Anita ed Emanuel, l’amore oltre la disabilità: “La nostra relazione è normale”

Nel giorno di San Valentino celebriamo l'amore di Emanuel e Anita una coppia interabled che sfida ogni giorno gli stereotipi più comuni: "Rispondiamo alle domande più assurde con ironia. Affrontiamo momenti belli e brutti, come ogni coppia".

Ilaria De Santis
Ilaria De Santis
Classe 1998. Esperta in Editoria e scrittura, è molto attenta ai dettagli, scrive poesie e canzoni ed è appassionata di musica, serie TV e sceneggiatura. “In tristitia hilaris, in hilaritate tristis”.
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All you need is love, cantavano i Beatles. Quando si parla di amore e disabilità, però, si pensa spesso che questo binomio non esista. Emergono stereotipi e pregiudizi che mettono in discussione la possibilità di vivere relazioni normali, vere e persino appaganti.

Per molti la disabilità è un limite, non si può essere amati e soprattutto ricambiati. Ma la ‘ricetta’ del vero amore è universale, fatta di rispetto e complicità.

Nel giorno di San Valentino celebriamo la storia d’amore della coppia interabled ― ossia una una relazione un partner ha una disabilità ― che unisce Emanuel Cosmin Stoica, praticante avvocato e disability manager affetto da SMA2 che promuove l’inclusività sui social e Anita Maiorana, scrittrice emergente con la passione per la psicologia.

Meglio conosciuti online come la coppia della 104, da ottobre 2024 Emanuel e Anita convivono a Torino e amano condividere la loro quotidianità attraverso video e vlog, sfidando i limiti imposti dalla società.

L’intervista a Emanuel Cosmin Stoica e Anita Maiorana

In occasione della giornata più romantica dell’anno, la redazione de ildigitale.it ha dialogato a lungo sia con Emanuel Cosmin Stoica sia con Anita Maiorana. La coppia ci svela quali sono i pregiudizi da sradicare, le critiche e le frasi più strane rivolte, e come raccontano con semplicità la loro vita sentimentale e intima.

Sfatiamo subito il mito. Perché molti pensano che una persona con disabilità non possa amare e avere una relazione come tutti?

Emanuel: Credo che tutto nasca da una concezione culturale molto radicata, secondo cui una persona con disabilità viene vista prima di tutto come “bisognosa di assistenza” e non come un individuo con desideri, emozioni e capacità di amare. Questo porta a pensare che chi sta con una persona disabile lo faccia per pietà, per senso del dovere o, peggio, per secondi fini.

Anita: Se vogliamo dirla tutta, è vero che una relazione interabled implica anche una componente di assistenza pratica, ma questo vale in ogni coppia! Se uno dei due sta male, l’altro lo aiuta. La differenza è che nel nostro caso questo aspetto è più visibile, ma ciò non significa che io sia la ‘badante’ di Emanuel o che la nostra relazione sia basata sulla cura. Il punto è proprio questo, sono davvero innamorata di lui e lo faccio per amore, non per dovere.

Siete fidanzati da febbraio 2024. Anita, cosa hai pensato di Emanuel la prima volta che vi siete incontrati? E i tuoi amici?

Anita: La verità è che sono stata io a cercarlo per prima. Ero una sua fan, lo seguivo sui social e mi ha sempre colpita il suo modo di comunicare. Quando abbiamo iniziato a scriverci, ho scoperto una persona fantastica, oltre l’ironia e il sarcasmo dei suoi video. La prima volta che ci siamo incontrati a Torino è stato come se ci conoscessimo da sempre, abbiamo passato un’intera giornata insieme ed è stato tutto molto naturale.

Emanuel: Gli amici di Anita erano entusiasti ancora prima di conoscermi! Erano curiosi di sapere com’ero dal vivo, mi facevano domande e, quando ci siamo visti, mi hanno accolto con grande affetto. Insomma, zero diffidenza, solo entusiasmo e supporto.

Come coppia interabled, quali sono i maggiori pregiudizi da scardinare?

Emanuel: Ci sono tantissimi pregiudizi, ma alcuni si ripetono sempre. Il primo: “Sta con lui per i soldi!”. Peccato che non sia ricco, altrimenti almeno questo pregiudizio avrebbe un fondo di verità! Il secondo: “Sta con lui per la fama”. Se così fosse, sarebbe una pessima strategia, visto che ci sono influencers molto più famosi di me.

Il terzo, il più comune e il più fastidioso: “Non possono mettere su famiglia”. Ecco, questo è un pregiudizio che dobbiamo proprio demolire. Essere disabili non significa non poter avere figli o costruire una famiglia. Esistono persone disabili che sono genitori meravigliosi e non c’è nessuna regola che vieta a una coppia interabled di realizzare questo sogno.

E qual è il pregiudizio più assurdo?

Anita: Molte persone con disabilità siano prive di una vita intima. La società ha questa visione distorta secondo cui i disabili sarebbero esseri “puri”, privi di desiderio, o al contrario “corpi da assistere” senza possibilità di una relazione fisica.

Emanuel: Una delle domande più strane che ci sentiamo fare è: “Ma come fate?”. La risposta è semplice, facciamo come tutte le coppie. Il sesso non è solo un atto fisico, è complicità, connessione e conoscenza del corpo dell’altro.

Quali sono le frasi e critiche che vi vengono rivolte più spesso e come rispondete?

Emanuel: Ce ne arrivano di tutti i colori! Dalla classica “Ma come fate?”, come se l’intimità fosse impossibile, fino a “Lei lo fa solo per apparire”. Noi rispondiamo con ironia. Per questo ho creato il format del King della 104, per far vedere che la disabilità non è un argomento tabù e che i pregiudizi si possono abbattere con il sorriso.

Anita: La gente non si rende conto che la nostra relazione è normale, con momenti belli e difficoltà come tutte le coppie.

Raccontate il vostro amore sui social con spontaneità, ma venite visti spesso come “eroi”, “angeli” o “poverini”. Qual è la chiave per smontare i cliché e gli stereotipi più comuni, oltre all’ironia?

Anita: La chiave è essere semplicemente noi stessi. Mostriamo la nostra quotidianità così com’è, senza filtri o costruzioni forzate.

Emanuel: Esatto. Non pianifichiamo i nostri contenuti “a tavolino”, non ci inventiamo storie strappalacrime o momenti epici da film. Condividiamo la nostra vita di tutti i giorni, nel bene e nel male. È questo che alla fine fa la differenza, la naturalezza.

A Sanremo Cristicchi porta una canzone struggente sulla mamma malata di Alzheimer. Credi che Sanremo sia il palco più adatto per raccontare una storia personale come la sua? E il suo contributo ha creato il terreno fertile per una nuova narrazione della malattia?

Emanuel: Assolutamente sì. Sanremo è da sempre il palco delle grandi emozioni e delle storie profonde. Non c’è posto migliore per raccontare l’amore verso un proprio caro in un momento così difficile come quello dell’Alzheimer.

Anita: Sì, il Festival ha sempre avuto la capacità di portare temi sociali importanti. Certo, a volte si rischia di scivolare nella retorica o nel dibattito politico, ma questa è una di quelle occasioni in cui il messaggio arriva in modo puro e autentico.

Emanuel e Anita, grazie al loro esempio, dimostrano ogni giorno che ciò che conta davvero è l’amore, quello vero.

Leggi anche: Emanuel Cosmin Stoica: “La disabilità non è un limite, le barriere culturali sì”

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