La fame è in grado di influenzare le nostre più semplici decisioni. A dirlo è uno studio condotto dai ricercatori dell’University College London e pubblicato sulla rivista “Neuron”. Gli autori della ricerca hanno notato che un ormone della fame, la grelina, all’interno del nostro intestino, può avere un enorme influsso nell’area del cervello adibita al controllo delle scelte. Cosa afferma più nel dettaglio lo studio?
Che cos’è la grelina, l’ormone della fame?
Le grelina è nota per l’essere l’ormone della fame, ovvero, ha il compito di regolare il nostro appetito, ma non ha solo questa funzione: influenza anche altre funzioni del nostro corpo come il ciclo sonno e veglia. Viene prodotta principalmente nello stomaco, ma anche nel pancreas e nell’intestino tenue e agisce sull’ippocampo.
Quando la grelina è in grado di attivare i suoi recettori, in breve, ci spinge a mangiare di più. E per chi segue o sta per iniziare a seguire una dieta, ha dei livelli di questo ormone molto alti rispetto al normale. E cosa comporta questo? La grelina regola il concetto di ricompensa e di sazietà, stimolando nel corpo un ulteriore voglia e bisogno di cibo.
Fame e cervello, qual è il legame tra i due?
Andrew MacAskill, uno degli scienziati coinvolti nello studio, afferma:
Possiamo affermare che tutte le nostre decisioni, da quelle più banali a quelle più complesse, sono influenzate profondamente dalla fame.
Pensate solo a quanto potreste comprare facendo la spesa a stomaco vuoto.
Quel che può sembrare un concetto semplice è, invece, molto complicato e richiede la capacità di utilizzare un processo noto come apprendimento contestuale.
Abbiamo scoperto che una parte del cervello, fondamentale per il processo decisionale, è molto, anzi estremamente sensibile, ai livelli di ormoni della fame, prodotti nel nostro intestino.Riteniamo che ciò aiuti il nostro cervello a contestualizzare le nostre scelte alimentari.
Il cibo assume un significato diverso a seconda del fatto che siamo affamati oppure sazi.
Cosa ha scoperto questa ricerca condotta dall’UCL di Londra?
Lo studio ha dimostrato che l’ippocampo possiede dei recettori per l’ormone della fame, ma, fino a poco tempo fa non era chiaro come agissero. Questa ricerca, invece, è stata in grado di spiegare come funzionano.
La grelina, attraverso i recettori, può oltrepassare la barriera ematoencefalica, quella che impedisce a molte sostanze nel sangue di raggiungere il cervello. A questo punto, ha un impatto proprio su quest’ultimo, in qualche modo, inducendoci a togliere l’inibizione verso il cibo, anche se abbiamo già mangiato.
Infatti, l’ippocampo, l’area deputata al controllo delle decisioni, mette in atto un freno per evitare di assumere del cibo in più. Ma se una persona è davvero affamata, la grelina annulla quel freno precedentemente imposto e continuerà a farla mangiare.
Gli scienziati: “Ci auguriamo che questa scoperta ci aiuti ad agire contro i disturbi alimentari”
Dopo questa scoperta, i ricercatori dell’University College London non si fermano qui: stanno già effettuando nuovi studi per verificare se l’impatto della fame possa incidere anche sulle strategie di apprendimento e sulla memoria più in generale.
Inoltre, un altro degli autori della ricerca, Ryan Wee, conferma che “compiere una scelta in base al nostro livello di fame, o sazietà, è fondamentale. E questo ci condiziona talmente tanto che, in casi più estremi, ci potrebbe portare a gravi problemi di salute”.
Infatti, oltre allo studio di una possibile correlazione tra cibo e memoria, il dottor Ryan Wee aggiunge: “Ci auguriamo che, scavando ancora più a fondo sul funzionamento nel cervello, in base al livello di fame, potremmo essere in grado di aiutare nella prevenzione e nel trattamento dei disturbi alimentari”.
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