A Napoli le donne migranti realizzano copricapi per le pazienti oncologiche

È stato presentato ieri, 11 dicembre, il laboratorio sartoriale realizzato dalla collaborazione tra il "Progetto Sveva" e la Cooperativa sociale "Il Sentiero". L'idea è quella di far realizzare alle donne migranti dei copricapi per le pazienti oncologiche di Napoli.

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Il Progetto Sveva ha dato vita all’iniziativa di un laboratorio sartoriale, promosso dalla Cooperativa regionale Il Sentiero, con l’intento di far realizzare alle donne migranti dei copricapi, da donare alle pazienti oncologiche dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II di Napoli.

L’iniziativa è stata presentata ieri, 11 dicembre, nell’Aula del Consiglio regionale della Campania, davanti agli studenti delle scuole napoletane e ai rappresentanti delle istituzioni. Alla fine dell’evento, le donne hanno dato vita a una sfilata per presentare i propri lavori.

Il laboratorio sartoriale

Il laboratorio di sartoria è stato inaugurato dal Progetto Sveva, nato in memoria di Sveva Ferrajoli, moglie del sindaco di Bellosguardo, Geppino Parente. Il progetto coinvolge le donne migranti ospitate nei centri di accoglienza di Atena Lucana, Sant’Arsenio, Sanza, Buonabitacolo e Montesano sulla Marcellana. Il loro lavoro nei laboratori di sartoria è simbolo di solidarietà e integrazione.

Con la collaborazione della Cooperativa Il Sentiero, le donne beneficiarie dei progetti Sai, cioè Sistema di Accoglienza e Integrazione, hanno realizzato trenta copricapi e turbanti, da consegnare alle pazienti del reparto di Oncologia dell’Ospedale Federico II di Napoli. Il presidente della Cooperativa Il Sentiero, Fiore Marotta, ha commentato così l’iniziativa:

Il Progetto Sveva nel nasce nel 2017 come sartoria sociale e poi si evolve.

È un progetto delle donne per le donne, richiedenti asilo che sono ospiti nei Comuni della provincia di Salerno e che si impegnano a fare copricapo per le donne che soffrono di patologie oncologiche.

Le donne che prendono parte al progetto sono in un percorso di accoglienza, lo fanno come corso di formazione certificato dalla Regione Campania e, una volta che si sono formate e hanno una certificazione, si inseriscono nel mondo del lavoro.

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I commenti delle Istituzioni

Alla presentazione del laboratorio di sartoria sono state presenti diversi rappresentanti delle Istituzioni, come il consigliere regionale e dirigente medico della Chirurgia generale ed Oncologica Breast Unit dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II di Napoli, Tommaso Pellegrino, che ha dichiarato:

Siamo orgogliosi di avere, da consiglieri regionali, una Consulta che oggi è presente nel tessuto sociale del nostro territorio ed è presente soprattutto nella tutela della donna che non può essere un qualcosa che viene sbandierato solo ed esclusivamente nei salotti televisivi, ma la si fa con azioni concrete.

E oggi c’è una azione concreta.

La vera grande forza di questo laboratorio è dato dalle donne migranti che realizzano copricapi per donne che fanno la chemioterapia, una grande sensibilità della cooperativa Il Sentiero che ringrazio per aver dato entusiasmo a tanti giovani e professionisti e a tante persone che hanno sensibilità.

Ilaria Perrelli, presidente della Consulta regionale della Donna, ha ringraziato Pellegrino e ha aggiunto:

Ringraziamo il consigliere regionale Tommaso Pellegrino che ci ha proposto di portare in Consiglio il progetto Sveva.

Abbiamo subito accolto, come Consulta, questa proposta perché il progetto Sveva è importante in periodo in cui vi è tanto odio e indifferenza proprio per far conoscere storie di donne migranti, vittime di sofferenza e di soprusi, che invece mettono in gioco se stesse per aiutare altre donne malate oncologiche.

Un progetto di solidarietà, di accoglienza e di integrazione: un esempio positivo da far conoscere.

La vice presidente del Consiglio Regionale della Campania, Loredana Raia, infine, ha sottolineato:

È un’importante iniziativa di solidarietà da parte di donne migranti per le donne colpite da patologie oncologiche, le quali, oltre a combattere la malattia, sono costrette a fare i conti con conseguenze anche estetiche, e questo atto di solidarietà, da donne che vivono la difficile condizione di migranti, assume anche il significato ed il valore della piena integrazione nel nostro tessuto sociale.

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