Berlinguer – La grande ambizione terzo al botteghino: “Non è un film ideologico”

Berlinguer- La grande ambizione è terzo al botteghino dopo Parthenope e Vanom: The Last Dance. Il film è un ritratto del leader comunista.

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Ha riscosso un grandissimo successo il film Berlinguer – La grande ambizione che racconta la vita del leader del Partito Comunista Enrico Berlinguer. Il film è stato presentato alla diciannovesima edizione della Festa del Cinema di Roma. La presentazione del film ha aperto l’evento.

Il film Berlinguer – La grande ambizione è un omaggio al leader politico che ha guidato il Partito Comunista tra gli anni ’70 e gli anni ’80. Il protagonista è interpretato da Elio Germano, che in occasione della Festa del Cinema di Roma si è dichiarato entusiasta di interpretare questo ruolo. Quello di Segre è un film storico, non solo politico, che rende giustizia ai fatti e alla memoria, senza riferimenti alla scena politica odierna.

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Berlinguer – La grande ambizione: un successo inaspettato

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Al “Corriere della Sera”, il regista Andrea Segre ha dichiarato che non si aspettava tutto questo grande successo. Secondo i suoi calcoli, infatti, le cifre degli spettatori e degli incassi sarebbero state la metà. Un successo straordinario quello di Berlinguer – La grande ambizione, accolto con entusiasmo da Elio Germano e dal regista.

A colpire Andrea Segre è soprattutto il fatto che il suo film è visto da generazioni diverse e diverse tra di loro. In sala, infatti, ci sono sia ragazzi che persone ansiane. Attualmente il film è terzo al botteghino, preceduto solamente da Venom: The Last Dance di Kelly Marcel e Parthenope di Paolo Sorrentino. Segre ritiene che, almeno in parte, il successo transgenerazionale del film sia legato ad un legame affettivo con la figura di Enrico Berlinguer e il simbolo che questo rappresenta ancora oggi nel panorama politico italiano.

Tuttavia, questo non basta a spiegare il successo che è dovuto piuttosto ad altro. Il regista dichiara:

L’interazione di queste diverse emozioni sta facendo esplodere un passaparola molto potente.

Tra nonni, nipoti, figli, genitori, compagni di università.

Secondo me sta funzionando il dialogo con l’oggi: le domande sono quelle che si fa il Paese.

Raccontare Enrico Berlinguer

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Un altro aspetto che secondo il regista è stato fondamentale per il successo del film, è il fatto che a raccontare il leader comunista, non siano state persone che hanno vissuto quel periodo, ma due persone di una generazione più giovane. In maniera provocatoria, Nanni Moretti ha dichiarato:

Secondo me se Andrea Segre e Elio Germano avessero avuto vent’anni nel 1973, avrebbero odiato il compromesso storico.

Un commento provocatorio, che è stato ben accolto sia dall’attore protagonista Elio Germano, che con questo film vogliono far interrogare i loro spettatori. A rendere interessante il film, sottolinea Segre, è proprio lo sguardo diverso, il cambio di prospettiva offerto da chi racconta Berlinguer senza averlo vissuto.

Un film non ideologico

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Secondo Segre, la dichiarazione di Nanni Moretti mette in luce un altro aspetto del film, cioè che non è un film ideologico. Il racconto di Berlinguer che è presentato da una generazione che non ha aderito al berlinguerismo e che riconosce a Berlinguer un valore più storico che politico. Il film mette in luce e racconta le disuguaglianze sociali in Italia ai tempi di Berlinguer. Le disuguaglianze sono le stesse di oggi, anzi nel presente risultano ancora più accentuate.

Il film di Segre dona emozioni, soprattutto nelle scene in cui vengono messe in atto le feste dell’Unità e dei comizi. Da sempre Segre è un regista di temi sociali, ma in questo film spinge lo spettatore a immergersi nella realtà anche a livello psicologico.

Il film offre una riflessione non solo sull’uomo politico e privato, ma anche sul modo di fare politica del Partito Comunista e della sua storia in Italia.

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