Rodrigo Morganti è il primo clown dottore in Italia ed è il direttore della Fondazione Dottor Sorriso, in cui i “Nasi Rossi” cercano di rendere più spensierata la degenza dei piccoli pazienti che si trovano ad affrontare una malattia, in collaborazione con altri professionisti e medici. Ogni anno Dottor Sorriso supporta circa 36mila bambini e il suo scopo è quello di far esprimere ai bimbi le loro emozioni, come detto dalla stessa associazione, creando una “distrazione consapevole”:
Dal 1995 I Dottor Sorriso portano la Terapia del Sorriso in tutta Italia, con l’obiettivo di rasserenare la degenza dei bambini in ospedale e affiancare il loro processo di cure e guarigione, in collaborazione con i medici e i genitori dei piccoli pazienti.
In questi anni siamo cresciuti tanto, grazie ai nostri Dottori del Sorriso, ai volontari, ai donatori, alle aziende che ci sostengono, al personale ospedaliero. I nostri Dottori del Sorriso visitano i reparti pediatrici e insegnano ai bambini l’evasione dalla tristezza.
Rodrigo Morganti dal 1995 lavora negli ospedali e ha formato i colleghi che lo hanno seguito in questo progetto, e trasmette la sua passione alle associazioni di Clown Terapia nel mondo, come ad esempio in Spagna, in Libano, in Equador e in Svizzera, dove ha capito, per la prima volta, che la clownterapia sarebbe stata la sua missione.
Rodrigo Morganti: “A 21 anni avevo paura, ma poi, mi sembrava di stare in una bolla di sapone”
Rodrigo Morganti ha raccontato a “Sapereambiente” e “Repubblica” che la sua prima esperienza gli ha cambiato la vita e che è avvenuta quasi per caso:
Io, all’epoca, ero un artista di strada e facevo spettacoli a feste per bambini. In Italia non c’erano i clown, e il papà di un bambino che mi conosceva ha fatto il mio nome. Quando mi hanno chiamato, ho proposto di fare spettacoli per aiutarli in raccolte fondi.
La prima volta che mi sono trovato davanti alla stanza di un bambino terminale è stato in Svizzera: avevo 20 anni e una paura folle di aprire la porta.
Mi aspettavo lacrime, rabbia e disperazione, ma quando sono entrato ho trovato un clown dottore: i genitori sorridevano e si respirava così tanta leggerezza che sembrava di stare in una bolla di sapone.
I clown dottori hanno un nome d’arte e il suo è Strettoscopio, e, come nel circo, cercano di far divertire i bambini che si trovano in una situazione traumatica, cercando di far rilassare in qualche modo anche i loro genitori, come detto a “Interris”:
In ospedale si creano blocchi emotivi molto forti, i genitori sono preoccupati, ma non vogliono che il figlio se ne accorga mentre il bambino si rende conto dello sforzo che fanno loro di mostrarsi tranquilli.
A quel punto, come al circo il clown entra dopo i domatori e il salto del trapezista, cioè momenti di forte tensione e fa rilassare il pubblico, così noi facciamo giocare il piccolo paziente e permettiamo, a lui e ai genitori, di sbloccare le emozioni.
Rodrigo Morganti: “Il clown non deve solo far ridere”
Il direttore di Dottor Sorriso ha mostrato come si svolge una giornata lavorativa negli ospedali: con i suoi colleghi arrivano, si cambiano, si fanno spiegare dalle infermiere o dalla capo sala le patologie dei bambini con cui andranno a giocare per un motivo ben preciso, ovvero capire sia psicologicamente sia dal punto di vista igienico da chi devono iniziare. Questo passaggio non è casuale: cominciano con i bimbi che hanno le difese immunitarie basse per poi terminare con gli infettivi.
Ha spiegato a “Sapereambiente” poi che ha in mente sempre nuovi progetti con gli ospedali e che il confronto con i colleghi è fondamentale ― da poco hanno iniziato a lavorare nel day hospital dell’Istituto dei tumori, collaborando con il Niguarda di Milano e con il repato di Chirurgia al Bambin Gesù ― con l’obiettivo di fare sempre il meglio:
Lavorare con tutti i nostri dottori del sorriso per cercare di migliorare il nostro modo di intervenire. Vado a osservarli in ospedale, cercando di dare consigli e di capire come possiamo migliorarci, e lavoro alle formazioni. Ogni anno facciamo tre formazioni, con tutto il gruppo dei clown per cercare di capire quali sono i bisogni del gruppo e i temi su cui concentrarci. Significa anche capire quali nuovi progetti ci possiamo inventare.
Quando si lavora in ospedale non si fanno solo spettacoli, ma si lavora sulle emozioni: la clownterapia è una forma di aiuto che cerca di stimolare, in ogni modo e nei momenti bui, un sorriso.
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