Paolo Gojo, è uno degli street artist più stimati del panorama nazionale. Romano, appassionato di mitologia, nasce writer e ora è dietro a moltissimi progetti di riqualificazione nella capitale e non solo. Ha raccontato in un’intervista, insieme alla sua collega Zara Kiafar, come funziona la riqualificazione romana e come si svolge il suo personalissimo processo creativo, ispirato sempre alla mitologia dei luoghi in cui dipinge.
Gojo e la street art a Roma
Paolo Colasanti, tag Gojo, classe 1984, dopo averne raccolto il testimone è uno dei custodi della memoria storica graffitara di Roma. Non solo, Gojo è un punto di riferimento nella realtà artistica della città ed è attivissimo non solo come pittore e street artist, ma anche come curatore di importanti progetti di riqualificazione nella capitale.
Di volta in volta Gojo si appoggia a diverse associazioni per organizzare e progettare i murales da realizzare a seconda delle situazioni, prestando moltissima attenzione ai diversi luoghi dove verranno realizzati e alla loro storia. Dominio Pubblico, Fluo Events, Retake Roma, Gruppo Danza Oggi, Collettivo La Talpa, Casa Clandestina, C’era una volta, queste solo alcune delle realtà con cui collabora. La cosa davvero interessante è che contemporaneamente Paolo collega artisti e organizzazioni creando una vera e propria comunità:
Writers, street artist e l’importanza dei muri legali
Anche se la cultura hip hop ha 50 anni, è ancora molto attuale e le città di tutto il mondo continuano a riempirsi di graffiti. Il problema più grosso dei writers però è la legalità. La loro filosofia è conquistarsi una parete su cui scrivere, una parete da “taggare” con la propria firma. Per questo vengono considerati banditi imbrattatori di muri e hanno problemi con la legge.
Altra cosa è la street art. Di base i writers sarebbero snob con gli street artist a cui invece viene proprio richiesto di dipingere le pareti. Molto più spesso però accade che un writer diventi street artist o sia tutte e due le cose contemporaneamente. Fatto sta che comunque resta il problema dei muri in cui non si può scrivere. Gojo è riuscito ad ottenere per tutti i writers romani dei muri legali, dei muri cioè concessi dal Comune in cui è permesso scrivere e disegnare:
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Dalla Siberia alla mostra a cielo aperto alla Montagnola
Gojo è attivissimo e richiestissimo e non solo a Roma. Spesso viaggia per realizzare murales in giro per l’Italia e nel mondo. Nel 2018 è stato chiamato a dipingere fino al confine tra Russia e Siberia, nella città di Noril’sk, dove ha disegnato il dio di tutte le cose viventi, adorato anticamente dai popoli samoiedi della zona. Recentemente ha dipinto un murale per la tappa del Giro d’Italia sulla Sila in Calabria. Oltre ad essere uno street artist, Paolo realizza copertine di dischi e prende parte a progetti sociali come quello che lo ha visto disegnare insieme ai ragazzi del Carcere minorile di Ariola. Ha raccontato così questa bella esperienza:
Il lavoro più recente Gojo lo ha svolto come curatore artistico con l’associazione Dominio Pubblico in partnership con Retake. Si tratta di Mart 2021, Millennials Art work. È stato realizzato un vero e proprio museo a cielo aperto nella Scuola Rossa del quartiere della Montagnola di Roma. Un gruppo di artisti hanno interpretato il tema della Memoria sulle facciate degli edifici messi a disposizione dall’VIII Municipio. La scuola si trova a pochi metri dalla piazza intitolata ai caduti partigiani della battaglia del 10 settembre 1943. Paolo racconta che il progetto era stato concepito diversamente, doveva essere realizzato in un altro posto e con altri colori ma che poi è riuscito ad adattarlo al luogo e a ciò che rappresenta:
Il processo creativo di Gojo
Paolo Gojo è appassionato di mitologia e disegna spesso figure mitologiche legate ai luoghi in cui dipinge, instaurando un rapporto stretto tra artista, arte, territorio e la sua storia. Ma come si sviluppa il suo processo creativo?
Gojo sta attento a ogni dettaglio perché disegno del mito rievocato e il luogo si fondano perfettamente:
Paolo Gojo e la mitologia
“Non sono colto, so solo delle cose”, risponde così Gojo quando lo si ammira per quante cose sa sui miti di tutto il mondo. Ma poi, quando racconta del lavoro che ha fatto nel 2019 alla foce dell’Almone, all’estremo lembo del lungotevere chiamato “Riva Ostiense”, mostra tutta la sua profonda conoscenza della storia, delle religioni e della mitologia:
Paolo racconta con mille particolari come si svolgevano i riti in quel luogo e dice che ha scelto di dipingere quella dea anche perché rappresenta una figura femminile forte, quasi rivoluzionaria:
Prossimi progetti con Zara Kiafar
Paolo Gojo lavora spesso con la giovanissima artista iraniana Zara Kiafar. Zara ha raccontato un po’ di sé: è in Italia da 3 anni e mezzo, mentre frequentava il liceo artistico a Teheran ha studiato in una scuola italiana che le ha dato la possibilità di proseguire i suoi studi in Italia all’Accademia delle Belle Arti a Roma. Dopo aver fatto delle mostre sia personali che collettive, da ottobre scorso fa parte della direzione artistica di Dominio Pubblico dove ha conosciuto Gojo. Zara e Gojo hanno collaborato alla Scuola Rossa della Montagnola e hanno diversi progetti insieme, Paolo ce li ha anticipati:
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