Non finisco i guai finanziari legati a Silvio Berlusconi, leader della “nuova” Forza Italia, precedentemente Popolo delle Libertà. Dopo pochi giorni dalla notizia dei conti in rosso di Forza Italia, evidenziati dal tesoriere del partito il senatore Alfredo Messina, una nuova relazione apre un’ulteriore finestra sul partito del Cavaliere chiuso 7 anni fa. Nonostante la chiusura, infatti, il Pdl è un’entità ancora in vita per quanto riguarda l’aspetto giuridico. Dal bilancio 2019 si evince avere anch’essa i conti in rosso, coperti quasi interamente dal fondatore Silvio Berlusconi con un contributo di 3 milioni di euro.
La Storia e i Debiti
Il Popolo delle Libertà nasce dalla fusione della “vecchia” Forza Italia e Alleanza Nazionale, il partito di Gianfranco Fini e viene fondato nel 2009 dai rispettivi leader. A renderci edotti di queste problematiche economiche che ancora oggi interessano il Pdl è la relazione del tesoriere e senatore di Forza Italia Salvatore Sciascia (e l’unico ancora a percepire una contribuzione dal Pdl). Possiamo leggere come l’anno scorso il partito in questione abbia presentato un disavanzo dell’esercizio di 194 mila 440 euro e:
per effetto di tale risultato, il disavanzo complessivo è aumentato, passando da 8 milioni 380 mila 917 euro del 2018 agli attuali 8 milioni 575 mila 357 euro.
Quindi un debito di circa 8 milioni e mezzo (nulla in confronto alla posta ‘debiti’ che ammonta globalmente ad 102 milioni 836 mila 428 di Forza Italia oggi). Un debito così consistente che porta all’automatico pignoramento da parte dei vari creditori dei residui per contributi elettorali. A gravare in maniera determinante sulla situazione economica e finanziaria del “defunto” Pdl sono in particolare due procedimenti legali ancora in essere. Controversie che portano delle restrizioni e vincoli che non fanno che acuire la situazione in cui versano i conti del Pdl.
Le controversie principali
La controversia di “gran lunga più rilevante” continua ad essere il giudizio che vede il Pdl contrapposta alla società ‘Roboris Re Srl’. Un contenzioso nato dal ritardo del pagamento di una seconda ed ultima rata di una transazione sottoscritta con Roboris Re nell’anno 2015. Nel 2016 il Pdl si era visto arrivare un’ingiunzione di pagamento provvisoriamente esecutiva, unitamente al precetto dell’importo complessivo di 3.638.698 euro. Ad oggi questo contenzioso non si è ancora sbloccato e si attenderà:
il 9 giugno 2021 l’udienza presso la Corte di Appello per la discussione del ricorso proposto dalla nostra Associazione avverso la sentenza di primo grado a noi non favorevole.
La seconda grande controversia riguarda l’ex-partito di Gianfranco Fini. Nello specifico gli addebiti di spesa effettuati per il triennio 2009-2011. Di conseguenza: “è ancora efficace un atto di pignoramento presso terzi, a valere sui crediti per contributi elettorali, di ammontare pari ad 759 mila 239 euro”.
Cav come primo creditore
Non sono solo questi gli “stalli” legali di un partito “fantasma” che ancora oggi comporta non poche grane per il Cavaliere, il quale risulta essere il primo “creditore” per una somma di circa 3 milioni di euro versata qualche anno fa. I motivi quindi per cui questo partito “vive” sono diversi, e tutti legati ai debiti e alla:
prosecuzione delle operazioni relative all’estinzione progressiva delle spese di funzionamento, alla parziale dismissione delle immobilizzazioni ancora presenti tra le attività, alla riduzione ove possibile del numero di rapporti con istituti bancari e alla liquidazione di alcune minori passività pregresse.