pratica della condivisione dello stesso letto tra genitori e figli e possibili rischi come soffocamento e intrappolamento. Il risultato, però, è stato positivo: non vi è nessun legame tra il bed sharing e problemi comportamentali nello sviluppo dell’infanzia come ad esempio aggressività e iperattività.
A cosa devono prestare attenzione i genitori che praticano il bed sharing?
Lo studio dell’Università dell’Essex ha scongiurato, inoltre, il rischio della SIDS la sindrome della morte in culla, che avviene proprio durante il sonno. Ecco cosa ha affermato a tal proposito Ayten Bilgin a proposito dell’indagine Associations between bed-sharing in infancy and childhood internalizing and externalizing symptoms:
I genitori possono stare certi che, finché viene praticata in modo sicuro, è improbabile che la condivisione del letto abbia un impatto negativo sullo sviluppo emotivo e comportamentale dei bambini.
C’è molto senso di colpa e vergogna riguardo alla condivisione del letto, ma questa è una scelta dei genitori.
E quali sono gli accorgimenti per praticare il bed sharing in sicurezza? Eccone alcuni:
- far dormire i propri figli sulla schiena, quindi, in posizione supina
- non utilizzare cuscini soffici
- coprire i piccoli con coperte che rimangano rimboccate e non si spostino durante la notte
Il bed sharing, quindi, non è una pratica che influisce negativamente sullo sviluppo dei bambini. Ma, nel caso si decida di optare per questa scelta, è bene mettere in atto tutte le giuste accortezze.
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