Oggi, 11 novembre, continuiamo a leggere e piangere al solo sentire il nome di Giulia Cecchettin. E, anche non conoscendola, è diventata una nostra amica, una sorella, per alcuni coetanea e per altri una confidente a cui raccontare la propria storia e l’azione salvifica che la 22enne ha compiuto.
Dopo un anno il papà di Giulia Cecchettin, Gino, ha deciso di divulgare le tremila lettere che in tantissimi hanno scritto, indirizzandole proprio a sua figlia. Cecchettin ha ricevuto da venti a trenta missive al giorno e con alcuni volontari le ha riordinate.
Per la prima volta questa parole sono state pubblicate dal “Corriere dalla Sera” e i pensieri comunicano speranza, rabbia, lacrime. Non sono solo ragazze vittime di abusi a scrivere, ma anche ragazzi e genitori che sentono, ancor di più, il peso sulle spalle di un’educazione dei propri figli in cui non vi sia spazio per far crescere le radici della violenza.
Giulia Cecchettin ha salvato la vita a molte donne vittime di violenza
A scrivere a Giulia Cecchettin sono Michelle: “Ho rivisto me stessa in quegli orsacchiotti appesi allo zaino, in quanto purtroppo ho avuto una situazione simile quando avevo appena compiuto 20 anni“, ma anche Carolina: “Vorrei che vedessi — e so che lo vedi — la rivoluzione che hai scatenato. Ti stai accingendo a cambiare davvero le cose, lo sai? Hai una marea di sorelle acquisite che non molleranno la presa, che ricorderanno chi sei e lo urleranno per le strade”.
Chiara ha raccontato un episodio accaduto in estate: “Una sera sono stata importunata da un uomo di 50 anni davanti alla stanza dell’hotel, non ho dormito tutta la notte, mi sono sentita indifesa, sola e amareggiata. L’ansia mi ha assalito, perché conosco la violenza“.
Elisa, invece, ha così dichiarato: “Ciao Giulia, non ci siamo mai viste né sentite. Abbiamo una cosa in comune però. Siamo vittime di violenza da parte di un mostro. Quel mostro di cui noi ci siamo fidate e abbiamo voluto bene. Ora tu sei un Angelo e io una sopravvissuta“.
E poi c’è un’omonima che ha ringraziato Giulia Cecchettin per un motivo ben preciso: “Ti ringrazio perché mi hai salvato la vita. Grazie a te ho trovato la forza di allontanarmi dalla mia storia pericolosa. Anche lui si chiama Filippo. La tua storia è la mia e quella di mille altre donne“.
La lettera di A.P e di Matteo, seminarista al quarto anno di Teologia
In una lettera firmata A.P, l’uomo non ha raccontato la sua storia, ma ha scritto a Giulia Cecchettin che ha posato dei fiori sulla sua tomba: “Mi chiamo A.P., nato e cresciuto a Civitavecchia. Giulia mi ha toccato il cuore, mi ha sconvolto. Non so dire il perché. Sono insegnante di scuola guida, faccio 50 anni. Non sono sposato, né fidanzato e non ho figli. Mi sono ripromesso fin dall’inizio della vicenda che sarei arrivato fino a Vigonovo per portare fiori al cimitero. E così ho fatto, in macchina. Mi sono preso ferie, ho dormito in un B&B lì a Vigonovo”.
Matteo, seminarista al quarto anno di Teologia, ha descritto nei dettagli il rapporto con la sua famiglia:
Ho desiderato tanto scrivervi.
La vicenda mi ha molto scosso e interrogato.
È per ciò che ho vissuto per molti anni nella mia famiglia, il rapporto impossibile con mio padre, un uomo che molto spesso minacciava mia madre e noi figli, in preda all’alcolismo.
La nostra denuncia lo allontanò da noi per sempre, si è spento in solitudine ai domiciliari qualche anno fa.
Fino alla sua morte ho sempre vissuto nel terrore che potesse compiere quell’atto che aveva spesso minacciato di fare.
Matteo ha poi rivolto un pensiero, indirizzato, questa volta, al papà di Giulia, Gino Cecchettin: “Come vorrei chiederti, personalmente, dove trovi la capacità di sperare. Perché a volte fatico ad essere un uomo di speranza, nonostante mi professi cristiano e per di più ben incamminato verso il sacerdozio? La vostra testimonianza è stata e sarà un caro aiuto che mi accompagnerà in questo cammino non sempre facile”.
Anche molti genitori e nonni hanno scritto a Giulia
A Giulia Cecchettin hanno scritto davvero tutti, tra cui anche Piero e Pina, di 85 e 81 anni, che hanno perso la loro figlia Maria nel 2015, vittima di femminicidio: “Nelle due ore del funerale di Giulia abbiamo rivissuto tutto, in quella bara vedevamo nostra figlia. […] Pensiamo che lei sia in giro per il mondo come tanti figli e un giorno la rivedremo. Per il momento ci consola sognarla. E questo ci rasserena non poco nell’affrontare la tragica realtà della vita contro l’impotenza“.
Secondo Gabriele e Zuleika, genitori di Noemi, “ognuno di noi ha avuto Giulia nella propria casa”:
Noemi, nostra figlia, che compirà 19 anni, non ha smesso di chiedere di Giulia, di informarsi.
Frequenta l’ultimo anno di liceo, è semplice, umile, buona e altruista.
Queste sono anime belle e pure che spesso il brutto che c’è in questo mondo vuole portare via, perché proprio la loro unicità le rende rare e preziose.
I mostri invidiosi, non risolti e mai stati educati ai no purtroppo esistono e spesso si nascondo sotto le mentite spoglie.
E ancora, hanno scritto a Giulia Cecchettin anche i genitori di Elias di 5 anni: “Ci sentiamo responsabili di educarlo al rispetto per sé e per gli altri e a riconoscere le proprie emozioni, in modo che non gli tornino indietro come un boomerang impazzito”.
Tra le lettere c’è anche quella di nonna Maria Letizia: “Anche io ho il mio angelo in paradiso, i nipoti sono figli due volte. Avrei dato la mia vita al posto suo“.
Dopo un anno, cos’altro possiamo dire a Giulia Cecchettin se non grazie? Grazie per averci insegnato a lottare, a combattere, a dire di no, a non aver paura a chiedere aiuto e a difenderci, essendo da esempio per mamme, papà, bambini, giovani, adulti e nonni.
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